La chiave di lettura

Mi sono sempre chiesto come io abbia potuto resistere tanti anni a Roma. E la risposta era sotto i miei occhi. Mi è stata suggerita da una persona conosciuta qualche giorno fa, che ancora ringrazio.

“A Roma non c’è amore, perché è solo un splendida tomba”.

Non ci avevo mai pensato, ma non ho potuto confutare questa tesi. Da quando sono qui, non ho conosciuto una sola persona in grado di amare. O comunque, se le ho conosciute, non hanno amato me. Il che, sulla legge dei grandi numeri, equivale a dire: opzione A. Non mi faccio amare B. Non riescono ad amare. Posto che l’opzione A è totalmente verosimile, direi che la seconda, non foss’altro per probabilità statistica, è la più veritiera. 

La domanda a questo punto è una soltanto: come mai ho resistito se non c’è amore? La risposta è altrettanto semplice: io non lo cerco questo benedetto “amore”. O quantomeno, non lo cerco in quel packaging medio-borghese che tutti comprano a scatola chiusa. La favoletta dell’american dream disneyano non mi appartiene. Non sopporto nessun tipo di dipendenza, figuriamoci quella da un’altra persona.

Che tipo di relazione voglio? Quella in cui ci si accompagna a vicenda, in un abbraccio quotidiano. Dove non ci sono progetti, dove ci si sceglie ogni giorno, senza alcun obbligo contrattuale o spirituale, se non l’onestà. 

Parliamoci chiaro: a Roma non si trovano mica persone così. Qui, se dici una cosa del genere, fanno i salti di gioia, perché sono tutti ossessionati da queste coppie aperte. Io sono e resterò sempre monogamo. Rimanere individui indipendentii non significa che ognuno si faccia gli affari propri. Significa una scelta consapevole, un compromesso meraviglioso che ti accompagna tutta la vita.

Roma quantomeno mi ha aiutato a tenere alla larga i dolce-stilnovisti, gli amanti dell’amore piccolo borghese. Per quello ho resistito così tanto. Eppure, devo ammettere che sono molto stanco di questa città. Ma non faccio nulla davvero per andare via. 

Forse devo godermi un’altro pò di morte, prima di ricominciare a vivere.

ps ringrazio Davide per le bellissime riflessioni che mi ha donato in questi giorni.

Una relazione non è una società di mutuo soccorso

Mi fanno tenerezza quelli che cercano un/a compagno/a a tutti i costi. Scappano dalla solitudine, senza rendersi conto che si nasce soli, e si muore soli. E allora, perché non imparare semplicemente ad amarsi? Non m’invento niente. Duemila anni fa, un anonimo ragazzotto ebreo dallo stile un po’ flower power disse: “ama gli altri, come ami te stesso”.

Non potrei essere più d’accordo: chi non si ama non può amare un’altra persona, ne può divenire solo dipendente. Non si può leggere l’Eneide se prima non s’impara a farne la versione in prosa. Per carità, legittimo buttarsi in situazioni di dipendenza, ma chiamiamo le cose con il loro nome. Questa non si chiama relazione, ma società di mutuo soccorso.

Badate bene. Questo post non è affatto pessimista, ma anzi è estremamente ottimista. Solo prendendo coscienza della realtà ci si può concentrare sulle cose che contano, senza fuggire da se stessi, dai propri problemi. Solo liberandosi dalle paure, si può pensare di avere una vera relazione, che è libertà, completamento, e appagamento.

Noi esseri umani abbiamo enormi potenziali, eppure spesso ci chiudiamo in recinti di vane sicurezze che li fa sparire tutti.

(S)coppia Aperta

Tra tutte le amenità che la modernità ha partorito la “coppia aperta” è la peggiore. Per dirla in termini scientifici, fa proprio cagare. Oltre a rappresentare semanticamente e logicamente un non-senso.

Semanticamente, perchè se siete aperti, non siete coppia, ma solo amici che si scopano tra loro e con gli altri. Non mi dite: quanto sei old, le cose si evolvono. Se foste davvero convinti di ció, non sentireste l’esigenza di chiamarla “coppia aperta”, ma semplicemente “coppia”.

