La Casta ci castra, ed incastra

L’unica manovra che questo Governo riesca a varare e’ la RETROMARCIA. Inseriscono la legge ad Fininvest, e la ritirano. Intervengono in Libia, ma vogliono ritirarsi. Fanno il nucleare, e poi ritrattano. Ci provano con la legge bavaglio, ma la stoppano.

Questa debolezza si rivela proprio mentre le agenzie di rating sono assetate di sangue, e non vedono l’ora di declassare il nostro debito pubblico a titolo spazzatura. Come se non ne avessimo gia’ abbastanza in giro (a Napoli si, ma parliamo del Parlamento?).

Il governo del fare ormai fa solo figure di M. Persino i governi Prodi sembrano decisionisti a confronto. Ma non facciamoci illusioni sull’opposizione. Il PD si e’ astenuto sulla proposta IDV per l’abolizione delle province. Che in fondo sono le loro aziende, non essendo in grado di fare null’altro che occupare poltrone.

La Casta ci castra, e c’incastra. Ci toglie l’aria, e pensa solo ed esclusivamente alla sua autoconservazione. Come qualsiasi altro batterio. Ricordiamolo alle prossime elezioni.

La dittatura dei minorati

Obama batte Osama, 1 a 0, partita finita. Il leader di Al-Qaeda e’ stato ucciso ad Abbottabad, un nome più indovinato non poteva sceglierselo per morire. Eppure, mi sorprende il giubilo con cui la notizia sia stata accolta negli USA. Celebrare la morte resta un rito macabro, a prescindere dalle motivazioni. Per una volta, mi trovo d’accordo con la Chiesa.

Obama non ha avuto stile. Ha parlato di “uccisione”, e di “giustizia e’ fatta”; il suo discorso rimarca l’estrema arretratezza culturale del bacino elettorale americano. Appelli a Dio, alla famiglia, e alla patria lo avvicinano ad un membro del Tea Party, che tanto lo osteggia. Non di certo ad un Nobel per la Pace.

Era in calo di popolarita’ il Presidente. Era sceso a patti con i “birthers”, mostrando pubblicamente il suo certificato di nascita per sbugiardare chi spacciava i suoi natali in Africa. Ha promosso grandi tagli alla spesa pubblica, seguendo le dottrine repubblicane.

E allora, la domanda e’ semplice: pur di attirare voti, cosa sono disposti a fare i politici? Se la democrazia rappresentativa pretende vittime sacrificali, fino a che punto i potenti devono accontentarla?

Il caso nostrano e’ sotto gli occhi della nazione. La Lega ha mietuto successi parlando allo stomaco del paese, ai forcaioli della prima ora; non e’ un partito, ma una macchina elettorale gastrointerinale. Ed ora, si dice profondamente pacifista, semplicemente perche’ la “pancia” teme l’ondata immigratoria.

Rimane il retrogusto amaro di una politica schiava di moti e pulsioni per niente razionali. Una politica senza visione, senza fantasia, ed infine, senza speranza. La democrazia diventa il nuovo baluardo dei crociati, pronti a tutto pur di vederla trionfare. Sono ciechi. Ed un autobus con un conducente cieco ha un solo, ineluttabile destino: la sua distruzione.

Tocqueville ci ammoniva sul pericolo della “dittatura della maggioranza”. Dissento: ormai siamo sempre più in balia di una “dittatura di minorati”.

Che Dio ce la mandi buona (si fa per dire).

Italiani o Itali-ani?

La Padania: “Berlusconi si e’ inginocchiato a Parigi”. Silvio: “Non mi sono inginocchiato, al massimo e’ il contrario”. Comprendiamo che al Premier non piaccia trovarsi nella posizione che impone solitamente alle sue Arcorine… ma chi di pompino ferisce, di pompino perisce.

Dal vertice italo-francese, l’Italia ne esce sconfitta in tutto: immigrazione, guerra in Libia, scalata Parmalat, candidatura di Draghi alla BCE. Sui primi tre ha prevalso la linea francese (si a revisione Shengen, si a bombardamenti in Libia, si a OPA Lactalis su Parmalat). Sull’ultimo aspetto, Sarkozy ha concesso l’appoggio all’italiano Draghi. 3 a 1 per la Francia.

