Mi si accusa di essere materialista, porco, insensibile, stronzo e pure sadico. Tutto verissimo, e ringrazio per i complimenti. Quindi, per mantener fede a tali onoreficenze, oggi vi scrivo di una tematica ricorrente in alcune recenti discussioni. La problematica filosofica è la seguente: il sesso serve a riempire dei vuoti esistenziali? La risposta è ASSOLUTAMENTE SI. Partiamo con l’attenta disamina della questione, che meriterebbe un intero libro di psicoanalisi.
1) Il sesso si basa su meccanismi puramente meccanici di riempimento di buchi, ovvero di vuoti. Che siate etero, gay, lesbiche, pistone e motore, la storia è la stessa: ci sta un vuoto, si tappa, si stappa, si ritappa, si ristappa, e cosi via.
2) Posto il punto 1) in una luce assolutamente inconfutabile, passiamo all’aggettivo “esistenziale”. L’esistenza non è altro che quello che accade tra un orgasmo e l’altro. Di fatto, è un enorme periodo refrattario, che la natura ha creato per dare all’uomo il tempo di riprodurre spermatozoi nelle sacche scrotali. Come vedete, la stessa esistenza è concepita come riempimento di vuoti.
3) Noi nasciamo incompleti, non c’è bisogno della metafora della mela a metà per capirlo. Tutti cerchiamo chi ci completi veramente, e stronzate chi dice di stare bene da solo (che poi li vedi con quattromila app di social networking ad intessere relazioni virtuali che manco San Francesco con gli uccelli era più pazza). Il sesso è la manifestazione più palese di questo semplice principio naturale.
Ora, attaccatemi, ditemi che uccido la magia del sesso e altre amenità culturalmente accettabili. Io però vi avverto: negare la nostra bestialità è la via più rapida per finire a leggere “50 sfumature di grigio” pensando di essersi goduti la vita. Sadness.
Have sex, have fun, enjoy life.
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