Au contraire

A tutti capitano i giorni storti. Giorni in cui tutto sembra andare al contrario. Il problema è quando ogni giorno è così, e per il nostro paese sembra proprio una condanna a vita. Se penso agli eventi degli ultimissimi giorni, sono leggermente basito.

  1. L’Italia cresce dello 0,2%, più della Francia: invece di rallegrarsene, i politici attaccano il governo. Che poi è come se una donna s’incazzasse col marito impotente perché ha avuto la sua prima erezione dopo anni. Hai voglia a rialzarlo un’altra volta.
  2. La donna che ha riempito di acido il suo ex ha partorito e le viene subito levato il bimbo. Gl’italiani scandalizzati, “povero bimbo“. Certo, non sia mai le rimanesse qualche dose di acido da usare sul neonato. Che spreco!
  3. La Chiesa è per accogliere quei disgraziati degl’immigrati: i politici indignati “libera Chiesa in libero Stato!”. La Chiesa è contro l’amore omosessuale: i politici l’appoggiano “Ha ragione la Chiesa!”. Ricapitolando, la logica è: se si tratta di accogliere immigrati, la Chiesta è una merda, ma se si tratta di amore non eterosessuale, la Chiesa ha ragione.

Queste sono solo tre notizie, che ci fanno capire come tutto in questo paese funzioni al contrario. Tutto. La gente s’indigna per le cose sbagliate, si focalizza più sulla divisione che sull’unità, e si cerca lo scontro ideologico pure alla fila del fast food. Siamo tra i paesi con maggiori cellulari pro-capite. C’è chi pensa: siamo italiani, ci piace comunicare. Io ho un dubbio: i telefonini hanno così successo, perché ci chiudono in un’isola tutta nostra. Dove l’altro non rompe le balle, basta mettere in modalità aereo.

Ed è proprio così che ormai ci muoviamo come nazione, in costante modalità aereo.

Peccato che così non ci stiamo rendendo conto dello schianto.

Lagnatevi pure

Il genere umano è facilmente divisibile in due categorie. Chi fa, e chi si lagna. Chi fa non perde tempo in chiacchiere, cerca di cambiare quello gli sta attorno se non gli piace, e ci mette la passione, l’entusiasmo, la voglia di mettercela tutta. Sempre e comunque. Dall’altra parte del fiume, ci stanno i lagnosi. Ogni cosa è un peso, ogni nuovo compito un incubo da attraversare, ogni imprevisto una disgrazia senza fine.

Chi prevale nel mondo? Lo ignoro, ma in Italia posso affermare con un minimo margine di errore che siano i secondi a farla da padrone. La lagna come sport nazionale è tipico delle prostitute che si lamentano del proprio pappone. E cosa è l’Italia (e gli italiani) se non un branco di venduti al primo paese estero che lo conquista?

Mi dispiace dirlo, perché conosco gente che questo paese vuole cambiarlo davvero. Gente eccellente, gente che in America sarebbe milionaria e leader di multinazionali. Persone di enorme talento. E’ difficile combattere contro i mulini a vento. E soprattutto contro mulini che passano il tempo ad escogitare il modo per abbattere chi ce la vuole fare.

Mia madre lavorava nel pubblico. Si spaccava il culo dalle 8 di mattina alle 8 di sera. Amava il suo lavoro più di ogni cosa. Era appassionata, dedicata, precisa, professionale, accurata. Ma era l’unica nel suo ufficio. E da giovane il suo capo le disse: “non fare troppo, metti in cattiva luce gli altri”. Mia madre non gli diede ascolto, e diventò capo ufficio dopo pochi anni.

Non siamo un paese per vincenti. Siamo un paese di perdenti compiaciuti. 

Sarò stupido, folle, visionario. Ma io non mi arrendo a questa filosofia del ribasso e dei saldi morali. Non ci sto a pensare che tutto sia perduto. Non credo a chi vorrebbe un paese affossato nella merda, così da potersene cibare a più non posso. Io non lascio il mio paese ai coprofagi di professione.

Signor no.

