La dittatura dei minorati

Obama batte Osama, 1 a 0, partita finita. Il leader di Al-Qaeda e’ stato ucciso ad Abbottabad, un nome più indovinato non poteva sceglierselo per morire. Eppure, mi sorprende il giubilo con cui la notizia sia stata accolta negli USA. Celebrare la morte resta un rito macabro, a prescindere dalle motivazioni. Per una volta, mi trovo d’accordo con la Chiesa.

Obama non ha avuto stile. Ha parlato di “uccisione”, e di “giustizia e’ fatta”; il suo discorso rimarca l’estrema arretratezza culturale del bacino elettorale americano. Appelli a Dio, alla famiglia, e alla patria lo avvicinano ad un membro del Tea Party, che tanto lo osteggia. Non di certo ad un Nobel per la Pace.

Era in calo di popolarita’ il Presidente. Era sceso a patti con i “birthers”, mostrando pubblicamente il suo certificato di nascita per sbugiardare chi spacciava i suoi natali in Africa. Ha promosso grandi tagli alla spesa pubblica, seguendo le dottrine repubblicane.

E allora, la domanda e’ semplice: pur di attirare voti, cosa sono disposti a fare i politici? Se la democrazia rappresentativa pretende vittime sacrificali, fino a che punto i potenti devono accontentarla?

Il caso nostrano e’ sotto gli occhi della nazione. La Lega ha mietuto successi parlando allo stomaco del paese, ai forcaioli della prima ora; non e’ un partito, ma una macchina elettorale gastrointerinale. Ed ora, si dice profondamente pacifista, semplicemente perche’ la “pancia” teme l’ondata immigratoria.

Rimane il retrogusto amaro di una politica schiava di moti e pulsioni per niente razionali. Una politica senza visione, senza fantasia, ed infine, senza speranza. La democrazia diventa il nuovo baluardo dei crociati, pronti a tutto pur di vederla trionfare. Sono ciechi. Ed un autobus con un conducente cieco ha un solo, ineluttabile destino: la sua distruzione.

Tocqueville ci ammoniva sul pericolo della “dittatura della maggioranza”. Dissento: ormai siamo sempre più in balia di una “dittatura di minorati”.

Che Dio ce la mandi buona (si fa per dire).

Patiti di Patata

Premesse

1) McCain è la marca leader nelle patatine fritte;

2) Gli USA sono il paese delle patatine fritte;

3) La pratica più diffusa tra gli americani è fare i “couch-potatoes” (patate da sofà);

Conclusione

McCain sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America

E a nulla varrano tutti i discorsi kennediani di Obama: cosa può un nero dal cognome binladesco contro una bianca patata anglosassone?

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