Holidays on Ice – David Sedaris

Eccomi al secondo libro di David Sedaris che ho comprato. In termini cronologici, è più vecchio del precedente, ed infatti la verve caustica deve ancora affilare bene le unghie. Sono tre racconti: il primo è di una notte passata con sua sorella Lisa, il secondo è un discorso che un produttore esecutivo di hollywood propina ad una congrega di battisti ed il terzo è la storia di due famiglie ricche che fanno a gara a chi è più generoso dell’altro senza esclusioni di colpi.

Il leitmotive è il Natale, in tutte le sue sfaccettature – senza risparmiare nessun mito della sacra festività, Sedaris mette a nudo tutti ma proprio tutti i panni sporchi della società moderna.

Divertente, si legge in un paio d’ore.

Il vecchio e la metro

Tanto perchè ad Hemingway non avevo mai rotto le palle, ho deciso di deturpare anche il titolo del suo famoso libro. Però ci stava tutto come titolo di questo post.

Oggi ero in metro – come mi capita spesso durante il week end – e il mio viaggio si è incrociato con l’uscita dai licei. Pletore di ormoni ricoperti di carne si sono riversati nei vagoni dove io stavo tranquillamente leggendo “Holidays on ice” di David Sedaris (seguirà recensione). Ero intenzionato ad ignorarli al 100%, ed infatti, faccio per indossare le cuffie del mio ipod quando scopro che sono fatalmente rotte. Caput, game over, distrutte. Controllo il display della metro: mancano ancora SEI FERMATE – sei interminabili fermate in cui mi sarei sorbito tutti quei discorsi alla Federico Moccia che detesto quanto un pugno nei coglioni.

Il fato ha voluto che accanto a me stesse seduta una ragazzina tutta intenta a sistemarsi i capelli. Lo faceva in una maniera così stizzosa che temevo seriamente sarebbe scesa calva dalla metro. Alla fermata successiva, entra un ragazzotto che le sorride, evidentemente un suo amico. Dopo aver parlato dello STRESS di aver ricominciato la scuola (e già mi giravano i coglioni: STRESS? STRESS?!?!?), ad un certo punto lei afferma solennemente: “Quando farò 24 anni, mi sentirò una vecchia” – e lui: “Io a 25”.

Nella mia testa ripeto con loro: “Eh si, a 25 anni uno è vecchio”. Poi torno alla realtà: “Cazzo, io ne ho 26!”. Volevo prendere quella ragazzina-non-ancora-calva e sbatterla contro i denti del ragazzotto, in modo da rendere lui sdentato e lei sfigurata; ma non l’ho fatto. Purtroppo, non era colpa di quei brufoli deambulanti se la pensavo esattamente come loro. E’ da quando sono piccolo che ho stabilito la soglia del quarto di secolo come il limite massimo di scadenza. Ed ora che l’ho appena superato, vorrei spostarlo al mezzo secolo. Vado avanti a passi del giubileo – di 25 in 25.

Ma poi ho pensato che erano sfortunati: per loro il sesso è ancora un’ossessione, i brufoli sono all’ordine del giorno, ogni giorno devono lottare con i compagni di classe, hanno dei professori rompicazzo e delle interrogazioni paurose, senza contare la costante sensazione di non sapere chi sei e cosa farai nella vita.

E poi mi venne in mente un pensiero che mi sollevò: minchia, ma anche io sono ancora ossessionato dal sesso, c’ho brufoli fino alla gola, devo discutere con i colleghi,  e fare delle riunioni di lavoro spaventose, senza contare la costante sensazione di non sapere chi sono o cosa farò nella vita.

Che culo: ho ancora 18 anni!

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