Non trasferirti in Italia, please

Cosa rispondereste ad un’amica americana che voglia trasferirsi in Italia? Io non ci ho pensato due volte: non farlo! Ottimo cibo, tante rovine storiche, ma troppa rovina umana. Che te ne fai di una buona pizza sotto il Colosseo se poi muori disoccupato o, nella migliore delle ipotesi, tar-tassato?

Sono conscio di vivere in Italia solo per tre motivi: 1. Amore 2. Amici 3. Lavoro. Se venissero a mancare, goodbye baby. Qui non esiste futuro per nessuno, solo per i soliti noti. Mobilitá sociale zero; se parli di innovazione ti pestano come se avessi chiamata la madre puttana.

Siamo un protettorato di Berlino, anzi della Bundesbank. Siamo considerati i maiali (piigs) d’europa, abbiamo politici corrotti, evasori fiscali e comuni mafiosi. Saremo pure la culla della cultura, ma ci abbiamo ammazzato il bimbo dentro.

Mi spiace, amica mia, ma l’Italia che immagini l’ha vista solo Julia Roberts in Prega, ama, mangia (a proposito, gli uomini non sono mica tutti come Luca Argentero).

Resta pure in America, che noi la vostra recessione la sognamo ad occhi aperti.

Mai grigio fu più colorato

Sto leggendo e rileggendo l’ennesimo grande decreto del governo Monti. Non posso che essere commosso. Certificati (residenza, nascita, matrimonio), iscrizioni all’università e libretti: tutto online! Parliamo di una riduzione burocratica epocale, che si aggiunge ai due precedenti decreti. Con la Salva-italia si è detto stop ai privilegi di chi ancora godeva del calcolo pensionistico retributivo. Con la Cresci-italia, si sono liberalizzate tantissime aree della vita quotidiana (con risparmi previsti di 1000euro a famiglia).

Quale sarà il prossimo passo? Il nostro Presidente vuole varare una legge di principio: tutti i soldi recuperati dalla lotta all’evasione andranno ad abbattere il carico fiscale. Non è un principio nuovo, ma è la prima volta che lo si vuole cristallizzare in legge. Ed è la terza fase di un governo che imprime un’accellerazione sensibile sul pedale dell’Equità.

Mi si dirà che le proteste in tutta Italia dilagano. Che la gente è scontenta, bla bla. Tutte opinioni infondate. Il consenso per Monti è attorno al 60% (pensate che quello degli elettori della Lega è al 70%!). Nella settimana passata, un grande attestato di fiducia internazionale. Il financial times ha dichiarato che l’Europa si regge sulle spalle di Monti, che è l’unico presidente europeo degno di nota, che l’italia ormai è “on track”. Non è un caso che, nonostante i declassamenti delle agenzie di rating, lo spread sia sceso di 175 punti dall’ultimo Governo, quasi sotto quota 400.

Tornando alle proteste e scoperi di questi giorni, sono un puro fatto di folklore. Passeranno, si stancheranno, manco li ricorderemo fra 10 anni, quando la nostra economia viaggerà con crescite inimmaginabili ora. Di questi giorni una sola immagine permarrà: quella di un grigio professore venuto dal nord che ha ridato colore alla nostra bandiera.

Tutto il resto è noia.

No Manovra? Meglio la retromarcia?

Non sopporto la lagna continua e distruttiva che contraddistingue l’italiano medio. A chi non piace la manovra Monti, andasse pure in Grecia per capire davvero cosa significhi andare in default.

Dicono che sono colpiti i poveracci, ma sgombriamo il campo da ogni dubbio: e’ una cazzata. Io vivo del mio stipendio, non metto da parte niente, non ho eredita’, non ho case e non ho auto. Ho iniziato a lavorare gia’ con il conteggio contributivo della pensione. Non possiedo yacht, ne’ elicotteri. Direi di essere un poveraccio, no? Ecco, io non saro’ toccato minimamente dalla manovra Monti. Gli altri che lo saranno tanto poveracci non lo sono, e tacciano per decenza.