La domanda sorge spontanea: che ruolo ha l’Italia in Europa, e nel Mondo? Se l’Europa e l’America sono sempre più irrilevanti rispetto alla Cina, che fine fara’ il paese meno influente tra i meno influenti? Avere una mission, un chiaro posizionamento di mercato e’ l’arma vincente di qualsiasi brand. I paesi non fanno eccezione.

La nostra immagine e’ schiacciata sulla reputazione (?) del Premier, la nostra industria manifatturiera, il noto “Made in Italy”, e’ surclassata dalla Cina in qualita’ e prezzo, la nostra universita’ e’ depressa dai tagli, la cultura va a pezzi (letteralmente, vedi caso Pompei), il turismo e’ affidato alla Brambilla, per Cristo!

Tutti gli asset del nostro sistema-Paese vanno a rotoli. Il nostro governo pensa solo alla giustizia, il resto passa inosservato. La conseguenza e’ la più totale disaffezione degl’italiani alla res pubblica, l’orgoglio di appartenere alla nostra comunita’ e’ ai minimi storici.

La Francia, l’Inghilterra hanno uno spirito nazionalista molto più saldo del nostro. Sono una nazione, un popolo, prima che uno Stato. Noi sembriamo un Europa in piccolo: uniti dalla moneta, separati in casa. E i partiti al governo non fanno che acuire i contrasti.

Cosa fare allora? Quale ricetta per tornare ad essere Grande tra i Grandi? Semplicemente, iniziare a pensare come tale. E comportarsi di conseguenza. Bisogna cambiare l’atteggiamento mentale nei confronti del nostro Paese.

Il punto di partenza e’ innescare meccanismi virtuosi nella scuola. Che l’educazione civica, la storia dell’arte e la letteratura siano il pilastro della nostra educazione. Che qualsiasi ragazzino possa fare da guida turistica nella propria citta’. Che si parlino almeno due lingue straniere (il dialetto non conta come lingua).

Che si ami ardentemente la propria Costituzione. Che si recitino a memoria i suoi principi fondamentali. Che si scolpiscano col fuoco la storia che li ha generati. Che non si dimentichi mai più da dove veniamo, e cosa siamo diventati.

Insomma, la cultura come elemento strategico, e come compagno di vita di ogni singolo italiano. Si deve nascere nella culla, e morire nella cultura. Perche’ altrimenti si nascera’ nella merda, e ci si morira’ pure.

Al-Libi(a)-to

Il PD si e’ schierato a favore dei bombardamenti italiani alla Libia. La Lega si e’ espressa in netto disaccordo con il Governo. Sono confuso: ma la sinistra non era pacifista e la destra guerrafondaia?

Mi si dira’: il PD ha accettato una risoluzione ONU a cui non ci si poteva opporre. Rimane il punto politico: potevano comunque protestare, esprimere il loro dissenso. E’ questo che fanno le opposizioni.

La troppa “responsabilita’” ha portato allo sfracello della sinistra. Nel 2008, Veltroni ha perso, perche’ non ha fatto una campagna elettorale, ma un picnic dell’Azione Cattolica. Bersani non convince, perche’ e’ cattivo quanto Tom di Tom&Jerry.

Guardate Di Pietro o Vendola. Si appassionano, si infervorano, incitano i loro seguaci a protestare. Sono vivi, cazzo. Perche’ la politica e’ passione razionale, e’ idealismo pragmatico, e’ lotta armata di fiori, e’ una scelta di vita.

Gia’, una scelta. E’ la conditio sine qua non per fare politica. Una scelta libera e scevra da interessi personali. La prima manca al PD (che farebbe un Fassino senza la poltrona al Parlamento?), mentre la seconda manca al PDL.

La gente lo sa, e premia i partiti “estremi” che continuano ad raccogliere consensi, sondaggio dopo sondaggio. Erodendo fette di mercato ai partiti maggiori, che regalano buona parte del proprio bacino elettorale anche all’astensionismo.

