“I dont wanna hear, I dont wanna know, please dont say you’re sorry;
I’ve seen it all before, and I can’t take it anymore….”
Questo è il refrain di “Sorry” – tra le ultime canzoni di Madonna. Praticamente la colonna sonora degli ultimi tre lustri della politica italiana. Il governo Prodi è caduto? Un governo istituzionale? MARINI al governo? Sembra una fiction da fascia pomeridiana-digestiva, ma in realtà è sempre la stessa solfa. E la digestione la blocca, non la favorisce di certo. Se si potesse cambiare canale, sarebbe tutta un’altra storia; ma dobbiamo sorbircela over and over again.
E i giorni passano, e le forze sociali “chiedono una nuova legge elettorale” e MArini dice che “è un compito gravoso”, e Veltroni che “sfida Berlusconi a correre da solo” (Veltroni ci somiglia a Forrest Gump, ma come può pretendere che il Parrucchino Deambulante corra?). Insomma, il solito calderone ndò-cojo-cojo in salsa montecitorio; mentre i primari dei policlinici romani firmano un documento per “salvare il feto anche se la mamma vuole abortire”. In un viavai di fuggi-fuggi generale, è bello sapere che le stronzate rimangono ben salde nei loro scranni. E dire che c’è stato un periodo in cui ho creduto che Prodi ce la potesse fare; non avevo fatto i conti con Mastella e Dini. Mastella e Dini. Mastella e Dini. Mastella e Dini. Niente, di solito ripetere dei nomi ne fa perdere la carica negativa: in questo caso, non fa altro che incazzarmi di più.
Ed allora, non ci tocca che piangere. Ed aggrapparci all’illusione che prima o poi partano i consigli per gli acquisti. O che si cambi ritornello.
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