Rassegna(ta) stampa – 29 nov 09

Tutti i cronisti sopresi per la prima vittoria italiana ai mondiali di Golf.

Da anni ci riempioni di palle: strano non l’avessimo già vinti da tempo.

Scoperti gli SMS della trans Brenda: aveva paura.

Ormai siamo il paese delle Trans e delle Escort. Quasi mi fanno tenerezza le Veline.

Berlusconi vorrebbe “strozzare” chi ha scritto La Piovra, lo sceneggiato TV sulla mafia.

Finalmente dichiara apertamente il suo modello di democrazia: la sua assenza.

La dura verità – la recensione del film

La dura verità è che in Italia non abbiamo le palle per fare una commedia così politically scorrect, e così romantica allo stesso tempo come “La dura verità“. Siamo morti artisticamente, la commedia è considerata un genere minore: noi siamo il fottuto paese della prosopopea, della Scala, dei drammi interiori e delle cazzate introspettive.

La dura verità è che le uniche commedie le lasciamo fare alla nostra politica, e questo ha un rischio: noi diventiamo le comparse di un film trash, e non i suoi spettatori, subiamo il copione e non abbiamo voce in capitolo con gli sceneggiatori. Semplici comparse.

La dura verità è che l’Italia non ha la forza di creare prodotti (si, miei cari radical-chic, di PRO-DO-TTO trattasi) cinematografici degni di qualche nota. Regnano la totale sciattezza di sagacia e la mancanza di mordacia condita con una membrana grigiastra topo. Così descriverei la cinematografia italiana.

Andate a vedere LA DURA VERITA’, una commedia per comuni mortali, per gente che vuole ridere, con malizia e anche con tenerezza. Ideale se volete dimenticarvi per 90 minuti di vivere in un paese totalmente TRISTE.

La vera forma della Riforma

Lodo Alfano? Processo breve? Legittimo impedimento?

“L’utente da lei RICERCATO al momento è al Governo, la preghiamo di CONDANNARLO più tardi,

grazie”.

No Privacy

La privacy e’ il più grande danno alla democrazia, rende le persone deboli perche’ protette dalla cortina di silenzio sulle proprie vite. La democrazia non ha bisogno di persone che hanno paura del giudizio altrui, ma di personalita’ forti in grado di tener testa a chiunque in merito ai propri vizi e virtu’.

I cinesi vietano le porte, perche’ denotano qualcosa da nascondere: per me denotano fragilita’ psichica e poco amore per se stessi. Che e’ molto molto peggio. Per questo motivo, elogio strumenti come Facebook dove si può controllare tutto cio’ che una persona abbia pubblicato di se’.

Tutto questo deve valere per tutti i cittadini, tranne per il Presidente del consiglio. Che invece ha il solo dovere di governare senza nessun tipo d’impedimento. Questo è chiaro.

Ora, miei cari sudditi, andate e legiferate tutti.

Grazie, il vostro Silvio

Rotondi si è messo a dieta

Ha fatto discutere una recente intervista al ministro per l’attuazione del Programma, Rotondi, in merito alla pausa pranzo: sarebbe dannosa e anti produttiva. E non importa se già un italiano su cinque la salta: per l’indispensabile ministro non basta. “Sono vent’anni che non faccio pausa pranzo” – eppure, non si direbbe; e poi continua: “Le mamme potrebbero saltarla, uscendo prima da lavoro per andare dai propri figli” – per poi stramazzare al suolo con un attacco ipoglicemico.

Mi rivolgo al ministro: 

– In quale sezione del programma del PDL si parla di questo provvedimento? Nel paragrafo “Pratiche masochistico-enterinali per uscire dalla crisi”? 

– Oppure, sarà che l’unico Programma a cui fa riferimento il suo dicastero è un programma dietetico? Il SUO programma dietetico?

