Italiani o Itali-ani?

La Padania: “Berlusconi si e’ inginocchiato a Parigi”. Silvio: “Non mi sono inginocchiato, al massimo e’ il contrario”. Comprendiamo che al Premier non piaccia trovarsi nella posizione che impone solitamente alle sue Arcorine… ma chi di pompino ferisce, di pompino perisce.

Dal vertice italo-francese, l’Italia ne esce sconfitta in tutto: immigrazione, guerra in Libia, scalata Parmalat, candidatura di Draghi alla BCE. Sui primi tre ha prevalso la linea francese (si a revisione Shengen, si a bombardamenti in Libia, si a OPA Lactalis su Parmalat). Sull’ultimo aspetto, Sarkozy ha concesso l’appoggio all’italiano Draghi. 3 a 1 per la Francia.

La domanda sorge spontanea: che ruolo ha l’Italia in Europa, e nel Mondo? Se l’Europa e l’America sono sempre più irrilevanti rispetto alla Cina, che fine fara’ il paese meno influente tra i meno influenti? Avere una mission, un chiaro posizionamento di mercato e’ l’arma vincente di qualsiasi brand. I paesi non fanno eccezione.

La nostra immagine e’ schiacciata sulla reputazione (?) del Premier, la nostra industria manifatturiera, il noto “Made in Italy”, e’ surclassata dalla Cina in qualita’ e prezzo, la nostra universita’ e’ depressa dai tagli, la cultura va a pezzi (letteralmente, vedi caso Pompei), il turismo e’ affidato alla Brambilla, per Cristo!

Tutti gli asset del nostro sistema-Paese vanno a rotoli. Il nostro governo pensa solo alla giustizia, il resto passa inosservato. La conseguenza e’ la più totale disaffezione degl’italiani alla res pubblica, l’orgoglio di appartenere alla nostra comunita’ e’ ai minimi storici.

La Francia, l’Inghilterra hanno uno spirito nazionalista molto più saldo del nostro. Sono una nazione, un popolo, prima che uno Stato. Noi sembriamo un Europa in piccolo: uniti dalla moneta, separati in casa. E i partiti al governo non fanno che acuire i contrasti.

Cosa fare allora? Quale ricetta per tornare ad essere Grande tra i Grandi? Semplicemente, iniziare a pensare come tale. E comportarsi di conseguenza. Bisogna cambiare l’atteggiamento mentale nei confronti del nostro Paese.

Il punto di partenza e’ innescare meccanismi virtuosi nella scuola. Che l’educazione civica, la storia dell’arte e la letteratura siano il pilastro della nostra educazione. Che qualsiasi ragazzino possa fare da guida turistica nella propria citta’. Che si parlino almeno due lingue straniere (il dialetto non conta come lingua).

Che si ami ardentemente la propria Costituzione. Che si recitino a memoria i suoi principi fondamentali. Che si scolpiscano col fuoco la storia che li ha generati. Che non si dimentichi mai più da dove veniamo, e cosa siamo diventati.

Insomma, la cultura come elemento strategico, e come compagno di vita di ogni singolo italiano. Si deve nascere nella culla, e morire nella cultura. Perche’ altrimenti si nascera’ nella merda, e ci si morira’ pure.

Al-Libi(a)-to

Il PD si e’ schierato a favore dei bombardamenti italiani alla Libia. La Lega si e’ espressa in netto disaccordo con il Governo. Sono confuso: ma la sinistra non era pacifista e la destra guerrafondaia?

Mi si dira’: il PD ha accettato una risoluzione ONU a cui non ci si poteva opporre. Rimane il punto politico: potevano comunque protestare, esprimere il loro dissenso. E’ questo che fanno le opposizioni.

La troppa “responsabilita’” ha portato allo sfracello della sinistra. Nel 2008, Veltroni ha perso, perche’ non ha fatto una campagna elettorale, ma un picnic dell’Azione Cattolica. Bersani non convince, perche’ e’ cattivo quanto Tom di Tom&Jerry.

Guardate Di Pietro o Vendola. Si appassionano, si infervorano, incitano i loro seguaci a protestare. Sono vivi, cazzo. Perche’ la politica e’ passione razionale, e’ idealismo pragmatico, e’ lotta armata di fiori, e’ una scelta di vita.

