Ci dividono, ma non ci spezzano. E’ questa la sintesi perfetta degli ultimi 60 anni di Repubblica italiana. Perche’ l’Italia e’ divenuta tra le maggiori potenze economiche al mondo grazie alla sua gente, e non di certo ai politici che gli sono capitati. Certo, ne abbiamo avuto di autorevoli, ma nessuno ha mai avuto una vera visione per la nostra terra.
Lo scorso weekend sono stato a Milano. La prima volta da turista. Ed ho scoperto una citta’ bellissima, piena di storia, e di gente affabile, accogliente, e calorosa. Era una citta’ tappezzata di bandiere tricolore, per celebrare i 150 anni dell’Unita’. A Roma, capitale del Paese, non ho visto un dispiegamento tale di patriottismo. Uno schiaffo morale alla Lega, ma anche a me – che vivevo di pregiudizi speculari a quelli leghisti.
Ci dividono, ma non ci spezzano, appunto. Ci siamo riscoperti tutti più italiani dopo i festeggiamenti del 17 marzo. Cosa e’ cambiato? Tante cose. Il presidente Napolitano e’ apparso agli occhi dei più il vero leader politico della nazione. A fronte di un governo tenuto in piedi da xenofobi e “responsabili” (o meglio, disponibili), e da un leader sempre più ridicolizzato dal mondo, la gente vede nel Presidente il faro del buon senso e dell’equilibrio.
Ma e’ successa anche la rivolta democratica nel mondo arabo. I nostri vicini ci stanno dando una lezione di democrazia senza precedenti. E tutto grazie alla liberta’ di opinione del più grande Stato al mondo: La Rete. Nessuna bandiera israeliana bruciata, nessun inno ad Allah. Una rivoluzione laica, un 68 arabo con una potenza deflagrante decine di migliaia di volte di quella occidentale di 40 anni fa.
Ed anche su questo fronte, cercano di dividerci. Tra immigranti e italiani. “Le tendopoli restino in Sicilia, c’e’ un clima più consono ai nord-africani” – ha dichiarato un deputato leghista. La teoria lombrosiana in salsa botanico-padana. Per la stessa motivazione, non dovremmo accettare padani al Sud durante l’estate: non sono abituati al caldo.
E l’Italia, piccolina piccolina, anziche’ essere a capo dell’Alleanza contro Gheddafi, si e’ fatta sfilare il posto dalla Francia. In altre parole, siamo il paese che più subira’ le conseguenze della caduta del rais, e che meno otterra’ dalla sua disfatta.
Ed infine, e’ successa Fukushima. La tragedia e fine del neopositivismo nucleare. Se un paese avanzato ed onesto come il Giappone non riesce a gestire questa fonte energetica, come potremmo noi italiani? Ecco l’ennesima umiliazione: una catastrofe ambientale ci ha messo di fronte alla nostra totale incapacita’ di essere coesi e forti. Prima ci dividevano in nuclearisti e non, ora tra chi sostiene di non aver mai promosso il nucleare e chi fa finta di niente.
Ci sentiamo grandi nel nostro piccolo, ma sappiamo di essere piccoli piccoli nella grandezza del resto del mondo. Per questo, ci sentiamo accerchiati, e soffriamo di manie di persecuzione. Ma rimango dell’idea che noi siamo un grande popolo, con dei governanti di merda.
Verra’ il giorno in cui anche la classe politica sara’ della stessa qualita’ della sua gente. Ma dobbiamo essere noi a spazzarli via, qui e ora. Altrimenti, saremo tutti complici della morte lenta e silenziosa di un intero paese.
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