Un italiano vero

Siamo maestri della parola, dell’intortamento incipiente, dell’interdisciplinarità pindarica…siamo italiani!

Moda, Modella

Mi ha colpito molto il suicidio della modella Ruslana, 20 anni. Mi ha colpito molto, perchè una modella rappresenta l’estremizzazione dei nostri modelli di vista. Edonismo, immagine, egocentrismo, protagonismo sono il pane quotidiano per una professionista della passerella. Sin da piccolo – più o meno l’età delle seghe quando una ragazzina mi rifiutò perchè ero grasso – ho pensato che in fin dei conti siamo tutti dei modelli.

Da criticare, ammirare, ignorare, disprezzare, ma pur sempre modelli. E come potrebbe essere altrimenti? Viviamo affastellati in città megalopiche in cui a conoscersi tutti non basterebbe una vita e così l’immagine, la prima impressione è ciò che ci aiuta a discernere tra noi e loro, tra amici e nemici. L’immagine è la scelta sociale più economica rispetto all’entropia cosmopolita.

Per cui, fa impressione la morte di una modella, perchè nel suo essere c’identifichiamo un pò tutti. Se una come lei – bella, ricca, con una carriera davanti – desidera uccidersi, perchè non potrebbe capitare anche noi – versione + sudata, umidiccia e mortale di Ruslana?

Master-card

Ci sono donne che non hanno prezzo. Per tutte le altre, c’è Mastercard

Sputa il rospo

Scandalo nell’alto adige. Al museo d’arte moderna di trento esposta una rana crocefissa, con in mano boccale di birra. Simbolo-denuncia degli alto-atesini, pubblicamente bigotti e privatamente dediti alla bestemmia. Fa ancora più scandalo perchè è stata esposta alla vigilia della visita del papa. “non siamo a new york” – ha commentato l’assessore alla cultura. E certo…siamo nella terra dei mangia-patate e polenta, dei fucili-sempre-in-mano-per-difendersi-dai rom e di napoli-è-piena-di-munnezza-ma-intanto-gli-buttiamo-rifiuti-chimici-illegalmente. Potete giurarci che nn siete a new york. E’ che non siete proprio in questo pianeta. ma perchè non ve ne andate a colonizzare marte voi e la vostra padania? ah no, è troppo rosso…e voi non siete mica comunisti. coglioni.

Lavoro, guadagno, spendo, pretendo

Tempo fa ero in metro e ho riflettuto su quanti soldi portassi addosso. Letteralmente.

1. Sandali NIKE: 40euro
2. Jeans MELTIN POT: 110euro
3. Maglietta bianca (nessuna marca): 5euro
4. Catena metallica (nessuna marca): 4euro
5. Cuffie bluetooth BOSE: 130euro
6. Occhiali da sole NIKE: 100euro
7. Cellulare MOTOROLA: 200euro
8. Fotocamera PENTAX: 250euro
9. Marsupietto CASE LOGIC: 10euro
TOTALE: 849 euro
Quasi tutto comprato negli ultimi mesi.

Ed io dicevo che non badavo alle marche e al consumismo! Minchia, se continuo a non badarci così, fra 2 mesi mi trovo a prostituirmi sulla salaria per comprarmi l’iphone. Che tra l’altro non voglio: preferisco aspettare il nokia n96 8gb. Minchia, vedete? Continuo senza termine! Tra l’altro, se pure rimanessi a letto infermo, continuerei a fare acquisti on line. Perchè??? Perchè ho capito che si campa una volta sola e che è meglio spendersi tutto ma proprio tutto e che cazzo. Tante cose succedono nella mia vita in questo periodo e sinceramente la voglia di essere oculato mi somiglia sempre + ad essere inculato: DOLOROSO. Per cui, evito finchè posso di risparmiare, di essere parsimonioso. Cazzo..come dicono i nordici…lavoro, guadagno, spendo, pretendo!

E alla faccia della flessione strutturale dei consumi: io continuerò a SPENDERE fino a che non mi si sciolga la Carta di credito in mano. Tiè tiè tiè.

VS-Killing

Fa caldo, tu stai camminando con 45 borse, giacca e cravatta. Sudi come Paolo Bonolis a Ciao Darwin. Ti senti umido, bagnato – e non nel senso buono. L’unica cosa a cui pensi è D&G – Doccia e Gelato. Sei a pochi metri da casa, l’ambita meta, quando ecco che appare ESSA: la Vecchietta Spartitraffico (VS). Ecco un vademecum per riconoscerla (ed eventualmente ABBATTERLA).

1. E’ mingherlina, bassetta, capelli bianchi;
2. Indossa un maglioncino di lana (anche se fanno 45° all’ombra);
3. Porta 72 borse della spesa ed occupa TUTTO il marcia-piede;
4. Se cerchi di driblarla, lei percepisce il tuo movimento da dietro, si sposta e TI SI METTE DAVANTI;
5. Se la superi, invoca la madonna affinchè punisca il tuo grave affronto (grattati, perchè lei con la madonna ci parla ogni giorno, mentre te ascolti solo i suoi CD).

