Scelgo sempre i giorni in cui vanno gli altri in ferie per non andarci io. I motivi sono vari, ma cercherò di enunciarne solo i tre principali.
1. Il traffico si dirada come i capelli di Berlusconi prima del trapianto in Marocco. Circa l’80% dello stress dei romani (e circa il 95% del mio) dipende dagli ingorghi. Che poi a Roma il traffico non esiste: esistono solo i cadaveri a cui è stata accidentalmente concessa la patente. Ecco: durante le feste, questi figuri decidono di morire in pace a casa. Mi chiedo perché non restino costanti in questo cupio dissolvi anche durante gli altri 360 giorni dell’anno.
2. A lavoro si riesce DAVVERO a lavorare. Per alcuni giorni il vostro ruolo nella società assume finalmente un senso compiuto. Nessuna chiamata molesta, nessun caffè col fornitore, nessuna emergenza che dio-mio-se-non-mi-mandi-ora-il-file-ISIS-mi-apre-il-culo. Tutto procede come se il mondo fosse tornato al medioevo. Lento, rilassato, e fancazzista. E tu puoi finalmente dedicarti a quella chimera metropolitana chiamato VALORE AGGIUNTO. Che durante l’anno dimentichi amenamente per stare dietro al micro-management, come dicono quelli bravi (io dico “cacapamenti di palle”).
3. E’ una valida scusa per evitare tutti i raduni di famiglia. Nessuno ti potrà mai rinfacciare di non aver partecipato all’ennesimo mercante in fiera dove nonno inizia a ruttare la cassata. Nessuno potrà denigrarti se accampi la ragione di stato del “posto di lavoro”. E se sei proprio stronzo, e hai dei parenti proprio persistenti, basta dire la parola magica “copertura”. Sai, i miei colleghi non lavorano, non possiamo lasciare scoperto il reparto, l’anno scorso è toccata a loro (bugia colossale, ma tanto chi si ricorda!). E tutti si zittiscono. Così ti svegli l’11 gennaio con le feste alle spalle, e i parenti fuori dalle palle.
Non mi resta che augurarvi buone feste…e buon rientro alla follia!
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