Tra partiti forti e non voto, sono andati in crisi i due partiti popolari PD e PDL, che nel 2008 avevano raccolto il 70% dei voti. Alle europee del 2009 gia erano scesi al 55%, ed alle amministrative 2011 non si profila un orizzonte più prospero.

C’e’ chi canta vittoria: il bipolarismo e’ fallito, non poteva funzionare in Italia, non siamo l’Inghilterra. C’e’ un salto logico in questo ragionamento: se uno non raggiunge l’orgasmo, non significa che il sesso sia sbagliato.

“Questo” bipolarismo non funziona. “Questa” classe politica non convince. “Questa” gestione della macchina pubblica non ingrana. Esiste una sola alternativa: rinnovamento. Rinnovamento totale dell’establishment. Servono facce nuove, visioni innovative.

Non deve essere il solito makeup dei capo-lista. Queste operazioni di maquillage non prendono più per il culo nessuno. La Seconda Repubblica ne e’ la dimostrazione pura e dura. Largo ai giovani, largo ai vecchi, largo a chi abbia voglia di cambiare il paese.

Con questi dirigenti non vinceremo mai, disse Nanni Moretti. Non vorremo esserne tutti complici?

Guerra tra pecore

Il cardinali Tettamanzi non le ha mandate a dire: “Perche’ chi commette atti di guerra non vuole che gli si dica che fa la guerra?”. Non si rivolgeva di sicuro alle sciure milanesi: l’unica battaglia che ingaggiano e’ contro le rughe, via missili terra-aria di botox e acido ialuronico. Il governo ha fatto orecchie da mercante; d’altronde, il Primo Ministro lo e’ di tappeti, e non ha mai smesso di esserlo.

Ora siamo ufficialmente in guerra. Bombarderemo la Libia, rispondendo (supini) agli ordini di Obama. La Lega e’ inbufalita, non e’ stata consultata. E mentre comprava laser depilatori per altre giovani nipotine di Mubarak, Silvio ha dichiarato: “Colpiremo solo obiettivi mirati”. Incredibile: invece noi si pensava di gettare missili a cazzo.

Mentre muiono civili, il solerte Governo del fare non dimentica pero’ il programma votato dagli elettori. Cosi, fa tuonare il sottosegretario alla Famiglia, Giovanardi, contro una pubblicita’ di Ikea in cui sono ritratti due ragazzi di spalle, mano nella mano; la scritta: “Per tutte le famiglie”.

Giovanardi ha dichiarato che e’ contro la Costituzione. Da quando il Governo s’interessa di rispettarla? Ma soprattutto, un dettaglio: nella Carta non e’ scritto che la famiglia e’ tra uomo e donna; tale concetto e’ espresso nel codice civile. Ed e’ stato recentemente contestato dalla Corte Costituzionale.

Gia’, fanno la guerra ma si dicono in “Missione di Pace”. Si dicono nazionalisti, ma si piegano a novanta davanti gli USA. Si appellano alla Costistuzione, ma cercano di distruggerla senza conoscerla. Parlano di famiglia tradizionale, e sono dediti al bunga bunga.

La verita’ e’ che si definisco Governo, ma sono solo delle pecore. Quando perderanno il pastore Silvio, beleranno tutti alla ricerca del nuovo protettore, sconfessando il vecchio padrone.

Ne vedremo delle belle. Si fa per dire.

Solo un paese normale…

Ieri, video conferenza tra USA,UK,FR e Germania sulla Libia. Esclusa Italia. Berlusconi era al processo Mediatrade, Frattini dalla Gruber:”Non ci sentiamo esclusi, manco la Turchia e’ stata invitata”. Da quando il terzo mondo e’ diventato il nostro termine di paragone, Ministro?

Ricordo i bei vecchi tempi quando lo era l’Occidente e l’Europa. Prendiamo atto che ora il nostro Governo si confronta con paesi che manco riescono ad entrarci nella comunita’ europea. Ed in effetti, ci chiediamo anche noi perche’ l’Italia debba continuare a permanerci.

