Rotture

Tempi di grandi rotture.

Brad e Angelina si sono ufficialmente lasciati dopo 5 anni di convivenza felicemente paparazzata. Mai nessuna coppia e’ stata più al centro dell’attenzione globale: forse la prima vera coppia-marchio con filiali acquista-figli in mezzo mondo. Solo Madonna li rivaleggiava in materia: ora agira’ in regime monopolistico. Bimbi del terzo mondo attenzione: potreste trovarvi ad Hollywood improvvisamente, e adieu alle vostre amate palafitte. Io sono in lutto.

Altra rottura ufficiale: il PD con i suoi elettori. In Lazio scelgono la radicale Bonino e in Puglia stravince l’esterno Vendola (nonostante le bordate neo centriste del Lider Maximo). Bersani ha commentato: “serata amara”; ma forse ha dimenticato che le primarie servono ad eleggere il miglior candidato per vincere le elezioni e non quello che più usa il goniometro a 90 gradi con l’UDC.

Rottura, infine, tra le due prime nane del governo: Brunetta e Tremonti. Il primo annuncia un aiuto di 500euro ai bamboccioni per lasciare casa, Tremonti smentisce dopo poche ore: ” Basta alle invasioni di campo”. Chi vincera’ il derby? Ma soprattutto: sti gran ca**i, no?

Intanto, mentre scrivevo, si e’ prodotta un’altra rottura: dei miei testicoli dallo scroto. Ora camminano bellamente per Roma senza una meta certa – almeno loro non dovranno più preoccuparsi di queste faccende: beata gioventu’.

Bastardo con tanta Gloria – La recensione

Ieri ho visto in anteprima l’ultimo lavoro di Quentin Tarantino, Bastardi Senza Gloria, in uscita in Italia il prossimo 2 ottobre. Senza mezzi termini: è un CAPOLAVORO.

Sono riprese tutte le tematiche care al regista (la vendetta, i b-movies, la divisione in capitoli, i sottotitoli, l’ironia, i metadialoghi, le colonne sonore distoniche rispetto alle scene…), ma con una marcia in più. E’ un Tarantino che parla di Tarantino e di cinema e di storia con uno spessore ed una maturità incredibilmente accresciuta rispetto ai film precedenti. La versione originale è multilingue: italiano, inglese, americano, tedesco e francese, e la trama entra a far parte delle migliori “what-if” stories di tutti i tempi.

Gli attori (tutti, nessuno escluso) sono perfetti, naturali nelle loro parti, decisamente credibili e mai stonati. La fotografia è nitida, molto evocativa e non ci sono mai “rotture” tra una scena e l’altra – sembra si scorra un annuario colorato di Life versione splatter. Senza mai e poi mai cadere nel posticcio e nel ridicolo.

Un enorme BRAVO a Tarantino – che ogni volta sa come non deluderci.

Consiglio vivamente a tutti di andarlo a vedere. Sono due ore assolutamente godibili.

Su “Il curioso caso di Benjamin Button”

Non vi dirò la fine del film – perchè voglio che TUTTI lo vadano a vedere. Ma vi dirò come sono finito io dopo i 180 minuti di pellicola:  trattenevo a difficoltà i singhiozzi di pianto (e ci sono riuscito solo per evitare una figura di merda colossale nel bel mezzo di una sala gremita di 500 persone).

Non vi dirò neanche che è il più bel film MAI prodotto, e neanche che ha superato di gran lunga “Roma Città Aperta” nella classifica dei film che mi hanno cambiato la vita. E non mi azzerderò manco a dirvi che è un film sulla morte, per la morte, con la morte che dovrebbero vedere tutti i fanatici della vita a tutti i costi e a tutti i tubi.

E passerete sopra il mio cadavere prima che vi dica che – sì, è vero che l’impianto narrativo somiglia a Forrest Gump (un diverso a cui capitano una serie di avventure straordinarie) – ma che va decisamente oltre in quanto a poesia, verità, universalità e generosità di significati.

Manco vi racconterò della bravura di Brad Pitt, dell’eleganza di Cate Blanchette e della maestria del regista Fincher – che da Fight Club in poi non ha mai toppato.

E no, non vi dirò neanche che, se il film non vincesse l’Oscar come miglior film, tanto varebbe eliminare gli Accademy Awards. Perchè sarei esagerato, non credete?

Insomma, andatelo a vedere: io non vi ho detto niente.

Burn After Reading

Film spettacolare. I fratelli Coen non si smentiscono (quasi) mai. Grande rivelazione dell’accoppiata Clooney-Pitt. Li avevo lasciati (ed ampiamente abbandonati) ad Ocean’s Eleven, disprezzati via via più con tutti i successivi Ocean’s multiplo di 3, 4, 5, per poi ritrovarli in questo intelligente spy-movie alla Waiting for Godot. Teatro dell’assurdo, critica alla società dell’informazioni, trash tv e grottesque mescolati in un liquore di musiche suggestive ed allusive.

La frase centrale del film è quella pronunciata nel finale da un pezzo grosso della C.I.A.: “Cos’abbiamo imparato da tutto questo? A non ripeterlo più. Anche se non ho ancora capito cos’abbiamo fatto”. Sicuramente una denuncia dell’inutilità della CIA dopo la guerra fredda e alla società dell’estetica a tutti i costi (la miccia che accende la trama è una donna che vuole a tutti i costi sottoporsi a 4 chirugie estetiche). La vacuità della stessa trama denuncia la vacuità di valori, anche negli stessi stilemi di hollywood.

Ben fatto, 90 minuti ben spesi.

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