Dopo 30 minuti la fine del film, avevo ancora il fiato sospeso. Per calmarmi, ho dovuto spararmi 1 ora di Tchaikovsky nell’iPod.
“Il concerto” di Radu Mihaileanu, mai visto qualcosa di cosi’ sublime: un concentrato di tenerezza, arte, musica, passione, ironia e leggiadria. Degli attori perfettamente incastonati in una corona di diamanti in sceneggiatura. Una trama costruita in crescendo in cui esiste una commistione di generi incredibile. Sembra una commedia malinconica, di quelle a cui gli est-europei ci hanno abituato, ma all’improvviso nel lunghissimo finale (20 minuti), tutta la drammaticità si svela e si scioglie agli occhi dello spettatore che è combattutto tra l’estasi e la crisi di Stendhal.
Non sto esagerando:vorrei poter essere più chiaro e verbalizzare la miriade di sensazioni, ma sono davvero troppo emozionato e spiazzato. Un solo avvertimento: non andate a vederlo se soffrite di cuore o se non ne avete uno.
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uno dei film più belli ed emozionanti visti negli ultimi anni!!! durante l’esecuzione del concerto ,alla fine, ho pianto …e come me anche i miei vicini con i quali avevo già scambiato commenti entusiastici durante tutto il film !
ho visto che qualcuno non ha apprezzato la scelta del doppiaggio ma secondo me è proprio quella la trovata vincente,altrimenti senza nulla di divertente sarebbe stata una pellicola solo sentimentale e noiosa…
franca, sono d’accordo. la scelta è stata azzardata obiettivamente. ma la storia, i volti, e la colonna sonora avrebbero funzionato pure da muti 🙂 io come te nella scena finale ho pianto…
Vorrei sapere la storia della violinista Anne Marie xchè avendo visto il film in una vecchia sala non ho sentito l’audio.
Donata