Mai grigio fu più colorato

Sto leggendo e rileggendo l’ennesimo grande decreto del governo Monti. Non posso che essere commosso. Certificati (residenza, nascita, matrimonio), iscrizioni all’università e libretti: tutto online! Parliamo di una riduzione burocratica epocale, che si aggiunge ai due precedenti decreti. Con la Salva-italia si è detto stop ai privilegi di chi ancora godeva del calcolo pensionistico retributivo. Con la Cresci-italia, si sono liberalizzate tantissime aree della vita quotidiana (con risparmi previsti di 1000euro a famiglia).

Quale sarà il prossimo passo? Il nostro Presidente vuole varare una legge di principio: tutti i soldi recuperati dalla lotta all’evasione andranno ad abbattere il carico fiscale. Non è un principio nuovo, ma è la prima volta che lo si vuole cristallizzare in legge. Ed è la terza fase di un governo che imprime un’accellerazione sensibile sul pedale dell’Equità.

Mi si dirà che le proteste in tutta Italia dilagano. Che la gente è scontenta, bla bla. Tutte opinioni infondate. Il consenso per Monti è attorno al 60% (pensate che quello degli elettori della Lega è al 70%!). Nella settimana passata, un grande attestato di fiducia internazionale. Il financial times ha dichiarato che l’Europa si regge sulle spalle di Monti, che è l’unico presidente europeo degno di nota, che l’italia ormai è “on track”. Non è un caso che, nonostante i declassamenti delle agenzie di rating, lo spread sia sceso di 175 punti dall’ultimo Governo, quasi sotto quota 400.

Tornando alle proteste e scoperi di questi giorni, sono un puro fatto di folklore. Passeranno, si stancheranno, manco li ricorderemo fra 10 anni, quando la nostra economia viaggerà con crescite inimmaginabili ora. Di questi giorni una sola immagine permarrà: quella di un grigio professore venuto dal nord che ha ridato colore alla nostra bandiera.

Tutto il resto è noia.

No Manovra? Meglio la retromarcia?

Non sopporto la lagna continua e distruttiva che contraddistingue l’italiano medio. A chi non piace la manovra Monti, andasse pure in Grecia per capire davvero cosa significhi andare in default.

Dicono che sono colpiti i poveracci, ma sgombriamo il campo da ogni dubbio: e’ una cazzata. Io vivo del mio stipendio, non metto da parte niente, non ho eredita’, non ho case e non ho auto. Ho iniziato a lavorare gia’ con il conteggio contributivo della pensione. Non possiedo yacht, ne’ elicotteri. Direi di essere un poveraccio, no? Ecco, io non saro’ toccato minimamente dalla manovra Monti. Gli altri che lo saranno tanto poveracci non lo sono, e tacciano per decenza.

Dicono non sia equa. Perche’ non mettere l’ICI anche alla Chiesa. Bla, bla, bla. La Chiesa svolge un compito assistenziale indispensabile per i veri poveri del Paese. Se dovesse pagare le tasse, sarebbero tagliati quei servizi a beneficio di una fascia debole della popolazione. Perche’ non aumentare la sovrattassa agli scudati? Perche’ gia’ sara’ quasi impossibile reperirli quei soldi (si dovra’ violare un patto Stato-cittadini): metti la % che ti pare, ma i soldi comunque non ci saranno.

Voglio pero’ dire che esiste un aspetto odioso di questa riforma, la deindicizzazione delle pensioni superiori ai 936 euro per due anni. Va abolita nelle discussioni alle Camere. Si mettano al bando le frequenze tv che attualmente si vuole regalare a Mediaset e Sky, ed evitiamo questo salasso inutile ai pensionati. Si potrebbero fare almeno 15 miliardi, che darebbero un po’ di respiro a tutti.

Concludo.
Non e’ una manovra perfetta, ma non e’ l’unico provvedimento che dovra’ produrre il governo Monti. Mancano ancora i decreti sulla crescita (liberalizzare le professioni, privatizzare gli enti su cui lo stato ancora possiede golden share, etc etc), sulla lotta all’evasione fiscale e sulla riforma del mercato del lavoro (la proposta Ichino e’ gia’ nei cassetti delle commissioni parlamentari).

Ma in 17 giorni e’ stato fatto un lavoro eccellente. Posso dire finalmente che gl’italiani hanno un governo che non si meritano. E’ troppo più avanti di loro. Che il popolo si svegliasse e la smettesse con la stucchevole lagna da sindacalista degli anni 70.

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