Gia’, una scelta. E’ la conditio sine qua non per fare politica. Una scelta libera e scevra da interessi personali. La prima manca al PD (che farebbe un Fassino senza la poltrona al Parlamento?), mentre la seconda manca al PDL.

La gente lo sa, e premia i partiti “estremi” che continuano ad raccogliere consensi, sondaggio dopo sondaggio. Erodendo fette di mercato ai partiti maggiori, che regalano buona parte del proprio bacino elettorale anche all’astensionismo.

Tra partiti forti e non voto, sono andati in crisi i due partiti popolari PD e PDL, che nel 2008 avevano raccolto il 70% dei voti. Alle europee del 2009 gia erano scesi al 55%, ed alle amministrative 2011 non si profila un orizzonte più prospero.

C’e’ chi canta vittoria: il bipolarismo e’ fallito, non poteva funzionare in Italia, non siamo l’Inghilterra. C’e’ un salto logico in questo ragionamento: se uno non raggiunge l’orgasmo, non significa che il sesso sia sbagliato.

“Questo” bipolarismo non funziona. “Questa” classe politica non convince. “Questa” gestione della macchina pubblica non ingrana. Esiste una sola alternativa: rinnovamento. Rinnovamento totale dell’establishment. Servono facce nuove, visioni innovative.

Non deve essere il solito makeup dei capo-lista. Queste operazioni di maquillage non prendono più per il culo nessuno. La Seconda Repubblica ne e’ la dimostrazione pura e dura. Largo ai giovani, largo ai vecchi, largo a chi abbia voglia di cambiare il paese.

Con questi dirigenti non vinceremo mai, disse Nanni Moretti. Non vorremo esserne tutti complici?

Guerra tra pecore

Il cardinali Tettamanzi non le ha mandate a dire: “Perche’ chi commette atti di guerra non vuole che gli si dica che fa la guerra?”. Non si rivolgeva di sicuro alle sciure milanesi: l’unica battaglia che ingaggiano e’ contro le rughe, via missili terra-aria di botox e acido ialuronico. Il governo ha fatto orecchie da mercante; d’altronde, il Primo Ministro lo e’ di tappeti, e non ha mai smesso di esserlo.

Ora siamo ufficialmente in guerra. Bombarderemo la Libia, rispondendo (supini) agli ordini di Obama. La Lega e’ inbufalita, non e’ stata consultata. E mentre comprava laser depilatori per altre giovani nipotine di Mubarak, Silvio ha dichiarato: “Colpiremo solo obiettivi mirati”. Incredibile: invece noi si pensava di gettare missili a cazzo.

Mentre muiono civili, il solerte Governo del fare non dimentica pero’ il programma votato dagli elettori. Cosi, fa tuonare il sottosegretario alla Famiglia, Giovanardi, contro una pubblicita’ di Ikea in cui sono ritratti due ragazzi di spalle, mano nella mano; la scritta: “Per tutte le famiglie”.

Giovanardi ha dichiarato che e’ contro la Costituzione. Da quando il Governo s’interessa di rispettarla? Ma soprattutto, un dettaglio: nella Carta non e’ scritto che la famiglia e’ tra uomo e donna; tale concetto e’ espresso nel codice civile. Ed e’ stato recentemente contestato dalla Corte Costituzionale.

Gia’, fanno la guerra ma si dicono in “Missione di Pace”. Si dicono nazionalisti, ma si piegano a novanta davanti gli USA. Si appellano alla Costistuzione, ma cercano di distruggerla senza conoscerla. Parlano di famiglia tradizionale, e sono dediti al bunga bunga.

La verita’ e’ che si definisco Governo, ma sono solo delle pecore. Quando perderanno il pastore Silvio, beleranno tutti alla ricerca del nuovo protettore, sconfessando il vecchio padrone.

Ne vedremo delle belle. Si fa per dire.

Ma decantati tu!

Quando leggo un’intervista di Veltroni, sto in ansia come una badante che porta il nonno al parco con la paura che cada a terra. Perche’ ogni volta che rilascia dichiarazioni, almeno 10.000 elettori di sinistra decidono o di non votare o di mandarlo a quel paese. O di fare entrambi.