Dicono non sia equa. Perche’ non mettere l’ICI anche alla Chiesa. Bla, bla, bla. La Chiesa svolge un compito assistenziale indispensabile per i veri poveri del Paese. Se dovesse pagare le tasse, sarebbero tagliati quei servizi a beneficio di una fascia debole della popolazione. Perche’ non aumentare la sovrattassa agli scudati? Perche’ gia’ sara’ quasi impossibile reperirli quei soldi (si dovra’ violare un patto Stato-cittadini): metti la % che ti pare, ma i soldi comunque non ci saranno.

Voglio pero’ dire che esiste un aspetto odioso di questa riforma, la deindicizzazione delle pensioni superiori ai 936 euro per due anni. Va abolita nelle discussioni alle Camere. Si mettano al bando le frequenze tv che attualmente si vuole regalare a Mediaset e Sky, ed evitiamo questo salasso inutile ai pensionati. Si potrebbero fare almeno 15 miliardi, che darebbero un po’ di respiro a tutti.

Concludo.
Non e’ una manovra perfetta, ma non e’ l’unico provvedimento che dovra’ produrre il governo Monti. Mancano ancora i decreti sulla crescita (liberalizzare le professioni, privatizzare gli enti su cui lo stato ancora possiede golden share, etc etc), sulla lotta all’evasione fiscale e sulla riforma del mercato del lavoro (la proposta Ichino e’ gia’ nei cassetti delle commissioni parlamentari).

Ma in 17 giorni e’ stato fatto un lavoro eccellente. Posso dire finalmente che gl’italiani hanno un governo che non si meritano. E’ troppo più avanti di loro. Che il popolo si svegliasse e la smettesse con la stucchevole lagna da sindacalista degli anni 70.

Buonanotte Italia

Lo stress quotidiano, le marchette lavorative, le umiliazioni a cui questo Paese ti abitua anno dopo anno. Per me, e’ venuta l’ora di metter fine a tutto questo.

Torni dall’estero, con la speranza di fare del bene alla tua terra. Perche’ non e’ possibile che contribuisci alla ricchezza di altri, se prima non pensi a quella di dove sei nato. E via con le notti insonni, infestate dai sensi di colpa. Le domenica mattina passate a raccimolare notizie e quotidiani italiani, nella speranza di veder migliorare la situazione.

Niente, lasci tutto e torni. Amore, amici, lavoro – rinunci a tutto per un ideale. L’unica cosa che ti fa ancora commuovere e’ pensare ad una rinascita italiana, ad un paese di cui andare orgoglioso, e fanculo ai tedeschi con il loro Pil che cresce. L’Italia gli fara’ il culo, ed io devo tornare li. Ci torni, e sei pieno di entusiasmo. Ti iscrivi a forze politiche nuove, per poi scoprirne i lati tristemente vecchi e degradanti.

E allora, ti butti sul lavoro, e dai il massimo perche’ pensi che non puoi cambiare l’Italia, ma puoi fare una piccola rivoluzione nel tuo piccolo. Poi anche a lavoro, l’impeto svanisce. Noti piccoli atteggiamenti mafiosi, piccole scaramucce isteriche tra colleghi, piccoli soprusi quotidiani. Piccoli, ma ficcanti. Ti si conficcano nella carne, nella dignita’, ti sfiancano. E allora ti dici, sticazzi, tanto ho gli amici, l’amore. Ma gli amici vengono meno quando sei in difficolta’, per non parlare dell’amore che scappa quando il gioco si fa duro.

E allora dopo tre anni, ti svegli nel bel mezzo della notte e ti chiedi: ma che cazzo sto facendo in questo paese di merda? Non ti senti più un eroe a viverci, ma solo un complice. Nessuno vive bene in questo paese, e se qualche povero illuso si crogiola nella solita stronzata stereotipata della bellezza dei nostri centri storici, del cibo e del mare, mi dispiace per lui o lei. Tu ti ami troppo per essere come loro, e decidi di lasciarli soli, di lasciare tutto. Di nuovo. Un’altra vita.

Meno sicura, meno stabile. Ma che sia una vita degna di tal nome, per cristo.

Ps nel mio cammino italiano, ho trovato poche persone che sia valsa la pena conoscere. A quelle persone va il mio amore, rispetto e gratitudine. Se ho resistito tanto, e’ solo merito loro.

Apnea

Siamo un Paese in Apnea.

