Sgombriamo il campo da equivoci: non credo che Vendola sia pronto per vincere il centro-destra, non ancora. Ma davanti a se’ ha ben tre anni per provare a convincerci del contrario, e noi tifiamo per lui. I motivi sono formali e sostanziali allo stesso tempo.
1) Linguaggio. Nichi ha capito che senza un nuovo codice della sinistra non si arriva da nessuna parte. “La poesia e’ nei fatti” recitava la sua campagna elettorale; e lo ha dimostrato facendo nascere più di 300 “Fabbriche di nichi” in giro per l’Italia. A meta’ strada tra un think tank e una scuola di partito, sono il vero motore del carisma di Vendola. La parola d’ordine: cooperazione, e non competizione.
2) Lavoro. Vendola insiste e persiste sull’equazione lavoro=liberta’ che con il racconto berlusconiano si e’ andato perdendo. Bisogna recuperare il valore del lavoro come superiore manifestazione dell’opera umana, e non come infima comparsa del teatro umano.
3) Bellezza. Riconoscere il valore economico che il territorio italiano esprime e’ un passaggio fondamentale della discorso vendoliano. Non bisogna rifugiarsi nel mito industriale, ma concentrarsi sull’estetica del cibo, del buon vivere, dell’arte, dell’enogastronomia per rilanciare lo sviluppo del Bel Paese.
Nichi e’ scomodo alla nomenclatura asfittica della sinistra. Perche’ rompe tutti gli schemi fighetti in cui il PD sguazza. Non ha vergogna di essere “un po’ comunista”; sfrutta il sistema mediatico tradizionale con disinvoltura e quello di internet con destrezza obamiana; e’ meridionale senza complessi di inferiorita’; batte il PD alle primarie; omosessuale dichiarato, ma non sputtanato; viene apprezzato sia da Confindustria che dagli operai; parla ai moderati, senza esserne lo zerbino.
Per tutti questi motivi, Nichi Vendola fa paura a tutti. La sua sfida sara’ concretizzare la sua “poesia” in “fatti”, come ha gia’ saputo fare nella sua Puglia. Ci riuscira’ su scala nazionale? Per ora, un in bocca a lupo. E speriamo tu non faccia la fine di Veltroni – che con le sue “vision”, “mission” e “loft” ci ha portati nel baratro della rivisitazione moderna dello champagne socialism.
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