Tempo fa, propose una tassa sulla patrimoniale, facendo insorgere mezza Italia. Venerdì passato, ha scritto sul Corriere assieme al pidiellino Beppe Pisanu sull’opportunita’ di creare un “governo di decantazione”, che pacifichi il paese. Per inciso, Pisanu e’ il ministro degl’Interni del G7 di Genova e dell’assassinio di Carlo Giuliani. Che proprio lui parli di “pace” e’ patetico; ma lo e’ mille volte di più scriverci un articolo assieme.

Ed oggi Walter – ormai in preda ad un attacco di incontinenza verbale – si e’ superato. A La Repubblica dichiara: “Il PD e’ un partito che potrebbe puntare al 42%”. Peccato che poi se lo rimangi: “Se Casini non si allea con noi, Berlusconi rivince”. Uno si chiede: ma ci fa o ci e’?

Porsi tutte queste domande con Veltroni e’ ridicolo. Porsele sulla sinistra in generale lo e’. Perche’ ormai e’ chiaro a tutti gli elettori: la sinistra muore dalla voglia di NON governare. Loro sono troppo signori per sporcarsi le mani con la res pubblica. Troppo facile stare nel loft del PD a parlare dei massimi sistemi, quando il Paese affoga nella merda.

Parlano di governo di decantazione, perche’ loro sono i primi ubbriachi di potere. Che vadano a disintossicarsi in una SPA svizzera, e ci rimangano a vita. Il Paese e’ stanco di sentire i loro rutti etilici.

Buonismo e’ pupu’

“Ma come, proprio tu non dovresti discriminare nessuno”. La mia risposta: “Sono ebreo, gay e napoletano. Non vedevo l’ora di discriminare io una volta tanto!“.

E’ la dura verita’, aprite le orecchie gente: difficile affrancarsi dal cupio imitationis, soprattutto delle brutte abitudini. Chi soffre vuole far soffrire, si sente in credito con l’intera umanita’.

Gli amici cattolici mi diranno che bisogna spezzare la catena dell’odio. Prodighiamoci pure in mille piroette retoriche per convincerci dell’opportunita’ di amare gli altri come si ama se stessi. Ma cosa succede se ci si odia?

Gesu’ non contemplava individui con bassa autostima. E come poteva? Andavano in giro in mutande, ed erano magrissimi. Gerusalemme era una sorta di Santa Monica paleocristiana. E Gesu’ una Pamela Anderson con la barba.

Il fondamento dei tempi moderni e’ l’odio reciproco. Perche’ esistono le leggi? Perche’ non ci si fida gli uni degli altri! Perche’ esiste il matrimonio? Per farsi pagare gli alimenti se ti tradisce! Perche’ si fanno figli? Per incastrarlo a vita. Etc, etc, etc…

Senza disprezzo, la democrazia non sarebbe nata e prosperata. Possiamo trincerarci dietro l’idea del mutuo soccorso, della Grande Societa’ benevola, ma sono tutte storielle cattocomuniste.

Conclusione: criticare, giudicare, e parlare male. Sono diritti inalienabili dell’uomo, come respirare e farsi fare un pompino dalla cessa e porca della classe. Non fidatevi dei buoni: sono disumani.

Le vittime non sono eroi

Non ho mai ammirato gli eroi du jour. Vittorio Arrigoni ha scelto di vivere a Gaza. Ha scelto di rischiare la vita. Nessuno, ripeto nessuno, merita riconoscimenti per il lavoro che fa, se lo sceglie consapevolmente. La morte non era contemplata, invece, per gli operai della Thyssen morti anni fa, e la cui memoria e’ stata riscattata da una storica condanna ai dirigenti dell’azienda. Ma badate, neanche loro sono eroi: povera e’ la nazione che scambia le vittime per eroi.

La morte non si augura a nessuno. Questo e’ palese. Ma la sua mistificazione non e’ altrettanto opportuna. Nasconde i mali del nostro paese, la strumentalizzazione e la lottizzazione. Se vogliamo continuare sugli stessi schemi imposti dal potere, apriamo pure pagine pro Vittorio Arrigoni su Facebook. Ma sappiate che state figurando come inutili comparse del solito, osceno spettacolo politico italiano.

