Impressionante. Deprimente. Angosciante.
Il docu-film di Erik Gandini ha tutte le caratteristiche di un film alla Michael Moore, ma dai toni decisamente più europei. La voce narrante ci accompagna alla scoperta della Repubblica Videocratica d’Italia con una lucidita’ spiazzante. Vengono intervistati i personaggi che di Berlusconi sono pura emanazione: da Lele Mora a Fabrizio Corona.
Esistono due traits d’union a questo dipanarsi di eventi: la storia di Riccardo, un ragazzo del nord est che vuole sfondare nel mondo della TV, e il simbolismo satanico/pidduista; il secondo e’ molto più celato del primo, ma ad un occhio attento non sfuggiranno continui riferimenti all’argomento (la sequenza iniziale ne e’ la riprova più evidente).
Quello che maggiormente sconvolge sono le parole dei “berluscones”, le loro dichiarazioni candidamente malvagie e i loro atteggiamenti genuinamente psicotici. Tra le scene più inquietanti, cito quella in cui Lele Mora mostra orgogliosamente a Gandini la sua passione per il Duce (“Berlusconi e’ una brava persona, anche se non e’ come Benito”…anche se!), facendogli ascoltare gli inni fascisti che ha memorizzato nel cellulare.
La chiave del film e’ racchiusa nelle parole del regista del Grande Fratello. Nella TV commerciale, Berlusconi ha sempre riflesso la sua “poetica” del mondo, ovvero, luci, ricchezza, donne procaci, musica. Cio’ che emerge e’ un’Italia totalmente assoggettata al modello di vita del Presidente: noi viviamo la SUA Italia, nel SUO studio televisivo, e siamo solo SUE comparse, che sperano un giorno di passare alla ribalta.
Basta apparire, quindi. Ma il sottotitolo del film nasconde anche la soluzione? Saggio gioco di parole.
Un film che andrebbe mostrato nelle scuole e nei luoghi pubblici. Dovrebbe creare un risveglio di coscienza popolare. Si esce incazzati, delusi e disillusi, perchè appena fuori al cinema, guardi i palazzi attorno e dalle finestre di tutte le case esce la spettrale luce del televisore. E capisci che fino a quando ne rimarremo ipnotizzati, il Berlusconismo non avrà fine.
E’ triste pensare che all’estero ci vedranno per quello che siamo veramente: tutte Veline mancate.
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