Logicamente, perchè mi è davvero oscuro il meccanismo/sillogismo per cui uno senta l’esigenza di avere un partner se poi vuole ancora scoparsi mezzo mondo, dicendolo al proprio partner. Ma questo é sadismo!

Aggiungo una nota. A me queste coppie appaiono tristi da morire. Magari di facciata sono fabolous, sgargianti, testimoni della next best thing in termini di relazioni, ma se guardate bene, ci sta sempre uno dei due che subisce la scelta. Che forse vorrebbe l’uomo tutto per sè, e non tutto dentro gli altri.

Mi spiace, questa pratica è assolutamente BOCCIATA.

Teorie inverse d’amore

Prima di chiederti se arriverà mai quello giusto, fai un passo indietro. Chiediti: potrò essere io quello giusto per qualcuno? Non è una domanda, ma lo sprone a migliorarsi ogni giorno. E se la missione avrá esito negativo, poco male. Sarai cresciuto, in ogni caso. Tanto, come dicono: è il viaggio che conta, non la destinazione.

Meglio esser lasciati

Mille volte meglio essere lasciati. Non hai ripensamenti. Puoi dirti che e’ “peggio per lui”, che si accorgera’ dell’errore e tu potrai fare l’orgoglioso che non torna indietro. Mille sono i sotterfugi razionali del lasciato. Ma chi lascia non ha scampo, perche’ vive di un’illusione. Poter tornare indietro quando vuole. L’illusione vive nel credere di essere i protagonisti di una commedia, che in realta’ e’ scritta da altri, diretta da altri, e voluta da altri. Noi siamo solo marionette in balia di mille fili intrecciati. Niente più, niente meno. Te ne fai una ragione col tempo. Ma la sensazione di aver fatto una cazzata, di dover porre rimedio rimane in un angoletto del cervello, latente, in stand-by, come la spia rossa del videoregistratore. Un pulsante del telecomando, e tutto e’ come prima. Ti senti sporco marcio. Ma che mi avra’ fatto per fargli cosi male? Niente, tu sei il colpevole, ma imponi all’altro la tua condanna. Quella che dovresti pagare tu, e solo tu.

Ma alla fine, anche questo post e’ illegittimo. Una lagna assurda, di una persona assurda. Che dovrebbe tacere, e basta.

L’uomo ideale non esiste?

Gli uomini ideali non esistono. E se esistono, finiamo per innamorarci dell’esatto opposto. E’ una legge universale. Possiamo trovare l’individuo che rispetta tutte le caratteristiche della nostra “lista della spesa”, eppure non provare assolutamente niente. Questo perche’ gli uomini ideali ammosciano ed annoiano. Sono perfetti, prevedibili, inumani. Ed a fartelo venire duro non e’ certo il robotino della Simetec!

Prima di tutto, mi tocca definirlo questo uomo ideale, non che ci voglia molto. Voglio un tamarro civilizzato. Una sorta di sfinge urbana, con corpo da tamarro muscoloso e abbronzato (pref. basso), ma la testa da fine cultore di cinema polacco (oltre a produrre Papi e badanti, lo faranno il cinema i polacchi?). Un uomo con il quale parlare di ogni cosa, che abbia un opinione su ogni argomento. Ma soprattutto, che non si prenda sul serio.

Questo mix e’ difficile trovarlo. Parliamo di binomi in forte contrapposizione. Prima di tutto, ne’ un muscoloso, ne’ un tamarro, ne’ un intellettuale sono programmati per l’ironia. Perche’ sono tipologie cosi’ estreme che raramente comprendono le aree grigie della vita (dove quasi sempre si annida l’ironia).

Poi, perche’ un intellettuale raramente s’interessa al suo corpo – anche se a quello altrui si, dato l’ammontare di seghe che si sparera’ tra la lettura del Decameron ed una di Pasolini. Stessa cosa dicasi per uno muscoloso: se non puoi attaccarci pesi, a che serve allenare il cervello? Non si vede manco in spiaggia!