Ora capisco, è sicuramente la seconda! Lei vuole dimagrire a tutti i costi, ma non ci riesce con tutti questi fannulloni dei dipendenti pubblici a ronzarle attorno, mangiando come scrofe. Così, prendendo esempio dal suo BOSS, vuole una legge AD PERSONAM che ponga fine a questo strazio.

Non possiamo che essere con lei, Rotondi. La sua lotta è la lotta di tutti noi.

Grazie di cuore.

L’anima porcella

Tutti nel mondo sembrano cercare l’anima gemella. Io invece cerco quella porcella.

Mi spiego.

Facendo un rapida disamina del mio passato sentimentale, posso affermare con certezza che è grazie alla ricerca di scopate rapide ed indolori che ho poi trovato gli amori della mia vita. Persone con le quali ci si vede per le classiche sveltine, si trasformano in storie d’amore lunghe anni. E tutto nasce dal primo bacio.

Il bacio è il big bang dell’amore – è l’inizio ed è pure la sua fine. Da lì tutto nasce, e a lì tutto torna. Ma anche il pompino e la penetrazione non scherzano mica!

E’ una questione di vie intermedie.

Perchè cercare l’amore è da stupidi, trovarlo è da saggi. Ed allora tanto vale cercare del sano sesso, amare ogni momento che le persone possono offrirti, senza mai perdere la propria dignità. Senza mai rinunciare ad avere gli occhi aperti perchè l’amore è in agguato.

Personalmente, non ho mai smesso di crederci. Se esisto io, ci devono essere altri come me.

Un pò come gli alieni: da soli, l’universo sarebbe un tale spreco di spazio.

Julie&Julia – la recensione

La domenica passata rinunciai a vedere un film, solo perchè dovevo fare un’uscita galante.

MAI PIU’ RINUNCERO’ ALLA MIA PASSIONE PER UN PEZZO DI CARNE.

Spinto da questa grande illuminazione, sono andato a vedere un film che di carne parlava davvero. L’ultima commedia di Nora Ephron tratta interamente della cuoca americana Julia Child e di Julie, una sua fan che ha avuto successo dedicandole un blog.

Bisogna dirlo: la pellicola è soprattuto dedicata alla passione smisurata per la vita e la cucina.

Due aspetti che s’intrecciano, esattamente come le storie delle due protagoniste. Che vivono vite parallele in tempi diversi (Julia negli anni 60, Julie nel 2002), ma con un’intensità ed una tensione identica. E’ Julia ad essere tremendamente moderna o è Julie a vivere una fiaba vintage? La verità non c’interessa, perchè gl’ingredienti per il successo di questo film ci sono tutti: un montaggio delicato come una creme brulèe, una Meryl Streep spumeggiante come la panna montata e una Amy Adams dolcemente pazza come la mayonese.

Sono 90 minuti durante i quali vi s’ingrasserà il cuore dalle risate e dalla tenerezza. E per una volta, alla merda il colesterolo.

Beyoncè or Lady Gaga: who is your role model?

Spinto dall’ultimo video ad un confronto, sento di affrontare un argomento molto importante, per non dire cruciale, nella vita di ogni essere umano:

TU SEI PIU’ PER LADY GAGA o BEYONCE’?

Lei due dive sono totalmente differenti e portatrici di valori totalmente opposti. Per cui, schierarsi in campo con l’una o con l’altra è di vitale importanza per delinare il profilo di una persona. Dimmi di quale diva puttan-trash sei, e ti dirò chi sei. Vediamo le caratteristiche intrinseche delle divine, e quindi, dei loro fan.

1. Beyoncè: è bella, ha una voce pazzesca, le piace il cazzo nero di Jay-z, si veste da bagascia.

2. Lady Gaga: è cessa, si sente una strafiga, ha una voce di merda, si trucca come Brenda la trans.

Personalmente, sono più affine a Lady Gaga: mi sento uno strafigo, e NON HO NESSUNO MOTIVO OGGETTIVO per crederlo. Non mi trucco come Brenda, però come un rapper di borgata di Brooklyn. Ho una voce di merda, ma credo di essere il migliore. Ma soprattutto: NON TEMO IL CONFRONTO con nessuno. Una volta, a New York, ero ad una festa piena zeppa di modelli di Versace e D&G. Indovinate chi ha cuccato di più? LORO, ovviamente! Eppure, io mi sentivo il più figo di tutti.

