Virtualia

Da adolescente, scrissi una poesia. Riecheggia una risata satanica nella mia testa. Io? Una poesia? Comico, eppure vero. Non ricordo le parole, ma ricordo il titolo, “Virtualia”, e ricordo il senso, l’impossibilità di vivere una vita vera. Nello stesso periodo, studiai i Poeti Metafisici, il cui capostipite, John Donne, scriveva “Violentami perché io possa esser vergine”. Il significato era sempre lo stesso (non che mi elevassi a poeta britannico del Seicento, benché ricorrenti allucinazioni sul mio potenziale sconfinato mi spingessero a farlo).

Quando vivevo in casa con i miei, ero protetto da una bolla di sapone. Tutto andava per il verso giusto. Io ero l’adolescente perfetto, in una famiglia imperfetta. Il resto del mondo andava a pezzi, ma io studiavo, prendevo buoni voti, facevo sport, non rompevo le palle, e sognavo una vita in cui non sarei stato più un peso per i miei. L’ho voluto, ottenuto (rapidamente), e ho ben presto dimenticato lo sforzo per ottenerlo.

All’epoca il mio problema era di evitare la vita. Cercavo di scansarla in tutti i modi. Era un ostacolo alle mie mire espansionistiche da Risiko esistenzialista. Poi la vita è venuta a bussare alla mia porta. E mi ha presentato una cartella esattoriale che Equitalia se le sogna. Anni ed anni di debito accumulato si sono abbattuti su di me in quel fatidico 2012. Con tanto di interessi. In pochi mesi persi entrambi i miei genitori. Cancro. E con loro, morì anche l’adolescente perfetto.

Da quell’annus horribilis, le cose in me sono cambiate radicalmente. Se quell’esperienza mi ha insegnato qualcosa, posso riassumerla in pochissime parole: non perder tempo. Credo fosse Seneca a raccontare l’umanità in un paradosso: desideriamo come immortali, temiamo come mortali. Non esiste confine alle nostre elucubrazioni, pensiamo di avere un tempo infinito davanti, per poi rimanere con un pugno di mosche davanti alle rive dello Stige (oggi sono in vena di citazioni colte, troppa peperonata ieri sera).

Non c’è tempo, cazzo. Non c’è tempo per accontentare gli altri o permettersi il lusso di costruire un’immagine accettabile. Non c’è tempo per darsi obiettivi a lungo termine. Non c’è tempo per credere che prima o poi lascerà la moglie e starà con voi. Non c’è tempo per cambiare il vostro partner. Perché se contate le ore in cui siete svegli, a stento avete davanti 10 anni di vita se avete la mia età. E non ci sono scuse per non vivere a pieno la propria esistenza.

Se siete malati, ammaletevi di gusto. Se avete fame, mangiate come se non ci fosse domani. Se volete far sesso, organizzate un’orgia. Se amate il vostro lavoro, buttatevi a capofitto. Se amate vostra moglie, amatela senza se e senza me. Se volete far sport, scorticatevi le ginocchia cadendo nel praticarlo. Se volete un figlio, inseminate mezzo mondo. Se volete ballare, fatelo dappertutto. Se volete cantare, fatelo a squarciagola (soprattutto se siete stonati).

Non abbiamo tempo. Nessuno ce l’ha. Nessuno.

Iniziate a vivere, percristo!

Lo Scolo

Mi sveglio stamane. Attivo Twitter. Mi si riversa addosso tanta di quella indignazione social che manco avessero eletto Matteo Messina Denaro a Papa. E poi scopro perché. Il Volo, il trio di tenori italiani, ha vinto Sanremo. Rewind. Nessuno dice A del fatto che l’ISIS è ormai in Libia, e minaccia il nostro ministro degli Esteri, ma tutti trovano la forza di scagliarsi contro una canzonetta? QUALCOSA NON VA IN QUESTO PAESE.

Rifletto e non posso che pensare ad una cosa: l’invidia. Nel nostro paese chi ce la fa, chi ha successo, viene delegittimato, lapidato mediaticamente ed infine disprezzato. Diventa oggetto di dietrologie da contrordine mondiale che i massoni sono bimbi che giocano a risiko. Ed invece di valorizzarle, noi perdiamo tempo a denigrare le nostre eccellenze.

E va tutto così. Sanremo. Ma anche le riforme istituzionali. Esiste un governo che decide finalmente. Che cerca di coinvolgere le opposizioni. Che riforma la Costituzione. E cosa succede? I comunisti si alleano con Brunetta e il comico genovese per far decadere il Parlamento. Parlano di Aventino, a me sembrano Oriolo Romano. Quello della Sagra del Porcino. L’Alleanza del Sorcio Verde, e non parliamo di Salvini.

