Il mondo va a puttane. E non lo fanno manco godere.
Non dobbiamo scomodare alcuna fottutissima profezia maya per comprendere la merda in cui ci stiamo cacciando con le nostre stesse mani. L’uomo e’ l’unico animale dedito 24 ore su 24 all’autodistruzione.
L’immagine della metropolitana ne racchiude il senso. Siete in stazione attendendo il treno. La banchina e’ affollata, ma continua ad esserci spazio tra voi e gli altri viaggiatori. Arriva il treno, e tutti si accasciano verso le porte scorrevoli. L’aria inizia a mancare. Si aprono le porte, si lascia scendere i passeggeri, e ci si lancia a capofitto all’interno della carrozza. Si rimane bloccati dal collo di bottiglia che e’ l’entrata al treno. Ci si spinge gli uni con gli altri, senza alcun rispetto per vecchi o donne incinta. Si fottessero pure. Una volta dentro, ci sentiamo soddisfatti: abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, siamo a bordo.
E’ un po’ questo il senso della nostra vita. Siamo parcheggiati alla banchina della vita, avvolti nei nostri pensieri, fregandocene altamente del prossimo. Che inizia ad esistere solo quando entra in competizione con noi per una risorsa scarsa (i posti in carrozza). E non ci rendiamo mai conto che di quel posto non ne avevamo neanche bisogno: potevamo stare in piedi, e giungere a destinazione lo stesso.
Un modello di vita cosi non funziona. Vogliamo tanto di cio’ che e’ poco, ma vogliamo poco di cio’ che e’ tanto. In fondo, cosa e’ il progresso se non la corsa forsennata all’inutile a tutti i costi? Ogni singola trovata commerciale della Apple sembra “rivoluzionaria”. Cambiera’ il modo di comunicare, si diceva dell’iPhone. Ma non bastava parlarsi a voce anziche’ scaricarsi le apps?
Gli ecologisti ci ripetono che il sistema portera’ al collasso del Pianeta. Probabilmente vero. Ma il vero collasso di cui dobbiamo preoccuparci e’ quello morale. Perche’ e’ gia’ avvenuto anni fa. Esiste qualcuno di vostra conoscenza che e’ soddisfatto a pieno della propria vita? Qualcuno che non si lamenti dello stress e pressione a lavoro? Non credo si abbia bisogno di ulteriori prove all’infelicita’ umana se non l’infelicita’ stessa.
Se l’uomo non recupera l’uomo, e non smette di essere lupo dei suoi simili, la sua fine non sara’ un’ipotesi remota, ma una certezza imminente.
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