Penso proprio di tornare all’estero. E non perché il Paese non se la passa bene economicamente. Lo potrei sopportare. Devo andarmene, perché qui io non ho futuro, mi è negato. Certo, se la mia priorità nella vita fosse la carriera, nessun problema. Ma siccome il mio primo valore è la famiglia (quella che mi creo, e non quella di nascita), quì che ci sto a fare? A volte mi sento un rivoluzionario a dire certe cose, ma voglio un figlio, un compagno, una vita straordinariamente ordinaria. Ed invece, no. Perché all’inadeguatezza di uno Stato che non mi riconosce i diritti fondamentali si aggiunge una comunità glbt decisamente devastata. Qui a Roma la gente vive vite senza senso, esagerate, nessuno si ferma ad ascoltare, non sanno cosa vogliono. Gli uomini li vedi col binocolo, e quando pensi di averlo trovato, è l’ennesimo coglione senza palle (una contraddizione semantica).
Questo sregolatezza dipende dalla mancanza di un modello sociale condiviso, diciamolo, i gay qui faticano ad imborghesirsi e a vivere vite normali. Tutte ste cazzo di tavolate di finti amici che si scopano gli uni con gli altri, tutti cloni gli uni degli altri, a scambiarsi dispetti da 13enni dementi. No, non ci sto. Non è per questo che mi è stata data una vita. Non per finire i miei giorni in un ghetto morale, che è ancor più agghiacciante di uno fisico. Roma è una città immensa, eppure umanamente è evoluta quanto un paesino di 10 anime. Gossip, moralismo, ipocrisia, e poche sfide allo status quo. Un città di pecore, in una scenografia mozzafiato.
Non ci voglio più rimanere qui, davvero.
Scusate lo sfogo, ma davvero sto toccando il fondo.
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Bel post, mi piace! 🙂
Grazie 😀
grazie a te, se ti va potremmo seguirci a vicenda 🙂