Luigino, Marco ed il pareggio di bilancio

Inserire il pareggio di bilancio in Costituzione e’ l’ennesimo specchietto per le allodole. Anzi, per i polli, dove i polli saremmo noi cittadini. L’esperienza della legge elettorale ce lo insegna.

Per anni, anni, anni, si e’ parlato della riforma della legge elettorale in senso maggioritario come panacea a tutti i mali dell’Italia. Abbiamo governi instabili, troppi voci a parlare, bla, bla. Anni fa si arrivo’ all’estremo: il cosiddetto ‘Porcellum’, ovvero il maggioritario più maggioritario che esista al mondo. Basta una maggioranza relativa ed al partito o coalizione viene assegnato un premio di maggioranza alla Camera. Il primo governo che ha vinto con questa legge e’ stato il Prodi bis, caduto dopo 18 mesi per mancanza di coesione nel governo. Il secondo governo e’ stato il Berlusconi IV, che si regge con la sputazza per via di defezioni alla Camera. Cosa c’insegna questa rovinosa esperienza? Se cambiamo leggi, senza cambiare la classe politica, non cambiera’ nulla.

Pensateci. In una famiglia, ci sono due bambini, Luigino e Marco. Luigino e’ discolo ed irrequieto. Non rispetta le regole dei genitori, e va male a scuola. Marco, invece, e’ l’esatto contrario. Studente modello, obbediente, e sempre ligio al dovere. I genitori non ce la fanno più a gestire la casa, e decidono una misura drastica. D’ora in poi, solo chi si adegua al Modello Marco sara’ considerato figlio legittimo. Luigino e’ spaesato, per lo spavento cerca di mettersi in riga, cosi da continuare a usufruire dei vantaggi di cui aveva goduto finora. Per alcuni mesi si adegua, pare realmente cambiato, rispetta i genitori e va meglio a scuola. Dopo un anno, i genitori sono soddisfatti del figliol prodigo, e smettono di controllarne il comportamento. Luigino, seguendo la sua indole, torna ad essere quello di prima. La colpa e’ di Luigino? No, i genitori non possono che biasimare se stessi per questo fallimento.

Il senso e’ facile, i genitori siamo noi elettori. Noi ‘partoriamo’ i politici che vogliamo. Se non saremo NOI a cambiare subito le carte in tavola, se ci lasceremo sempre guidare dai soliti sospetti, la luce la vedremo solo dopo la morte. O fuggendo da Casa Italia.

La scelta e’ nostra. Non lasciamoci scippare anche questo diritto.

Palle per la pelle

Riassunto delle puntate precedenti per chi (giustamente) si sta godendo le vacanze.

I Finiani vengono deferiti dal PDL, formano il gruppo parlamentare FLI che vota con l’opposizione contro Caliendo. Inizia l’inchiesta “a grilletto” de Il Giornale di Berlusconi contro Fini. Frattini dichiara: “Se Fli sfiducia, si va al voto” – violando l’art. 88 della Costituzione. Napolitano gli risponde duramente: “Non si diano indicazioni senza averne titolo”. PDL in rivolta contro il Presidente, Cicchitto: “Se il Presidente valuterà un governo tecnico, mobiliteremo le piazze contro”.

Ed è quì che interviene il nostro eroe, Fassino, risorto dall’oltre tomba del denutrimento: ” Le critiche al Presidente sono ingenerose“. Avete capito, INGENEROSE. Il centrodestra va contro la Costituzione e per giunta, minaccia il Capo di Stato per difenderla, ed il massimo dello sdegno del maggior partito dell’opposizione è chiamarle CRITICHE INGENEROSE?

Posso capire che, dopo mesi e mesi chiuso nelle cripte del PD a nutrirsi solo di crostini e bambini (mentre gli altri big si godono bistecche fiorentine nel magnifico LOFT), Fassino abbia percezioni della realtà leggermente psicotropiche. Non gliene facciamo un colpa: appoggiamo sempre il Terzo Mondo.

Ma mandare in trincea il secchione sfigato non è la strategia migliore per fronteggiare la maggiore minaccia di colpo di stato dopo l’operazione Gladio. Il Partito Defunti non coglie proprio l’emergenza democratica che ha di fronte. Si comportano come un dottore che, scoperto il cancro di un paziente, gli  somministra un’aspirina.

Ribadisco l’appello al PD fatto giorni fa: sotterri nuovamente Fassino nelle cripte,e cacci le palle per salvare a tutti la pelle.

Diritto di trombare

E’ un attacco alla democrazia bello e buono; non è possibile che in Italia accadano ancora certe violazioni dei diritti inalienabili dell’uomo. Certo, votiamo Berlusconi e abbiamo una soubrette come ministro delle Pari Opportunità, però non avrei mai pensato di arrivare a questo punto. Ma non avevamo un articolo della costituzione che garantisce il diritto d’espressione a chiunque? Mi sembra di si, visto il proliferare di blog senza senso su argomenti totalmente insulsi (mi includo nella lista). Eppure, l’altro giorno sono stato vittima di un sopruso a dir poco vomitevole.

Vado dall’elettrauto per farmi ricaricare la batteria dell’auto e ne approfitto per chiedergli di cambiarmi anche la trombetta del clacson che si è sfondata per via di tremende lezioni sonore che impartisco la mattina ai conducenti romani (=imbranati, lenti, mosci). Lui mi dice “No problem, sono 120euro”. CENTOVENTI EURO? DUECENTOQUARANTAMILA LIRE? Per cosa? Per avere la libertà di esprimermi anche in automobile? Ma cazzo, se è un diritto garantito dalla costitutuzione, perchè non me la finanzia lo stato la trombetta? Cioè, abbiamo contributi statali sui pannelli solari (mai sentito del diritto a catturare fotoni) o sui decoder del digitale terrestre (mai sentito il diritto di contribuire alla ricchezza del fratello di Berlusconi), ma non sulla fottuta trombetta del clacson?

Eh no! Non ci sto! Dico al simpatico Giovanni (il mio elettrauto) che non pagherò una sola lira per esercitare un mio diritto costituzionalmente garantito. Lui mi guarda attonito e dice: “Se voi, te prendo un clacsonE alo scasso – te viene a ffà 30 euro”. Sono indignato: io non voglio un diritto di seconda mano – ne voglio uno nuovo di zecca. Ma capisco anche che Giovanni non è la corte costituzionale e mi limito a farmi ricaricare la batteria.

Mi rimane l’amaro in boca (leggi, mi sto ancora mangiando il cazzo). Mi sento leso come essere umano/giustiziere delle strade romane. Senza le mie strombazzate, questa città è ormai entrata nel caos più totale. Ed io assisto impotente al declino della circolazione urbana.

Che tragedia la democrazia italiana.

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