Perche’ il 17% dell’economia e’ sommersa, perche’ la Mafia e la burocrazia strozzano ogni attivita’ commerciale, perche’ tiriamo la cinghia da sempre (ed ogni anno ci tocca aggiungere buchi alla cintura). Perche’ le minoranze etniche e religiose sono strozzate dalla xenofobia, perche’ le diversita’ sessuali sono schiacciate e non riconosciute, perche’ le donne sono soffocate ogni giorno da violenze domestiche. Perche’ andiamo a votare col naso tappato e perche’ la stampa la si vuole imbavagliare. Da ogni fronte, un tratto comune: la mancanza di aria. E quella rimasta e’ intossicata dalle antenne di Radio Vaticana.

E pensare che anni fa tornai in Italia proprio perche’ si respirava un’altra aria. M’illudevo.

Ormai questo Paese mi toglie il fiato, letteralmente. Fino a quando basteranno le sporadiche boccate d’ossigeno che mi concedo nei week end dai miei amici a Londra o Madrid? Vedremo.

L’Italia dei miei 40 anni

Avviso ai trafficanti: questo post è ESTRAMAMENTE noioso. Come tutti i giullari quando sono seri, lo sono in maniera decisamente insopportabile. Un pò come quel gattino cresciuto da solo che non sa regolare la forza della propria morsa, perchè non ha mai avuto altri termini di paragone. Per cui, chi non volesse suicidarsi, eviti pure di leggere quanto segue. La coscienza ora ce l’ho in pace, fate vobis.

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A costo di sembrare una Pollianna demente (o di un Grillo in erba..marijuana), vorrei parlare di una questione che mi ronza per la testa da tempo. Fra 13 anni avro’ 40 anni; mi chiedo sempre di più come vorrei che fosse l’Italia di quel tempo. Ammetto che questa riflessione viene a chiusura delle ferie, e la piccola crisi del ritorno alla routine si fa sentire, sublimandosi in forme di introspezione di bilancio interiore. A questo, va aggiunta una forma precoce di crisi dei 30 anni, che “ti e’ venuta 3 anni prima, a me 3 anni dopo”, come mi ha saggiamente avvertito un mio grande amico. E’ sintomatico quanto mi e’ appena accaduto: ho dimenticato la valigia in treno, una volta arrivato a Roma. Voglia di lasciarmi alle spalle il passato? Probabile.

Dunque, veniamo al punto.  Come vorrei che fosse l’Italia, o meglio, come vorrei che fossero gl’italiani fra 13 anni? Prima di dirvelo/dirmelo, voglio dipingere l’italiano di oggi – tappa necessaria per l’italiano che sara’.

Da 20 anni, si assiste alla graduale ed inesorabile napoletanizzazione della societa’ italica. Senza offesa agli amici partenopei (un tempo ero uno di voi), ma e’ fenomeno cosi’ palese che sarebbe da orbi non vederlo. In cosa consiste? La premessa principale e’ che i napoletani sono un popolo bambino, mai cresciuto realmente. Perdurano in loro le caratteristiche dell’infanzia, nel bene e nel male. Vediamoli nel dettaglio.

1) La spontaneita’
Il napoletano dice e fa quello che pensa. L’azione non e’ frutto di una decisione consapevole, ma e’ solo una risposta incondizionata agl’istinti emergenti nel contingente. E’ divertente o triste per puro caso, e non perche’ ha plasmato il proprio stato d’animo. E’ totalmente incapace di farlo.

2) La deresponsabilizzazione
Il napoletano non ha mai colpe, e’ sempre colpa dell’altro, e’ sempre responsabilita’ dell’altro. Questo sia in senso propositivo (“i politici devono cambiare le cose, non noi”) che in senso passivo (“questo problema non mi riguarda”). Sono i grandi a dover agire, non loro.

3) L’ingenuita’
Non avendo strumenti introspettivi, e subendo le proprie emozioni, hanno un approccio ingenuo, inerme anche al mondo esteriore. Sono propensi a seguire la pancia nel giudicare gli altri e le situazioni. La simpatia, la paura e  l’omologazione diventano unici criteri a giudizio della realta’ umana. Il diverso e’ ingenuamente considerato Il Nemico.

