Ero al bar (non quello sotto casa), e c’era pure il mio barbiere. Ad un certo punto, alla TV danno un servizio sui parrucchieri cinesi che stanno aprendo sempre più saloni in italia. Il barbiere sbotta: “Ma che cazzo dice? No ‘o vojo manco sentì”. Dopo di che, il servizio continua con l’intervista ad un’italiana che dice di essere molto soddisfatta del suo “hair-stylist” Wo Hen…il barbiere dà il suo meglio: “Guarda ‘sta zoccola, a pulciara (tirchia, ndr) ma statte zitta, pe risparmià un euro te fai mette er botulino in testa”.
Ero già morto dalle risate inside – il mio spirito capitalista globalizzato gode davanti a chi si spaventa per la concorrenza. Ma la scena migliore doveva ancora arrivare. Mentre il barbiere continuava a pronunciare improperi in romano così stretto che manco Tomas Millian avrebbe capito, è entrata una cinese nel bar. Lui si zittisce subito. Dopo aver preso il caffè, la cinese si accorge del servizio alla TV e dice in romano: “Ma pensa te ‘sti cinesi, io non c’andrei mai da ‘sti pezzenti”. Ed esce, lasciando il barbiere, la barista e me attoniti.
I cinesi sono avanti mille anni luce: non solo si sostituiscono agl’italiani nel lavoro, ma anche nella discriminazione verso se stessi. Ma quando arriva un cinese a sostituire Berlusconi?
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