Le cose sono molto semplici. Il capo di un partito di maggioranza è pregiudicato. Deve farsi da parte e scontare la pena. Parlare di “agibilitá politica” o addirittura di “grazia” sono una chimera urbana, come i coccodrilli nelle fogne di New York o la tetta di Carmen di Pietro scoppiata in aereo. E a poco valgono le minacce al PD mosse dai falchi del PDL: “Il governo cade, se il PD silura Berlusconi”. Ma di cosa parlano? Chi propone di votare in Senato contro la decadenza del seggio senatoriale, chi di muovere istanza di anticostituzionalità della legge Severino. Sembra un film di Antonioni dove nessuno (attori, spettatori e persino regista) capisce un cazzo. E la trama si infittisce di dettagli tra il tecnico legali ed il burlesque, giorno dopo giorno.
Per una volta, rendiamo grazia a Dio, il PD é stato chiaro, unito e succinto: le sentenze vanno applicate, affermó Epifani all’indomani della sentenza della Cassazione. E da allora, la linea del partito è rimasta immutata. Nella giunta al senato, i dem non dovrebbero riservarci sorprese, anche se la “sindrome dei 101” che hanno silurato Prodi aleggia al Senato come l’ebola in Congo.
Nel frattempo, sarà un caso, lo spread è ai minimi da due anni. Sta scendendo dal giorno della sentenza della Cassazione a Sivio. Non vogliamo fare allusioni, ma sarà che i mercati – vedendo finalmente la concreta possibilità che B se ne vada fuori dai coglioni – ci stanno riconsideranno un paese europeo?
Sarebbe ora.
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