Porno subito

Ma perche’ dovrei preferire il sesso alla visione di un bel porno? Ci sono almeno 5 ottimi motivi per non farlo. Il porno, infatti:

1) Lo trovi in un attimo, e lo puoi cambiare ogni volta che vuoi; 2) Non si lamenta se duri 30 secondi; 3) Ti offre gli uomini più belli, senza doverli invitare a cena e fingere di interessarti a loro; 4) Non ti fa sudare a letto e cambiare mille lenzuola a settimana; 5) Non ti contagia strane malattie. A parte due occhiaie da far gara a tuo nonno.

Alcuni penseranno che a quasi 30 anni sia triste che la pensi cosi. Dovrei essere nel massimo del turbinio erotico. Vi diro’: in quella fase ci sono passato, e di qualita’ ne ho vista davvero poca. Se devo proprio intossicarmi una serata, mi vedo Porta a Porta.

Non ho niente contro chi faccia sesso occasionale, ma vi faccio una domandina facile facile. Ricordate le prime seghe in bagno appena tornavate da scuola? Quel brivido fortissimo quasi fosse una scarica elettrica? Quella sensazione che vi dava dipendenza non era unica?

Bene, ora rispondetemi: qualcuno vi ha mai fatto sentire allo stesso modo? La risposta e’ NO, NO, NO. Mi spiace essere scontato, ma nessuno vi conosce come vostra madre, e la vostra mano. Con la prima sconsiglio rapporti sessuali, con la seconda li promuovo vivamente.

Ed allora, che aspettate. Battete cinque sul pisello, e allegria!

Grazie Roma

Esistono mille motivi per scappare da una citta’. E ne esistono altrettanti per restarci. Ma nelle mie mille peregrinazioni per citta’ di mezzo mondo, ho capito che quanto meno esplori una citta’, tanto più ci resterai. Perche’ una metropoli e’ un enorme big mac che va assaporato lentamente, senza fretta. Altrimenti, corri alla cassa a comprartene un altro, ed un altro ancora.

Prima di arrivare a Roma, ho sempre divorato i posti dove poggiassi il culo. Per lavoro, studio, amore o semplice curiosita’. Vivevo nella semplice ossessione di sapere tutto, di conoscere tutti, di scoparmi ogni ragazzo bono, di avere gli amici più cool, di frequentare gli ambienti più in. Ma a Roma e’ tutto cambiato.

Ho iniziato a prendermela comoda. Non per volonta’, sia chiaro. La citta’ mi ha obbligato a rallentare, a decellerare il frullatore della curiosita’. La filosofia della slow life mi ha lentamente incatenato a questa citta’. I mezzi pubblici a macchia di leopardo, il traffico incessante, la gente che lentamente si trascina durante la giornata.

Il mio intero corpo gridava, chiedeva efficienza, velocita’, progresso. Un anelito futurista che cozzava fortemente con la realta’ di una Roma delle trattorie, degli artisti di strada, della metro che passa ogni 5-6 minuti. E’ una citta’ che ti costringe a pensare, riflettere. Ed inesorabilmente, ti lasci andare al suo flusso, al suo scorrere a singhiozzo.

Sono passati quasi quattro anni. E ancora mi chiedo perche’ rimanga qui. E’ difficilissimo fare amicizia, trovare una vita culturale e’ peggio di un ago nel pagliaio, il casino ti penetra nelle orecchie a qualsiasi ora, gli ambienti di lavoro sono vagamente mafiosi, la politica e’ deprimente, l’aria e’ asfissiante. A volte, dai ragione a Nerone, e vorresti appicarle il fuoco a questa capitale iper-italica.

Ma poi vai ai Fori Imperiali. Al Colosseo. Al centro storico. A Trastevere. A Garbatella. All’Eur. A San Giovanni. E la bellezza, la storia, la genuinita’ ti sovrasta, ti zittisce, mette a tacere qualsiasi lamentela. L’etica dell’estetica (r)esiste qui, come in nessun altro posto al mondo. Il gioco vale la candela? Rinunciare alla tua indole in cambio di riempirti gli occhi quotidianamente di una bellezza estrema, decadente, indecente e sbalorditiva?

Sono quattro anni che cerco di scappare, ma non lo faccio mai. Evidentemente, la risposta e’ si. Grazie Roma. Di essere come sei.

