Se banale diventa vitale

Giorni fa pubblicai su facebook questo status: “ci sono giorni in cui ti senti onnipotente. Meno male che finiscono tutti seduti sul wc a ricordarti che non lo sei”. Noi siamo umani, finiti, imperfetti ed impotenti. Il grande tranello della natura è illuderci del contrario. Come darsi motivazione se non elevandosi a semi-divinità terrestri? Se non lo facessimo, anche incosciamente, il mondo non esisterebbe affatto – perchè si regge sulla sindrome del “moto a luogo” di ogni uomo. Che ciecamente avanza verso una meta che neanche conosce.

La religione è sempre stata un TomTom spirituale, in grado di dare agli uomini la propria posizione Gps in qualsiasi momento. Dato un certo percorso (punto A: nascita, punto B: l’aldilà), ti dava le indicazioni stradali per percorrerlo correttamente senza intoppi. E poi la geografia morale è cambiata, ma le mappe della religione non si sono mai aggiornate. L’uomo è perso, sconcertato, in cerca di una bussola nuova.

Venne così l’informatica. Al desiderio di direzione si sopperì con il desiderio di controllo. In un mondo che non (ri)conosco più, almeno posso tenere sott’occhio tutto quello che mi circonda. Si perde la ricerca del qualcos’altro da se stessi, perchè ci si risparmia il rischio della scoperta. Da avventurieri dell’anima, siamo diventati navigatori di internet. Che è una Rete, quindi sia insieme di relazioni, sia una trappola che ci irretisce, appunto.

In questa evoluzione non possiamo riconoscere un meglio o un peggio: l’uomo si adatta a quanto gli si presenta. Lo farà sempre, è la sua unica vera costante. Assieme alla morte, che è la bussola da tenere sempre a mente. Dimenticarla significa subirne la paura. Affrontarla significa darle corda.

Un filosofo diceva di vivere per morire. Non incitava al suicidio, anzi. Era un inno alla vita, al goderne ogni istante, perchè tanto scontato sembra qualcosa, tanto più prezioso diventerà alla sua scomparsa. Parole scontate, retoriche, da sermone copiato ed incollato. Ma se ci pensate, l’unica certezza è la morte: se non sfruttassimo questa conoscenza, potremmo davvero dirci differenti da una pianta?

Scusate il pistolotto, ma non è il periodo migliore della mia vita. Quando vedi tua madre spegnersi lentamente, capisci di non servire a nulla. E certe banalità diventano ancore di salvezza inimmaginabili.

Ieri sono stato davvero GAY

Gay significa GAIO, FELICE in inglese. Mi sono sempre chiesto: a me rode il culo ogni giorno, sarò mica etero?

Un giorno, si leggeva con il mio capo una serie di caratteristiche personali per avere successo a lavoro. Tra queste c’era “Non evitare gli scontri necessari” – ed io: “Obiettivamente, sono troppo conciliatore a volte”. Il mio capo mi guarda e ride a crepapelle: “STAI SCHERZANDO? Non mi sembra che tu te ne faccia passare manco una!”. Tradotto: sono uno stronzo di prima categoria. Di GAIO, FELICE c’ho solo il viso quando dormo o sono ubbriaco. Spesso le due cose coincidono.

Ma ieri sera, miei cari lettori, ieri sera è stata DAVVERO la serata più GAIA della mia vita. Roma, quartiere EUR, megaevento da Ibiza: LA LECHE! Già il titolo è un programma, perchè ha tre significati in spagnolo: LATTE, SPERMA, FIGATA. In altre parole, la sacra triade gay, il segno della croce omo: nel nome delle PROTEINE, del SESSO e del DIVERTIMENTO. E devo dire che ieri è stata all’insegna di tutte le leche possibili ed immaginabili.

PROETINE: ormai se un cibo non è proteico manco mi degno di chiamarlo cibo; ieri sera avevo mangiato 1kg di Fiorentina in onore dell’evento religioso. SESSO: prima di uscire mi sono fatto una sana e ricchissima scopata con un simpatico 30enne sposato che chiamo ogni qualvolta urge tachicardia post-orgasmica; ma anche perchè in discoteca ho raccolto tanti numeri che il mio blackberry ormai fa concorrenza alle pagine gialle. DIVERTIMENTO: immaginate un capannone industriale, almeno 1000 maschi a torso nudo (il 70% dei quali decisamente meritevoli di levarsi anche il resto dei vestiti), musica DA PAURA e tanti tanti stranieri che il giorno dopo partiranno (un elemento decisivo se ci si vuole davvero divertire!).

Ieri per la prima volta in vita mia, ho provato l’ebbrezza di essere al 100% gay stereotipato discotecaro, lampadato e posaiolo. E devo dire, che mi è piaciuto da morire. Ogni tanto fa bene seguire la massa: perchè essere pecora è meglio di essere leoni a volte. In tutti i sensi.

Bonne dimanche a tous!

Dentologia

Se la vita mi sorridesse, mi chiederei se avesse le carie

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: