Posso elencare mille fortune nella mia vita. Ma una è la più grande: i miei genitori. Quando erano in vita, li amavo, ma non li apprezzavo davvero. E ora che non ci sono più, sento i loro insegnamenti più vicini che mai. Potrei riassumerli in 5 massime.
1) Non importa che pensa le gente di te, ma cosa pensi tu di te stesso. Mia madre ha avuto una vita fuori dalle regole della sua epoca. Era una ribelle, da giovanissima scappò ad Amsterdam per raggiungere il fratello. Rimase lì alcuni anni, e fece una vita da figlia dei fiori. “Se avessi seguito quello che diceva la gente, sarei dovuta essere moglie e basta”.
2) Amati follemente, perché nessuno potrà farlo meglio di te. Mio padre non faceva che vantarsi di me con i suoi amici, mia madre mi ripeteva che ero la cosa più bella del mondo. Anche se facevo un errore a scuola, faceva spallucce: “succede anche ai migliori”. Grazie a loro, io sono dotato di un’autostima a prova di bomba. Questo ha sempre attratto invidie e gelosie, sin da piccolo.
3) Non lamentarti, se una cosa non ti piace, cambiala. Forse la più importante di tutte. Da quando ho lasciato casa a 18 anni, mi sono rimboccato le maniche e ho tirato dritto per la mia strada. Ci sono stati tempi duri, tempi in cui ho rischiato di prendere cattive strade, eppure la loro voce mi ha guidato nei momenti più bui. Ho sempre cambiato quello che non mi piaceva, ho sempre lasciato una traccia dove sono passato. Nel bene e nel male.
4) Non esiste la mancanza di tempo, basta essere organizzati. Questa è soprattutto di mio padre, un pianificatore nato. Riusciva a lavorare, studiare lingue (ne conosceva 10), andare al cinema, al teatro, alle mostre, a viaggiare senza fermarsi mai. Non rinunciava mai a niente. Sono come lui: la mia giornata tocca ogni angoletto della mia anima. Non trascuro nessuna passione, nessun affetto per il troppo lavoro.
5) Ridi, ridi, ridi, ridi. Non esistono drammi che non si possano risolvere, tranne la morte. Era quello che mi ripeteva ossessivamente mia madre. Lei sdrammatizzava tutto, anche quando i soldi non c’erano più e abbiamo trascorso parecchi anni in ristrettezze. Lei non perdeva occasione per ridere di se stessa e degli altri. Io sono come lei: non esistono cose che mi rendono realmente triste; e se qualcosa ci riesce, dura 5 minuti, poi sento la sua risata e rido con lei.
Insomma, grazie mamma e papà. Mi avete fatto nascere, ma soprattutto, mi avete insegnato le cose più importanti per essere un uomo con le palle. Mi mancate da morire.
M.
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