La vicenda sanremese è davvero simbolica del nostro paese. Mentre dei ragazzi cercano di volare, gli altri scolano solo merda tanto per il gusto di farlo. Patetici.

Il Natto del Pazzareno

Chi non salta Nazareno è! Ed a ritmo nazionalpopolarcalcistico è finito il rinomato patto tra PD e FI per le riforme istituzionali. Il casus belli è stata l’elezione di Mattarella alla Presidenza della Repubblica. L’effetto è stato devastante, ma si può riassumere in un tweet: tutti contro Verdini. Fitto ormai è un’Erinna scatenata per il Transatlantico. La Santanché e la Biancofiore, eccitate dall’odore del sangue, rilasciano interviste al napalm. E Berlusconi per ricompattare i suoi è costretto a serrare i ranghi e focalizzare le truppe contro il PD.

Ed intanto, Alfano si piega a novanta. “Persona valida, ma non ci è piaciuto il metodo” commenta. Ma poi lo vota. Il metodo: Renzi ha deciso, gli altri hanno fatto si con la testa. Il merito: se una persona è valida, perché non votarla? E’ come dire ad un idraulico chiamato dalla vicina: lo so che puoi ripararmi il tubo, ma siccome non ti ho chiamato io, preferisco morire annegato in casa.

Ma la Mattarellata di Renzi ha relegato allo stato di anti-materia anche i grillini. Ridotti ormai a fare spot elettorali anti-euro da far invidia ai video di Nino D’Angelo degli anni 80, quelli del M5S hanno dichiarato una vittoria della loro linea. Quale questa fosse è chiaro sicuramente al direttorio e a Grillo. Agli elettori non è dato sapere. Cliccate “mi piace” sul blog, e non rompete i coglioni.

Queste elezioni hanno sancito una grande verità: Renzi è uno scienziato. E’ l’unico politico che applica la fecondazione assistita con due mamme ed un padre. Riesce a stare in equilibrio tra 3 maggioranze differenti (Lui e NCD, Lui e la Sinistra, Lui e Forza Italia), fa votare le leggi che vuole, quando le vuole e come le vuole. Canguri, tagliole e ghigliottine, quasi gli provocano un’erezione.

E a noi italiani? A noi non ci resta che ridere. Ma non troppo, che poi ci escono pure le rughe.

Ben arrivato e buon lavoro, Presidente Mattarella!

Social Komunismo

Alla fine Marx ha vinto. Siamo tutti un pò comunisti?

Ci piace condividere ogni cosa. “Shariamo” momenti, pensieri, ricordi, la bicicletta, la macchina. Alcuni, quelli più avanti, condividono pure il partner. Siamo a pieno titolo nell’Era dell’Accesso, come prefigurò Rifkin qualche anno fa. Nessuno possiede, tutti affittano.

Il governo fa pagare la tassa sulla casa anche gli inquilini, perché il nuovo trend è quello. Il mito de “l’80% degli italiani sono proprietari di casa” sta andando in soffitta. E forse è sempre stato solo un mito. Di fatto, quelle case erano delle banche, che accendevano mutuo alla qualunque. Adesso se ipotechi tua madre, forse te ne concedono uno anticipando tu il 90% della spesa.

La musica si è totalmente smaterializzata. Prima c’erano i vinili, poi le cassette, poi i cd, poi gli MP3. Ed ora si ascolta in streaming. Stesso destino con i film e le serie tv. Comprare un auto è ormai demodé, se puoi accedere ai vari provider di car sharing. E non passerà molto prima che ci verrà a prendere un auto che si guida da sola. Esiste persino un colf sharing, così da poter condividere la collaboratrice familiare con l’intera città.

Condividiamo, ma non possediamo. Perché? Costa meno (nel breve termine), comporta meno responsabilità, è di più rapido accesso, possiamo cambiare spesso. Una formula perfetta per l’uomo moderno che non ha tempo neanche per sputarsi in faccia, come diceva la buonanima di mia nonna. Eppure, questa società sta diventando così liquida che basteranno poche cannucce per aspirarla tutta..

Il rischio dell’ultra-accesso è il negare che alla spalle di tutto ci sia qualcuno (pochi) che possiede i beni. E dietro a quest’illusione di comunità hippie, si annida lo spettro di un’oligarchia capitalistica da fare una sega anche a quella di fine Ottocento. Corsi e ricorsi storici. Cambiano i nomi, diventano più high-tech, più 2.0, più cool, ma la storia è sempre la stessa.

