Se con il video di Telephone ci aveva emozionato, con quello di ALEJANDRO ci definitivamente convinto: Lady Gaga e’ l’artista più visionaria e influente di questo inizio secolo. Ed il recente riconoscimento del Times ne e’ solo una conferma.
Nei suoi video visti da più di un miliardo di persone (un essere umano su sei), la modernita’ assume toni metafisici e metaforici. Tutto compone una poetica gaghiana del tutto chiara e quasi politica. Ogni sua immagine e’ un saggio di sociologia dei consumi, un trattato di Roland Barthes in musica e ballo.
Il trittico Paparazzi-Telephone-Alejandro e’ il più vivace affresco di una societa’ senza valori, che cerca di aggrapparsi disperatamente agli oggetti e alle relazioni amorose pur di non affogare nella vacuita’ più totale.
In Paparazzi, la denuncia contro il sistema oppressivo dei media e l’eccessiva personalizzazione dell’immaginario collettivo; in Telephone contro la reificazione del vivere quotidiano (vedi la coca cola come bigodini o le sigarette come occhiali); ed infine, in Alejandro, dove l’eterna lotta tra gli uomini si risolve in una (con)fusione tra sessi, razze, ideologie e religioni (vedi la polemica della Chiesa).
Lady Gaga e’ il Menestrello del 2010, perche’ rompe i tabu’ con un obiettivo chiaro: spingere (o meglio, strattonare) il pubblico verso una prospettiva nuova ed eccitante di ogni aspetto della propria vita. Il metodo e’ semplice ed immediato: l’esplicitazione e conseguente legittimazione del “freak” che e’ dentro di tutti gli esseri umani. Come non riconoscere l’Elogio alla Follia di Erasmo da Rotterdam in ogni sua parola, ed immagine?
Il mondo non e’ più lo stesso dopo Gaga: nessuno prima di lei aveva messo in musica la morte del razionalismo economico; nessuno prima di lei aveva danzato l’indecorosa e intensa natura dell’essere umano.
Benvenuti nel nuovo mondo, Benvenuti nel primo secolo D.G., dopo Gaga.
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