Infine, pure nel remoto caso dovesse esistere questa sfinge, di certo non sceglierebbe me. Siamo realisti. Sono mediamente intelligente (o quantomeno, scaltro abbastanza da dare questa impressione), ho un bel corpo, ma non sono possente.

Non ho una cultura immensa, ne’ il carisma per illuminare masse di credenti invasati. Sono un ragazzo medio, medio, medio. Un uomo del genere dovrebbe avere quantomeno un suo pari, e non un paria. Siamo seri!

In conclusione, signore e signori, ci troviamo di fronte una missione impossibile. Ma io non mi arrendo ancora mica. Sono certo che dietro l’angolo c’e’ il mio prossimo ex ragazzo, lo sento nell’aria. Anche se ora se ne parla a settembre, perche’ da maggio ad agosto il mio cuore va in ferie e funziono con un solo motore, il c***o.

Au revoir a tous!

Manovra estiva

Mentre Tremonti si appresta a far passare una manovra da 40 miliardi entro l’estate, anche io devo far cassa e pensare al bilancio di questo lungo anno di esercizio fiscale iniziato nel settembre scorso.

Dunque, lavoro, salute, amore e amici. Se posso riassumere tutto in un’unica espressione: TABULA RASA. Tutto e’ cambiato, ed e’ finalmente a mia misura. Come la Grecia, ho campato a lungo al di sopra delle mie possibilita’, rischiando la bancarotta. Cosi ho dato un taglio netto.

Lavoro. Ormai ho ingranato nel mio ruolo, che ormai ricopro da quattro anni. Non devo più fare tardissimo la sera, e posso dedicarmi ai miei passatempo preferiti. Salute. La mattina alle 7 riesco ad andare in palestra, mi sono comprato un personal trainer, e il fisichetto che sta uscendo non e’ niente male. Amici. Mi sono liberato dei miei vecchi amici romani, ed ora sono completamente SOLO. Era ora. Erano diventati una palla al piede: finalmente, vado alle mostre che piacciono a me. Alle rassegne di cinema polacco con sottotitoli in francese. O semplicemente, a guardare le stelle al parco, addormentandomi tra cavallette e zanzare. Che bello godersi il sacrosanto diritto a beccarsi il tetano.

Amore. Chi mi legge conosce le mille peripezie che ho affrontato in questi mesi. Roma non e’ esattamente un campo fertile per Cupido, che e’ ridotto ad elemosinare rapporti d’amore co.co.pro. Qui hanno dimenticato il romanticismo da quando hanno scoperto Grindr (per chi non lo sapesse, e’ un’app sul cellulare che ti permette di trovare i froci che ti stanno attorno in un dato momento). Io vorrei un compagno e dei figli, ma trovo solo gente interessata ai miei pettorali e ai centimetri del mio cazzo. Non esattamente una base per costruire una famiglia.

Bilancio finale. Positivo, ma in attesa di revisione a settembre. Le agenzie di rating parlano di un downrating da AAA a AA2. Vedremo come la prenderanno i mercati. Per quanto mi concerne, basta che non lo prenda più a culo. Mi scuserete il tecnicismo.

Buon inizio settimana.

Casting

L’ennesimo sabato di casting per il reality “SoS Marito”. L’ennesima catena umana di esaltati, depravati, umiliati, devastati e disoccupati. Roma non si smentisce mai: i rifiuti organici non li ricicla. E capitano tutti a me.

Primo casting. Lo vedo arrivare e mi sembrava un sogno. Moro, abbronzato, barba, occhi verdi, due spalle enormi, e un sorriso da paura. E’ fatta, ho trovato l’uomo della mia vita, mi son detto. Mai giudicare un libro dalla copertina. Soprattutto se il libro in questione e’ di cucina! Perche’ il bellimbusto mi ha tenuto una fottuta ora a parlare di pollo. Si, di pollo! Ora ammetto che io non sarei in grado di tante variazioni sul tema. Pero’ converrete con me sulla totale noia che mi ha pervaso dopo i primi cinque minuti. Ho provato a parlare di altro. Che ne so, cinema, politica. Ma come la mela cade dall’albero, esso (“lui” sarebbe una lusinga) tornava a parlare di pollo. Come dalla crisi della sinistra italiana sia arrivato al pollo mi risulta ancora un enigma. Alla fine dell’appuntamento, mi fa pure: “Ci rivediamo eh?”. Io ho pensato: ma che m’hai preso per un pollo?!

