Il genere umano è facilmente divisibile in due categorie. Chi fa, e chi si lagna. Chi fa non perde tempo in chiacchiere, cerca di cambiare quello gli sta attorno se non gli piace, e ci mette la passione, l’entusiasmo, la voglia di mettercela tutta. Sempre e comunque. Dall’altra parte del fiume, ci stanno i lagnosi. Ogni cosa è un peso, ogni nuovo compito un incubo da attraversare, ogni imprevisto una disgrazia senza fine.
Chi prevale nel mondo? Lo ignoro, ma in Italia posso affermare con un minimo margine di errore che siano i secondi a farla da padrone. La lagna come sport nazionale è tipico delle prostitute che si lamentano del proprio pappone. E cosa è l’Italia (e gli italiani) se non un branco di venduti al primo paese estero che lo conquista?
Mi dispiace dirlo, perché conosco gente che questo paese vuole cambiarlo davvero. Gente eccellente, gente che in America sarebbe milionaria e leader di multinazionali. Persone di enorme talento. E’ difficile combattere contro i mulini a vento. E soprattutto contro mulini che passano il tempo ad escogitare il modo per abbattere chi ce la vuole fare.
Mia madre lavorava nel pubblico. Si spaccava il culo dalle 8 di mattina alle 8 di sera. Amava il suo lavoro più di ogni cosa. Era appassionata, dedicata, precisa, professionale, accurata. Ma era l’unica nel suo ufficio. E da giovane il suo capo le disse: “non fare troppo, metti in cattiva luce gli altri”. Mia madre non gli diede ascolto, e diventò capo ufficio dopo pochi anni.
Non siamo un paese per vincenti. Siamo un paese di perdenti compiaciuti.
Sarò stupido, folle, visionario. Ma io non mi arrendo a questa filosofia del ribasso e dei saldi morali. Non ci sto a pensare che tutto sia perduto. Non credo a chi vorrebbe un paese affossato nella merda, così da potersene cibare a più non posso. Io non lascio il mio paese ai coprofagi di professione.
Signor no.
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