Abbiamo cosi poco tempo per pensare. Siamo particelle in liquido amniotico dalla nascita alla morte. Pochissimi si liberano dal Matrix, e uno su un milione vuole davvero farlo. In fondo, la mediocrità, la poltiglia lagnosa in cui ci crogioliamo è cosi rassicurante. Nasciamo, andiamo a scuola, ci innamoriamo, copuliamo, ci riproduciamo e moriamo. Bingo.
Molti credono che per rompere questa catena ininterrotta di banalità serva vivere vite esagerate, stravaganti, originali. Questo é un errore: cambia solo la scenografia.
Se si vuole cambiare copione, stravolgere il finale, basta vivere consapevolmente. Che detta cosi, sembra facile, ma neanche per il cazzo, signori miei. È forse la cosa più difficile che un uomo possa concepire. È un viaggio senza destinazione, da cui non aspettarsi nulla. E già questo contravviene ad ogni nostra mania di controllo.
Vivere consapevolmente significa essere presenti a se stessi, ogni istante della propria vita. O almeno, fare il massimo per riuscirci. Significa non vivere di nostalgia del passato, o di speranza nel futuro, ma solo abbeverarsi di presente. L’immanente è il modo più diretto per raggiungere il trascendente. Non fatemi scomodare Platone, per Diana!
Meditare è il mezzo giusto. Ma finché non diventi come respirare, un atto inconsapevole, non illudetevi di essere giá arrivati. E pure quando lo sarete, tenetevi pronti a distruggere tutto e a ricominciare. Nessuna destinazione, ricordate.
Molti trovano questa visione agghiacciante. Sono già morti. E voi?
Buon anno!
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