E adesso chi candidiamo?

Emma Bonino ha un tumore al polmone. Un dramma per i Toto-quirinalisti. E adesso quale donna fingeranno di voler mettere al posto di Napolitano? Su Twitter impazza l’hashtag #ForzaEmma, ed io mi unisco alla Rete. Anche se vi dirò: dato l’acume di certi politici, una sola Emma sotto chemioterapia vale quanto almeno 100 politici sani.

Lo dico a ben donde. Se penso all’ultima polemica sulle Primarie in Liguria, mi vien voglia di candidare Totti; che si è arreso ai selfie, e con le parodie che fioccano sul web, almeno ci facciamo quattro risate. Oppure, potremmo candidare Marchionne, che ha appena annunciato 1500 assunzioni alla Fiat di Melfi, leccando il culetto al Jobs Act del Governo.

Ancora meglio. Ho un’idea per tagliare la testa al toro. Lancio la candidatura di Jennifer Lopez. Dopo il vestito a bocce da fuori ai Golden Globes, un mix tragicomico tra una MILF ed un lampadario KUUT di Ikea, chi meglio di lei per rappresentarci nel mondo?

Scherzi a parte, l’affare è serissimo.

Tutti i sondaggisti non sanno a chi appellarsi. Dopo la scommessa del Premier, fioccano nomi come rutti in una birreria dell’Oktober Fest. Eppure dovrebbero aver capito: Renzi spara, spara, spara. Tanto nessuno controlla. Lui vince grazie alla nostra brevissima memoria storica, a misura di Brunetta.

Vedremo, valuteremo. A noi basterebbe una persona onesta.

Ed ora sì che siamo nel campo dell’impossibile narrativo.

La maledizione di Toni e la sinistra italiana

Più m’interesso di calcio, e più scopro spaventose analogie con la politica italiana. L’ultima e’ quasi sorprendente: la maledizione di Toni; l’attaccante della Roma, pare non riesca a segnare alcun goal se gioca insieme al suo capitano, Totti. E chi e’ il Totti della sinistra italiana? Il sempiterno e sempiverde Massimo D’Alema. E chi sono i Toni? Fassino, Boccia e Bersani, tre leader dalemiani, tre perdenti senza tregua.

Ma se D’Alema e’ la signora Fletcher della sinistra (dove arriva lui, ci scappa sempre il morto), perche’ continua ad avere tanto potere? La risposta e’ semplice: mancanza di palle degli esponenti politici. E pure quando ne esce qualcuno con tanti attributi (Cofferati), D’Alema mostra un’altra faccia: diventa un’idrovora succhiapalle che risucchia “la faccia nuova” nel vortice delle nomine più assurde, lo circuisce con promesse di gloria per poi darlo in pasto ai pesci dell’oblio e della quinta scenica.

Di D’Alema non ci libereremo mai per un motivo semplice: e’ l’unico vero politico italiano. Nel contesto attuale, lui “vince facile” e non ci sono persone in grado di schiacciarlo davvero. Fa eccezione un outsider outsiderissimo, Nichi Vendola. Il suo slogan delle passate elezioni era “La sinistra che vince”, e non ha deluso le aspettative.

Vedremo nel 2013, quando si presentera’ come aspirante premier. Intanto, e’ sulla buona strada: D’Alema lo disprezza con tutto se stesso. Speriamo arrivi a volerlo vedere morto – cosi’ vinciamo di sicuro.

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