Il più bel profilo del reame

Internet ci ha portato tante innovazioni, che hanno migliorato l’umanità, ci hanno reso persone migliori e complete. Tipo Youporn. Ma non tutte le novità sono buone, a dire il vero, alcune sono proprio diaboliche. Direi che quella più infetta è “IL PROFILO”. Prima dell’avvento della rete, era un termine usato dai fotografi e dai criminologi. Non che la cosa sia cambiata: si sono semplicemente democratizzate queste figure professionali. Con Internet, siamo divenuti TUTTI fotografi E criminologi.

Siamo fotografi quando ci facciamo selfie per renderci i più belli del reame, ma anche quando critichiamo con dovizia di particolari le foto degli altri. E nel giudizio, inseriamo anche aspetti di criminologia che manco Lombroso. Basta un ciglio alzato a determinare la pericolosità sociale di un individuo. Se una mamma pubblica la foto del figlio, siamo già pronti a chiamare l’assistente sociale.

Inoltre, la creazione del profilo obbliga tutti ad incasellarsi. A rendersi più facili, e decifrabili. Ne è un esempio il mondo gay, dove ogni essere umano deve inserirsi necessariamente nello schedario glbt (jock? bear? twink? wolf?). Ed il mondo etero non è  alieno a questa tipologia di autopsia dell’essere umano, semplicemente cambiano i termini.

IL PROFILO nasce dalla paura dell’ignoto. Può anche andar bene all’inizio, ma se non si supera quella fase, si finisce per scoparsi i pixel, non una persona. Che non deve essere proprio una sensazione piacevole (oltre che costosa, se hai un Mac e spacchi lo schermo).

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