Veniamo al secondo casting. Lo vedo e volevo sprofondare nell’Ade. Un mix tra un cocker e un tronista mal partorito. Vestito da simpatica tovaglia da picnic. Dopo il primo quarto d’ora in cui ho cercato d’interessarmi alla sua vita (biografica, non anatomica!), ero gia’ steso. Tenevo alto l’umore immaginandomi in una piscina a Miami, con cubani muscolosi e slip bianchi. Mi riprende con questa frase: “Sai, io sono un imprenditore”. Ma non lavorava alle assicurazioni?! Si, ma sto mettendo su una ditta di export di tipici prodotti calabresi. Penso: oltre alla ndrangheta, producono altro? E cosi attacca la pippa della sanissima cucina calabrese, bla bla bla. Ma sticazzi no? Io vorrei sapere quale trauma infantile l’avra’ mai portato ad appassionarsi della Nduja. Dopo poco, devio verso la metro e mi dileguo. Mon dieux!

Terzo casting. Mai pervenuto. Gli ho telefonato prima di andare da lui. Non si era manco memorizzato il numero, e aveva pure la voce da donna. Chiuso il telefono, cancellato il numero, disinfettato l’orecchio che aveva ascoltato l’ignobile voce, e fatto quattro Ave Maria.

E ora sono qui a casa. A scrivervi dell’ennesima sciagura romana. Spero vi siate divertiti, io una cifra!

E’ l’uomo per me

Ho finalmente trovato l’uomo giusto per me. Dopo anni di disastrose ricerche, e di traversate nel deserto emozionale di Roma, ho trovato la mia anima gemella.

E’ alto 1,80m, bel fisico, sportivo, brillante, ironico, s’interessa di politica, di cultura, di cinema. Ama il suo lavoro, e’ sempre pieno di energia, sorride sempre. Non gli manca mai la battuta. Mi capisce al volo, parliamo la stessa lingua.

Non attraversa nessun fottuto periodo di transizione, non ha sulle spalle il fantasma dell’ex che ti entra pure nel letto. Non ha amici invadenti, ne’ genitori rompiballe. Non e’ sposato, non vuole relazioni nascoste dal mondo.

L’unico rammarico: non essermi accorto che era li’ da 28 anni. Ogni mattina lo vedevo allo specchio, e lo ignaravo. Lo davo per scontato. Ho commesso un grande errore.

Che non si ripetera’ mai più.

Da quando si sceglie chi amare?

Chiariamolo una volta per tutte: l’omosessualità NON e’ una scelta. Come non lo e’ essere biondi o eterosessuali, o il fatto che ci piaccia il gelato alla vaniglia o al cioccolato.

Spesso sento dire – soprattutto dai più progressisti – “I gay? Ognuno e’ libero di scegliere la vita che gli pare!”. Signori, vi do una notizia: non si e’ affatto liberi quando si tratta di sesso o di amore!

Sono orientamenti che si subiscono dalla nascita o da quando si e’ davvero in fasce. Ogni scuola di pensiero dice la propria al riguardo, ma non mi appassiona la discussione.

Pare di assistere alla ricerca delle cause di una malattia, che pero’ non esiste.

Credete davvero che un omosessuale, se potesse farlo, sceglierebbe di esserlo? Una vita fatta di dubbi adolescenziali, di mancanza di modelli di riferimento, di scherno sociale, e di violenza, a volte. Ma chi sarebbe tanto pazzo da scegliere volontariamente tutto questo?

In tanti lo chiamano “vizietto”, ma amare vostro marito e’ per caso un vizio? La vita, nella maggior parte delle sue manifestazioni, ci succede e ci precede. In barba a qualsiasi teoria dell’uomo artefice del proprio destino.

E’ ora di farvene una ragione. Tutti, proprio tutti.