I am definitely in a Lady Gaga state of mind!

Quoque Rosa!

Come osi tu donna superare un uomo? Resta nella caverna, e stai zitta!

E’ questo il messaggio chiarissimo lanciato dai giornali e politici (maschi) di mezza Europa dopo l’elezione della inglese Ashton a Ministro degli esteri europeo. Il commento tipico e’ cosi strutturato (sono quasi tutti uguali!).

La Ashton non e’ adatta perché:

1. Non ha esperienza di politica estera (vero, verissimo);
2. E’ stata imposta dagl’inglesi come moneta di scambio per far cadere la candidatura di Blair (verosimile);
3. E’ una scelta simbolica per un esecutivo tutto al maschile (totalmente infondato).

Perché aggiungere o suggerire quest’ultimo punto? Perché rovinare un ragionamento politico legittimo con della melma sciovinista? Ma l’Europa non era la nazione più avanzata al mondo in quanto a modernità, ecologia, diritti umani? A sparlare e’ la stessa Europa che svetta nella classifiche delle pari opportunità? La stessa Europa dove governano 3 Premier donna, di cui una omosessuale? E’ la stessa Europa scandalizzata per i comportamenti da pappone di Berlusconi? Improvvisamente, siamo diventati l’EurArabia Unita?

Lasciatemi concludere con una riflessione di poco conto.

Prima della Ashton, c’e’ stata un’altra persona accusata di inadeguatezza alla carica sia per mancanza di esperienza estera sia per striscianti accuse in merito alla sua “diversità”. Quella persona si chiamava Barack Obama – divenuto poi Presidente degli Stati Uniti e Nobel per la pace proprio per gli sforzi di politica estera. E’ divertente (?) sottolineare come l’Europa si schiero’ contro quelle accuse ed appoggio’ incondizionatamente Obama. Ma evidentemente vige anche da noi la logica del “fine, till it’s mine!”: tutto bene fino a che non succede dalle mie parti.

Questo la dice lunga su quanto la Storia, anche la più recente, non insegni nulla neanche a chi la Storia dovrebbe farla. Triste, molto triste.

L’uomo che fissa le capre. E fissa anche noi.

Un George Clooney follemente simpatico, un grande Ewan McGregor in sua balia e le capre sono i protagonisti de “L’uomo che fissa le capre”. La prima psicosatira politica della storia del cinema.

Una divertente parodia della politica estera degli Stati Uniti dell’ultima decade, dove “Psico-spie” dell’esercito agiscono senza motivo e senza armi contro dei nemici e obiettivi che neanche loro conoscono. “Se sapessimo dove andare davvero, non avrebbero chiamato una psico-spia”.

Le psico-spie hanno fantomatici poteri, tra cui annullare le nuvole e uccidere le capre solo fissandole. Queste ultime sono onnipresenti vittime dei loro esperimenti, esattamente come lo era il popolo americano attraverso l’indottrinamento mediatico nell’era Bush.

A splendere nella pellicola, le interpretazioni, gli sguardi di Clooney e McGregor, i loro dialoghi pazzeschi, surreali e del tutto sconclusionati, ma soprattutto la vacuita’ delle parole della politica quando le si mettono su copione. E allora, la grandiosa macchina da guerra si rivela solo un’Armata Brancaleone contemporanea, senza arte ne’ parte.

Mentre le capre subiscono passivamente, fino alla loro liberazione – attenzione: non si liberano da sole, ma grazie ad una psicospia fatta di acidi. Ed e’ qui’ l’amara verita’: loro sono e sempre saranno solo delle capre, totalmente incapaci di affrancarsi dal potere dei politici.

Un film da vedere per ridere ma anche per riflettere e riflettersi.

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