Esistono tre semplici modi per disfarti della VS:

A. Sgambetto: d’accordo, non sarà corretto, ma almeno non vede chi l’ha fatto e non può inviarti la sindacalista dei cieli contro;
B. Finzione: le dici di volerla aiutare, ma appena ti passa le buste, gliele sbatti per terra e scappi;
C. Televisione: urli improvvisamente “Cazzo, ma quella è Maria De Filippi!!!”, lei si gira e tu la superi con non-chalance.

Sta a voi decidere il vostro metodolo preferito, non ne esiste uno migliore od uno peggiore. Conosco persone che riescono ad infierire su una VS anche combinando le tre tecniche allo stesso tempo. Per fare questo, però, ci vuole tempo e pratica – ma dopo vari tentantivi anche voi potrete dirvi esperti di VS-KILLING. Potrete finalmente pavoneggiarvi con gli amici tra una gara di peti ed una di rutti!!!

Buon training.

Doveri

Ho vaghe reminiscenze di quando si andava in vacanza per 3 mesi. Ricordo chiaramente tutti i libri che le mie professoresse volevano che leggessi durante l’estate. Per me era un vero e proprio incubo, un’ingerenza della vita lavorativa (beh, si..per me era un lavoro!) su quella privata: una cosa che non ho mai sopportato. Esistono persone che vivono per il loro lavoro, persone che lavorano per vivere e persone che lavorano e vivono, senza alcun nesso “causale” tra le due azioni. Vivo E lavoro, non PER il lavoro. Molti miei colleghi (ed ex colleghi) potrebbero muovere diverse obiezioni al riguardo: che sono un carrierista, uno che vuole arrivare lontano, etc etc. Mi spiace dirlo, ma si lasciano ingannare dalla mia voglia di fare, di migliorare sempre i processi, di accellerare i passagi burocratici, di snellire le pachidermiche procedure che in azienda spesso si creano. E’ il perchè faccia questo ad essere la causa dell’abbaglio di chi lavora con me. Pensano che io voglia migliorare per mettermi in mostra e per far andare meglio l’azienda, ma il vero motivo è che in questa maniera, riesco a finire prima il mio lavoro per tornare a casa ed iniziare a vivere DAVVERO. Purtroppo, non mi aspetto che chi lavori con me riesca a capirmi a fondo, nè tantomeno spreco tante parole nel farlo; però a volte rode il culo in maniera atavica quando ti si dicono cose non vere. Un serafico starebbe zitto, un cazzuto risponderebbe a tono, uno come me tace (le discussioni levano energia ed io non voglio sprecarne per certe beghe squallide, considerando che ho ben altro a cui pensare ultimamente) ma non dimentica di certo. Da quì, questo post. A buon intenditor, poche parole.

Conviventi o divergenti?

Ci sono coppie fatte per amarsi e vivere insieme. Ci sono altre coppie fatte per amarsi senza MAI vivere insieme. Il fatto che non si riesca a vivere insieme dovrebbe far sorgere dei dubbi sull’amore? Sono fermamente convinto di no. E lo dico ad una coppia di amici che sta affrontando questo dilemma proprio in questo ultimo periodo. Si amano alla follia, vivono insieme da circa 1 anno ma hanno capito che non gli è possibile convivere. Che fare? Prendere due case separate sembra uno sperpero di denaro, però è obiettivamente l’unica soluzione.

Provate a mettere nella tequila brown del sale e del limone: uno schifo immenso. Provate, invece, a prenderli separatamente (prima il sale, poi il limone e poi la tequila) e la storia è tutt’altra. Se ci fossimo fermati alla prima fase, non avremmo mai più accostato questi tre sapori, dicendo che sono incompatibili; e ci saremmo persi uno dei cocktail più gustosi. La domanda che mi fa la mia amica: se non viviamo insieme, che facciamo..i fidanzatini a vita? A parte che non ci vedo nulla di male nell’essere fidanzatini a vita, parallelamente a restare bambini per sempre. Ma se proprio ci fanno schifo i fidanzatini, chiediamoci del perchè si vuole necessariamente far sboccare la storia nella convivenza.

Lo si vede come un traguardo? Come il coronamento di un sogno? Se è così, iniziamo male – vuol dire che l’amore in sè non basta, esso infatti si trasforma nel fine per raggiungere qualcosa di diverso. L’amore è la destinazione, non il mezzo con il quale ci si muove per più ameni pascoli. Se abbiamo bisogno di aggiungere sempre di più all’amore, si rischia di vivere in un patchwork di emozioni, che con l’amore ha poco a che vedere.

Concludendo,
non esiste la regola amore=convivenza; semmai esiste l’equazione amore=libertà – se quest’ultima significa vivere insieme, che ben venga; ma se significa non farlo, che ben venga lo stesso. Non lasciamoci imbrigliare in cazzatine democristiane. La vita è troppo breve per vivere secondo i breviari del sacro romano buon senso.

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