“E’ morto“. Cosi’ ieri mia madre ha esordito al telefono. Un colpo al cuore e alla gola: la stessa sensazione della morte di Lady Diana. E non esagero.
Pietro Taricone era il reality show italiano. E’ stato il primo fenomeno nazionalpopolare dopo il fascismo. L’Italia ritrovava la persona da ammirare ed odiare senza se e senza ma. Le sue frasi, le cosiddette Tariconate, divennero soggetto di libri e di studi semiseri.
Di lui si e’ detto tutto, ed il contrario di tutto. Per me, e’ andato via un pezzo d’Italia che amavo esistesse. Un’Italia spaccona, abbronzata, palestrata, ma anche acuta, intelligente, ironica e affettuosa. Una sintesi perfetta di calore mediterraneo e calcolo britannico.
Decise di defilarsi subito dopo la fine del Grande Fratello, per non essere tritato nella macchina infernale delle comparsate. Ed e’ stato l’unico ad uscirne non sputtanato e con un certo stile. Non a caso, la notizia della sua morte dopo 24 ore ha riempito copertine e prime pagine di quotidiani “seri” come Repubblica e Corriere.
Ed e’ proprio su queste prime pagine il grande contrasto: da un lato, forte emozione per Taricone; dall’altra, grande rabbia per l’ennesimo attacco al pudore pubblico nelle dichiarazioni del senatore mafioso Dell’Utri. E queste immagini erano ancor più angoscianti perche’ ammiccavano ad un presagio. Taricone e Dell’Utri sono entrambi figli di Berlusconi: solo che il primo se n’era liberato ed e’ morto, mentre il secondo ne e’ ancora compare ed e’ vivo e vegeto.
Mala Italia che resta, Bella Italia che va. E la voglia di seguire la seconda e’ sempre più forte.
Buon riposo Pietro.
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