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Couplelizer – l’ennesima dating app per rimanere single

Noi single viviamo tra il sogno di una famiglia felice e milletrecento applicazioni di dating per distarci dal cercarla. E’ una costante guerra a chi ha la foto profilo più cool – il che spesso significa la più taroccata. E quando manco il miracolo dei filtri può aiutarti, eccoti apparire corpi mozzati, capezzoli, gomiti e capelli. Non entri in un app, ma nel frigo di un obitorio.

E siccome le milletrecento di cui sopra non bastavano, pare ne sia uscita una nuova di queste infernali tr-app-ole. Si chiama Couplelizer, e promette di “incentivare all’incontro”. Addirittura con un countdown dopo il quale, se non hai accettato l’invito, vieni eliminato. Non viene uno stress pazzesco, no. Devi stare attaccato all’app costantemente con la paura con l’uomo o la donna della tua vita “scada”. E se lo scopri in ritardo, altro che schedina vincente non giocata.

Siamo sinceri. Queste app hanno tutto il senso del mondo se sei omosessuale. E’ difficile fermare una persona per strada e dichiarare il tuo amore se hai solo una probabilità su dieci che ami gli stessi organi sessuali che ami tu. Ma se sei eterosessuale, per quale motivo dovresti utilizzarle? La mia teoria è semplice: cazzeggio. Sono un soft porno interattivo. Un termometro di like per insicuri. Un simpatico giochino per annoiati.

La vita reale è ormai più lontana della tastiera dello smartphone. Niente esiste se non si pubblica sui social. Ci sta, vi parla uno che posta anche se va con difficoltà al bagno. Eppure, ci sono cose per cui vale la pena chiudere i nostri cellulari per connetterci con chi ci sta attorno. E’ più divertente, efficiente e funziona da millenni.

Provare per credere.

Cinquanta Sfumature di Nulla

Ci siamo, represse sessuali di tutto il mondo, UNITEVI!

Il 12 febbraio uscirà il film tratto dal best-seller internazionale “Cinquanta Sfumature di Grigio“. E lì pronte a toccarvi pudiche, sperando di essere pure voi legate come scrofe dal vostro uomo, che al massimo lega gl’involtini di pollo.

Non ho mai voluto leggere la trilogia per alcuni motivi. E sono gli stessi per i quali mi rifiuterò di vederne la trasposizione cinematografica.

1) Le pratiche del bondage le ho provate, e non fanno per me. Troppo complesse. Io, se faccio il missionario, già mi sento una star del porno.

2) L’idea di utilizzare ore del mio tempo per leggerlo, quando mi basta andare in un secondo sul tag BDSM di youporn, mi fa perdere la pazienza.

3) Odio l’edulcorazione rose e fiori del sesso. Il sesso, soprattutto quello fetish, non è patinato. E’ sporco, è sudato, ed è ridicolo. Non prendiamoci per i fondelli.

4) Il successo di questo libro fa rimpiangere quello dei libri di Fabio Volo, che a confronto sono le Operette Morali di Leopardi.

Vi auguro una buona visione. Ma vi do un consiglio: prima di andare al corso avanzato, dedicatevi al corso base del sesso. Dato che manco la fellatio fate con piacere.

McLove

McDonalds sta per lanciare la campagna, forse globale, “Pay with Lovin”. Per un periodo limitato di tempo, i suoi clienti potranno pagare con un semplice “Ti voglio bene” o un abbraccio. Non è chiara la dinamica: se devi rivolgerti al cassiere, ad uno sconosciuto o ad un proprio amico o partner. Di fatto, ci andranno assai bene le prostitute.

Adesso prevediamo ben presto orgie di obesi davanti alle casse.

Ci sembra una campagna davvero sottile. Si inserisce nella campagna “Lovin it” che impera sugli hamburger del mondo da anni. Legare un sentimento ad un pezzo di manzo surgelato è un capolavoro di marketing di primo taglio. E funziona. In Italia, poi, McDonald’s è in assoluto il ristorante preferito dai bambini; il che risulta assai inquietante nel paese del buon cibo.

That’s marketing, baby. E facendo questo mestiere, non posso che stimarli. Ammetto che la mia anima veterocomunista pentita da segni di rigurgito no global. Ma fortunatamente l’ho affossata anni fa, sotto ettolitri di salsa barbecue.

Non fate la guerra, fate l’amore, e magnatevi un hamburger.

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