Abbiamo un liberta’ di stampa limitata. Un presidente, malato di priapismo, indagato ma che non accenna a dimettersi. Un parlamento stipendiato dal Premier. Un Governo che non si cura dei cittadini. Un’economia sempre più ridicola. Ed un ministro degli Esteri intento a scovare carte d’affitto a Santa Lucia e non a preservare l’autorita’ del proprio paese.

Gia’, perche’ siamo ancora in Europa? Solo perche’ gli altri paesi membri non ci possono cacciare. Solo perche’ siamo ancora un ottimo mercato per le arancie spagnole, le macchine tedesche e lo champagne francese. Solo perche’ ormai in Europa ci entrano cani e porci, ed un porco in più non fa di certo la differenza.

Credetemi, amo il mio Paese, la mia storia, la mia gente. Voglio solo essere orgoglioso di tutto quello che siamo, e non avere più vergogna di cio’ che siamo diventati. Voglio smettere di parlare sempre delle mutande di Berlusconi, ed iniziare a parlare del mio futuro. Voglio solo non dover tornare a lavorare all’estero.

Non chiedo tanto. Solo di tornare a vivere in un paese normale. Ce la possiamo fare?

Ti spiezzo in due!

Ci dividono, ma non ci spezzano. E’ questa la sintesi perfetta degli ultimi 60 anni di Repubblica italiana. Perche’ l’Italia e’ divenuta tra le maggiori potenze economiche al mondo grazie alla sua gente, e non di certo ai politici che gli sono capitati. Certo, ne abbiamo avuto di autorevoli, ma nessuno ha mai avuto una vera visione per la nostra terra.

Lo scorso weekend sono stato a Milano. La prima volta da turista. Ed ho scoperto una citta’ bellissima, piena di storia, e di gente affabile, accogliente, e calorosa. Era una citta’ tappezzata di bandiere tricolore, per celebrare i 150 anni dell’Unita’. A Roma, capitale del Paese, non ho visto un dispiegamento tale di patriottismo. Uno schiaffo morale alla Lega, ma anche a me – che vivevo di pregiudizi speculari a quelli leghisti.

Ci dividono, ma non ci spezzano, appunto. Ci siamo riscoperti tutti più italiani dopo i festeggiamenti del 17 marzo. Cosa e’ cambiato? Tante cose. Il presidente Napolitano e’ apparso agli occhi dei più il vero leader politico della nazione. A fronte di un governo tenuto in piedi da xenofobi e “responsabili” (o meglio, disponibili), e da un leader sempre più ridicolizzato dal mondo, la gente vede nel Presidente il faro del buon senso e dell’equilibrio.

Ma e’ successa anche la rivolta democratica nel mondo arabo. I nostri vicini ci stanno dando una lezione di democrazia senza precedenti. E tutto grazie alla liberta’ di opinione del più grande Stato al mondo: La Rete. Nessuna bandiera israeliana bruciata, nessun inno ad Allah. Una rivoluzione laica, un 68 arabo con una potenza deflagrante decine di migliaia di volte di quella occidentale di 40 anni fa.

Ed anche su questo fronte, cercano di dividerci. Tra immigranti e italiani. “Le tendopoli restino in Sicilia, c’e’ un clima più consono ai nord-africani” – ha dichiarato un deputato leghista. La teoria lombrosiana in salsa botanico-padana. Per la stessa motivazione, non dovremmo accettare padani al Sud durante l’estate: non sono abituati al caldo.

E l’Italia, piccolina piccolina, anziche’ essere a capo dell’Alleanza contro Gheddafi, si e’ fatta sfilare il posto dalla Francia. In altre parole, siamo il paese che più subira’ le conseguenze della caduta del rais, e che meno otterra’ dalla sua disfatta.

