Giust’in Biberon

Le star feto, celebrità ancor prima di sviluppare organi primari, sono tante. Lo showbiz americano ne sforna da quando è nato, mamma spettacolo iniziò la sua prolifica produzione con Shirley Temple. E da lì, ci ha preso gusto a farsi ingravidare dal cattivo gusto del pubblico statunitense.

La fine di queste micro-star è quasi comune: muoiono sfatte, drogate e cosa ben peggiore, grasse. Ci sono poche brillanti eccezioni, vedi Jodie Foster, ma non fanno da contropeso ad un bilancio nettamente in favore del disfacimemento psichico e morale.

Il mondo della musica è particolarmente fertile di questi casi umani. Le starlette disney nascono tutte regine della verginità e finiscono prostitute di Hollywood Boulevard. Evoluzione artistica, dicono le interessate. Sarà, ma a cosa serve una vita milionaria se finisci comunque a battere?

I maschietti diventano invece checche isteriche con l’avanzare dell’età. Iniziano a comportarsi come uno stilista con le modelle durante la sfilata. Totalmente control freak, e follemente schiavi della loro immagine.

Mi ha colpito l’ultima golosa notizia su Justin Bieber. Avrebbe fatto il diavolo in quattro per apparire più grosso (di muscoli e pacco) in una copertina di una rivista. Il confronto tra il before e after ritocco è decisamente impietoso.

Non discuto sulla veridicità della notizia, ma anche il solo fatto che sia verosimile è disarmante. La società americana è ipertrofica. E’ parte fondante del suo mito, come un grande regista mostrò plasticamente in un capolavoro. Nessuno si salva. Ed ormai anche noi europei ne siamo vittime.

Persone comuni e star sono condannate a divenire la gigantografia deambulante di se stesse. O grassi o muscolosi, non importa. Eppure vedere un ragazzino multimilionario ridursi a ritoccare una foto come qualsiasi “mortale” lo rende più umano agli occhi del pubblico.

Ed è qui il trucco. Le star, come i politici, una volta dovevano essere superiori. Guardavano dall’alto. E proponevano modelli e stili di vita migliori ai loro elettori o spettatori. Ora la gara è al ribasso: più vai nella fogna, più vendi.

Non giudico, ma osservo. Bibier potrà pure avere il pacco più grande. Ma il vero pacco culturale lo stanno rifilando a tutti noi.

Wall-eh?!

No, non mi convincerete MAI a vedere WALL-E!

Odio Walt Disney – perchè un fattone che parlava ad una zoccola (= un PAPPONE) è stato eretto a monumento globale della pedagogia? A questo punto, i bambini mandiamoli direttamente a fare gli stagisti dai magnaccia rumeni.

I cartoni disney sono la quintessenza del buonismo veltroniano, del paternalismo democristiano – un mix strano di radical-chic e radical-kitsch insopportabile se non sotto INGENTE DOSE di buscopan 1000.

No, non ci andrò: e per protesta mi rivedo GOLA PROFONDA – unica grande enciclopedia morale di ogni tempo.

ps è un trackback ad un post di Penelopebasta.

 

Kung Fu Panda

Kung Fu Panda

Kung Fu Panda

Non starò qui a smaronarvi sulla trama del film in questione. Ma andate a vederlo in massa. Odio i cartoni animati (eccetto Shrek), ma questo merita. Mi ha fatto tornare piccolo, quando ancora sputavo a chi mi sedeva davanti al cinema o ridevo quando vedevo i morti sull’autostrada.

Film illuminante.

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