Ieri il governo ha dato il via alla deregulation sulla caccia. Ogni regione avra’ una parziale autonomia sui calendari, che potranno essere anche allungati o posticipati rispetto al periodo definito da Roma.
E nello stesso giorno, si e’ aperta un’altra caccia: ai gay. Non sono bastate le parole dei neofascisti cardinale Bertone&Co (vedi post precedente), ora ci si mette anche la Corte Costituzionale. “Inammissibili” e “infondati” i ricorsi delle coppie omosessuali che si sono viste respinte le domande di matrimonio dai loro comuni.
D’ora in avanti, ogni regione potra’ allungare o restringere i diritti ai gay, definendo un rigido calendario in cui i suddetti soggetti potranno essere liberamente fucilati dai passanti. Come in ogni teocrazia occidentale che si rispetti.
Mi sono perso una puntata: ma la Corte non deve stabilire cosa sia costituzionale e cosa no? E come chiamare degli atti pubblici che violano il principio di uguaglianza tra i cittadini? Un simpatico calcio nel culo ai diritti, ecco il nome tecnico – ed ora, anche un doppio calcio nei coglioni da parte della Corte.
Eh si, c’e’ chi caccia con i fucili, chi con dichiarazioni naziste e chi con mancati provvedimenti anti-discriminatori. Il risultato e’ lo stesso: la morte. Di animali, della dignita’ umana, della costituzione. Verra’ il tempo in cui rimarrano soli, e non gli restera’ che scannarsi tra loro.
Chiamatemi: almeno mi godro’ lo spettacolo. Con un fucile in mano.
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