Ed infine, e’ successa Fukushima. La tragedia e fine del neopositivismo nucleare. Se un paese avanzato ed onesto come il Giappone non riesce a gestire questa fonte energetica, come potremmo noi italiani? Ecco l’ennesima umiliazione: una catastrofe ambientale ci ha messo di fronte alla nostra totale incapacita’ di essere coesi e forti. Prima ci dividevano in nuclearisti e non, ora tra chi sostiene di non aver mai promosso il nucleare e chi fa finta di niente.

Ci sentiamo grandi nel nostro piccolo, ma sappiamo di essere piccoli piccoli nella grandezza del resto del mondo. Per questo, ci sentiamo accerchiati, e soffriamo di manie di persecuzione. Ma rimango dell’idea che noi siamo un grande popolo, con dei governanti di merda.

Verra’ il giorno in cui anche la classe politica sara’ della stessa qualita’ della sua gente. Ma dobbiamo essere noi a spazzarli via, qui e ora. Altrimenti, saremo tutti complici della morte lenta e silenziosa di un intero paese.

Politica in mutande

A volte la miopia italiana è desolante.

C’è lo tsunami in Giappone, muoiono in migliaia e da noi si parla solo di atomico si, atomico no. C’è la guerra in Libia, Gheddafi ammazza innocenti, e da noi si parla solo degl’immigrati a Lampedusa. Ma perchè i politici italiani non smettono di guardarsi sempre nelle mutande ed iniziano ad interessarsi a quelle degli altri? Sarà che a parlare troppo di quelle di Berlusconi ne abbiamo abbastanza per alcune generazioni. Produzione propria, senza conservanti o coloranti.

La nostra opinione pubblica, ridotta a pubica, non produce che discorsi autoreferenziali, ricorsivi e ridondanti. Tutto il mondo diventa solo una scusa per riempire i talk show televisivi con fattarelli nostrani e pecorecci. L’unico globo che teniamo in considerazione ha un capezzolo attaccato in cima, e non pensiamo minimanente che esista vita intelligente oltre Arcore. Tutto inizia e finisce qui.

Forse è questo il grande problema italiano. Passi tutto, ma se ci si attacca al filo di paglia, quando l’intero pagliaio sta andando a fuoco, si rischia di passare per coglioni. E non lo dico solo per rimanere in metafora, credetemi.

Equin-librio

Alla commissione Vigilanza della Rai si pensa ad una norma che “bilanci” le trasmissioni politiche. Per un Floris il martedì, dovra’ esserci un Paragone mercoledì, e cosi via. E’ una versione evoluta della Par Condicio, la “Cazz Che Dico”: per costruire i palinsesti i direttori di rete si avvarranno di ingegneri astrofisici della Nasa. Poi mi chiedo se tale principio non si possa applicare anche alle immagini. Per ogni tetta maggiorata, un uomo in mutande con un pacco pachidermico, no?

Siccome la maggioranza e’ tanto preoccupata per l’equilibrio mediatico, perche’ nella Mille Proroghe hanno eliminato il divieto per Berlusconi di acquistare nuovi giornali, come Il Corriere della Sera? A questo punto, pretendo che al PD sia dato il Corriere del Mezzogiorno e per l’UDC si fondi il Corriere del Pomeriggio!

In un paese dove le regole si applicano solo a corrente alternata, l’eccesso di regolamentazioni suona a beffa, se non a presa per il culo. Una nazione che necessita di legiferare sul buon senso e’ una barzelletta internazionale.

Frattini ha detto che non si puo’ esportare la democrazia in Libia (mentre in Irak e Afghanistan si poteva). E se noi ne siamo il prodotto, non potrei essere più d’accordo con il ministro.

Cronaca onanistica

Week end fiorito per il Cavaliere.

Prima lo “storico” accordo con Gheddafi (ovvero, noi gli diamo i miliardi e loro ci mandano più schiavi a meno costo), poi due sporchi comunisti aggrediti da militanti di destra ed infine, quell’omosessuale depravato (e pure immigrato di merda!) di Ozpetek non riceve una buona critica a Venezia.

Avvistato Silvio masturbarsi sulla foto dei volti deturpati dalla violenza maschia dei fascisti.

Almeno, non si masturba più su Ruini.

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