Cliche’ deambulanti

“Cambia tutto per non cambiare niente”. E’ la frase più famosa de Il Gattopardo, nonche’ il modo migliore per descrivere l’italia e gl’italiani.

Esistono persone deboli, senza una propria personalita’, che seguono modelli precostituiti da altri, non hanno le palle per esplorare sentieri vergini e mettersi in discussione. Seguono un ruolo, vivono la vita di altri senza rendersene conto. O forse si, il che e’ peggio.

La loro esistenza e’ come una pallina in discesa: non puo’ che scendere, spinta dalla forza di gravita’, arrendevole ed inerte rispetto al suo ineluttabile destino. Qui c’e’ la disputa semantica tra Occidente ed Oriente: il primo sostiene che queste persone sono “rassegnate”, il secondo che hanno “accettato” il loro fato.

Sono molto contento per gli Orientali se vivono la condizione di sudditanza con serenita’ ed abnegazione. Ma noi siamo Occidentali, i nostri valori sono fondati sull’assioma del “fare per progedire”, e non del “fare perche’ non c’e’ scelta”.

Ma allora, perche’ vedo solo persone ridotte a cliche’ deambulanti? Sono ombre delle ombre delle ombre. Gente che si sente importante solo perche’ ha ricevuto una carica, o che cambia atteggiamento solo per una promozione. Chiamarli “falsi” e’ riduttivo: sono nulla, sono quello che fanno. Deprimenti.

Io non ho mai amato la formalita’, e’ un cardigan stretto che mi da il prurito. Non ho mai accettato lo status quo solo perche’ “sempre cosi si e’ fatto”. E mai lo faro’, che sia chiaro. Cambiare, cambiare, cambiare sempre. Questo e’ il sale della vita.

Ma ahime’, le vicende umane spesso sono cosi ripetitive che mi annoio persino di annoiarmene. Ed allora, vi auguro una buona giornata, miei cari trafficanti. Non dimenticate mai di stupirvi di voi stessi, ogni sacrosanto giorno.

Toxic

Oggi in stazione ho assistito ad una scena tristissima. Un signore di mezza eta’, distinto, elegante, indossava occhiali da sole rayban. Una persona che non avrebbe mai attirato la mia attenzione se non si fosse avvicinato alla spazzatura, rovistando in cerca di un quotidiano da leggere.

Non cercava cibo, se cosi fosse stato avrei provato compassione, o meglio, avrei pensato “meno male che non sto messo cosi male”. No, il signore cercava informazione gratuita. Mi sono chiesto perche’ non avesse preso una delle tante free press disponibili a Termini, quando ho visto che dal sacchetto le scartava deliberatamente. La ricerca si e’ fermata solo quando ha intercettato una copia de La Repubblica.

Non cercava informazione gratuita, ma quella pagata. Da altri. E lui se ne stava compiacendo vistosamente. Per un attimo, solo un secondo, ho pensato lo facesse per ristrettezze economiche. Ma chi ne patisse, de “La Repubblica” se ne importerebbe poco. L’unica conclusione era la furberia. “Coglione, tu hai speso un euro, e invece, io leggo gratis, tie’!” gli si leggeva nel ghigno soddisfatto.

Avrei voluto offenderlo. Deriderlo. Umiliarlo. In quel momento, lui ha rappresentato per me la summa del pensiero e del fare berlusconiano. Uno schifo senza limite. Ma poi alla rabbia si e’ sostituita la ragione e l’amara verita’. Quell’uomo puo’ aver avuto mille motivi per fare quel gesto, ma io solo uno per darmi quella interpretazione. Sono intossicato di berlusconismo.

Ormai lo vedo in ogni cosa, in ogni piccolo gesto abietto del più insignificante dei passanti. Non vedo gli italiani, ma solo possibili berlusconiani o antiberlusconiani. La cittadinanza finisce dove inizia la mancanza di rispetto del prossimo. Ed io ci sto cascando a pieno. Sto diventando cio’ che Berlusconi vuole che diventiamo tutti. Eterni ambasciatori del referendun pro o contro di lui.

Poi sono salito in treno, e mi sono addormentato. Con la certezza, che tutto questo non sarebbe svanito al risveglio. Porca troia.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: