Gira la ruota, compriamo una vocale!

Nella capitale del nord, la minoranza batte la maggioranza, che si sgretola per via partiti estremisti, e di correnti che la lacerano dall’interno. Il presidente del Consiglio viene esortato a non presentarsi ai comizi. Non e’ il Governo Prodi, ma quello Berlusconi. Nemesi storica tra le più ironiche, se non fosse tragica per il nostro Paese.

La sinistra ne approfitta, unita per la prima volta da anni. Dilagano con gli “spin” di Pisapia Il Moderato, e di De Magistris Il Nuovo Che Avanza. Conquistano il web con parodie su Youtube e pagine Facebook con decine di migliaia di fan. Coinvolgono, commuovono i giovani. Persino D’Alema sembra più simpatico (“Zingaropoli islamica a Milano? Per ora solo Arcore e’ piena di marocchine”). Cosa sta succedendo?

Il vento sta cambiando, ripetono i leader del PD e gli editorialisti simpatizzanti. Oggi un sondaggio Demos-Coop registra un dato impressionante: il ceto medio e’ minoranza (43%), superato da quello operaio (48%); la stessa percentuale delle amministrative di Milano con una Moratti bloccata al 41% e Pisapia al 48%. E’ davvero un caso?

In Spagna, i giovani occupano le maggiori piazze di Barcellona e Madrid da giorni. Il Partito socialista crolla al 27%, e vince il Partito Popolare con un misero 38%. L’astenzione è ai massimi storici, al 33%. Il premier Zapatero ha perso il tocco magico, e così anche il premier francese Sarkozy che registra un crollo nei sondaggi.

Ed intanto, i paesi arabi si fanno portatori di democrazia e libertà, tanto da spingere il presidente Obama a lanciare un nuovo Piano Marshall in quell’area del mondo. Ma non solo: gli USA appoggiano un cinese per sostituire DSK alla presidenza del FMI. Ormai, l’Europa è sempre più marginale.

Alleanze prima inimmaginabili si realizzano. Vecchi nemici diventano amici. Vecchi poteri scalzati da nuovi poteri, che vengono dal basso. Tutto ormai è possibile. E non mi resta che lasciarvi con una canzone storica, “Wind of Change” degli Scorpions. “Listen to the wind of change…..”

Fusione Nucleare

I migliori post di questo blog li ho scritti incazzato e livido di rabbia nei confronti dei politicanti pescivendoli che ci ritroviamo in questo balordo Paese. E’ una regola di sempre: quando sono innamorato, tendo a scrivere sempre meno.

Cerchero’ di farlo comunque, anche se la storia che sto vivendo in questi giorni m’impedisce di fottermene di Berlusconi e Fini che sciolgono il loro Pacs, o di Bersani che apre il suo cantiere per le riforme dove e’ l’unico operaio co.co.pro.

Solo una nota politica: ora sto con uno spagnolo e gia’ si parla di sposarsi, di avere figli ed una famiglia insieme. E’ solo uno di quei sogni ad occhi aperti, e’ ancora troppo presto, ma rimane il punto politico: con lui, in quanto cittadino di un paese non omofobico, io posso sognare – con un italiano, avrei potuto solo rosicare.

Vada come vada, crisi o non crisi, l’Italia potra’ avere anche meta’ della disoccupazione iberica, ma non ha neanche un decimo della sua lungimiranza politica. Che aprissero pure le centrali nucleari, io preferisco vivere in una fusione nucleare tutta privata. A la mierda todos.

Sono bravo con la lingua

Stupiti per un titolo così smaccatamente lolitesco? Era l’unico per descrivere una mia qualità – forse l’unica che davvero mi riconosco da sempre. La mia capacità di apprendere le lingue straniere in poco tempo. Certo, non mi sono mai cimentato con lingue con altri alfabeti ma fortunatamente quelli che le parlano sono ancora considerati inferiori negli ambienti che frequento – per cui, non ci faccio caso.

Ho iniziato da piccolissimo con l’italiano – perchè in famiglia si parlava solo napoletano ed ebraico (il primo nella routine, ed il secondo nei furiosi litigi etnici tra mia madre e sua sorella convertita al cattolicesimo più pizzicagnolesco ci sia). Il risultato: quando parlavo, non mi capiva nessuno – perchè avevo un accento misto tra un vucumprà, Netanyahu e Gigi D’Alessio. A scuola i compagni mi prendevano in giro e le maestre mi punivano severamente. Ho imparato l’italiano principalmente per mandare a fare in culo entrambi.

Siccome a 10 già sapevo tre lingue (italiano, napoletano ed ebraico – quest’ultimo lo capivo ma non lo parlavo), mi dissi: perchè non imparare l’inglese? Così iniziai a vedere sempre film in lingua originale (esistevano le cassette della DeAgostini all’epoca) con sottotitoli in italiano – un doppio sforzo per me. Ricordo che m’incazzai con l’edicolante: ma perchè non ce l’hai con i sottotitoli in napoletano? Eppure, mi arresi all’evidente debolezza della mia causa. L’inglese fu una grande avventura, mi piacque subito per la sua velocità ed il suo suono. All’inizio avevo lo stesso accento da troia di Los Angeles di Julia Roberts (avevo visto la cassetta di Pretty Woman circa 22mila volte). Oppure adorai il vocabolario:  bastavano 10 parole  ripetute in ordine diverso e potevo già comporre il discorso d’insediamento alla Casa Bianca.

Devo ringraziare l’inglese se sono andato via di casa tanto presto. Però poi sono finito a lavorare e studiare in Spagna – e così dovetti imparare sia spagnolo che catalano (vivevo a Barcellona – e lì gli esami si fanno in catalano). Del secondo m’innamorai a primo orecchio, del primo non mi sono mai innamorato. Lo spagnolo è sostanzialmente così: prendi l’italiano, decurtane la grammatica di qualsiasi regola grammaticale che la rende una lingua stupendamente complessa, aggiungi una S e arrolla la lingua in quantità industriale (come faceva Britney Spears di “Hit me one more time”, quando diceva “Loneliness”) ed il gioco è fatto.

Ed infine, l’ultimo grande amore: il francese. Ho iniziato a studiarlo due settimane fa – la trovo la lingua più complessa che abbia affrontato fino ad ora. Certo, rimango ancora perplesso per l’uso spropositato che fanno dei suoni nasali – mi stupisce l’immagine di una nazione che parla tutta come se si fosse beccata un raffreddore cronico. Oppure, se vedo un notiziario su internet, continua una vocetta interiore: “Minchia, che lingua da frocette passive”. Eppure, mi piace la sfida: è una lingua complessa come l’italiano, non mi serve ad una mazza (in francia o in congo difficilmente andrò a vivere) e mi tiene occupato il cervello.

Vediamo come va a finire. Magari mi scasso le balle, o forse no.

Omo-logazione

Tra gli omosessuali è crescente il lamento per l’eccessiva omologazione dei loro pari. C’è grossa crisi, e pure ai ricchioni non dice culo per niente; in qualche modo, devono pur farsi accettare ed ecco la strada più ovvia e naturale: sembrare delle persone normali.

La legge è quell’insieme di regole che una comunità si da per regolare gli aspetti di cui sente il bisogno di regolare. Un esempio per tutti: in Spagna non esistono leggi in materia di prostituzione. Lo chiamano “hueco legislativo”, ovvero vuoto legislativo, che nasce dal non percepire il bisogno di legiferare al riguardo. E perchè mai dovrebbero farlo allora?

Uguale è la questione omosessuale.
In Italia, la comunictà GLBT è una lobby ancora troppo piccola, particolaristica e di nicchia per essere “riconosciuta” dalla società. Quando dico “riconosciuta” mi riferisco a due modalità:

1. Si è riconosciuti dalla comunità, quando questa prende atto delle differenze e ne accetta i confini nei suoi ranghi;
2. Si è ri-conosciuti dalla comunità, quando la stessa vede buona parte di se stessa nel nuovo gruppo.

Non si può chiedere al corpo di non rigettare un rene di un maiale. La probabilità di espulsione del corpo estraneo è altissima. E’ una questione di antropologia. La parziale omologazione è L’UNICO vero passo per essere accettati dalla comunità ed, in seguito, compresi nella legislazione.

Cerchiamo di evitare gli errori della Spagna che – a causa di una legge imposta dall’alto – sta vedendo aumentare gli episodi di razzismo e violenze sugli omosessuali.

Un saluto,
IlSarcoTrafficante

ps questo è un trackback ad un post di Penelopebasta

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