4) L’anarchia
Lasciato a se stesso, il napoletano vive e gode dell’anarchia imperante. Sente strette le maglie dell’autorita’, perche’ non le ha mai indossate, e nessuno gli ha mai mostrato i vantaggi nel farlo. Ma, nuovamente, e’ uno status quo subito più che scelto.

5) Egoismo
Il napoletano non e’ NEL mondo e ma e’ CONTRO di esso. Non avendolo mai interiorizzato, esiste solo lui. Ed e’ lui l’unica autorita’ a cui sente di dover rispondere.

6) Mancanza di memoria storica e di progettualita’.
Il napoletano non ha una visione del futuro, ma solo una stasi nel presente. Non ci pensa, perche’ non ha un passato a cui aggrapparsi, ne’ delle armi potenti per affrontare il futuro.

Conclusione: l’italiano/napoletano necessita fortemente di un genitore che lo tranquilizzi, che gli racconti storie rassicuranti, che gli sorrida e lo faccia sentire coccolato. Ma non deve essere un genitore normativo, deve essere un genitore che gli somigli, con i suoi vizi e virtu’. Se trova un genitore diverso, scappa e non lo segue, ne ha paura.

Credo che in questo ritratto rientri la storia italiana degli ultimi 20 anni. Ci spiega l’ascesa politica di un genitore bambino qual e’ Berlusconi, e la sconfitta eclatante di un genitore adulto qual era Veltroni. Vorrei sottolineare che in entrambi i casi, l’italiano li guardava con occhi da bimbo e non da adulto critico. Sono entrambi figure genitoriali, accettabili perche’ preservano il loro stato di bambini. Non chiedono loro di crescere, ma solo di seguirli messianicamente.

Veniamo ora al fulcro del discorso. L’italiano che verra’, o meglio, quello che vorrei fosse tra 13 anni.

L’Italiano deve avere un mantra nella testa: L’ITALIA CRESCE CON ME!

Per farlo, deve attuate diversi passaggi.

A) La riconquista della Storia
L’Italiano deve prendere coscienza dello stato d’infantilizzazione in cui si ritrova; un malato non si cura senza volerlo, ma solo con la sua stessa collaborazione attiva. E questo lo si fa, mostrandogli la Storia, la sua memoria. Il nostro Paese e’ tra i più antichi al mondo, ed ha un’arma formidabile contro gli attacchi del hic et nunc. E’ dovere dello Stato e dei genitori elevare la Storia a materia prima nell’insegnamento, perche’ un paese interamente affetto dall’amnesia e’ un paese affetto di Alzheimer. La Storia come metodo critico di analisi degli eventi e non celebrazione funeraria di glorie putrefatte, sia ben chiaro.

B) Comitati civici inter-raziali
L’Italiano deve sapersi destreggiare con le proprie leggi, sguazzare nel mare magnum della globalizzazione e gioire delle diversita’ di razza, religione, identita’ e orientamento sessuale. Per farlo, Stato e cittadini devono iniziare a discutere animatamente a livello locale e nazionale della realta’, dei problemi dell’ognigiorno. Si dovrebbe incentivare la creazione di comitati civici attivi sul territorio, che compiano azioni di lobbying sulle autorita’. Tali comitati non devono solo parlare di problemi pratici, ma anche sensibilizzare sui grandi temi della civilta’. Penso a comitati gioiosi, divertenti, in cui ci si vada per parlare, ascoltare ed imparare. Non per fare gli snob, o gli “attivisti fanatici della fermata dell’autobus che non c’e'”.

3) Abbattimento della Mafia (illegale e legale)
La Mafia e’ uno stato mentale, più che un’organizzazione. La Mafia e’ nelle persone che non la combattono e non nelle persone che ne fanno parte. Mettiamo che viviate nei pressi di un’industria di cui stabilimenti fuoriesca un odore cosi’ nauseabondo da rendere la impossibile la vita nei dintorni. Di chi e’ la colpa se lo status quo perdura? Dei padroni dell’industria o dei cittadini che non si ribellano? Il primo sta facendo il proprio interesse, i secondi no: chi sta agendo in maniera intelligente? Esistono però due tipi di Mafia: quella legale (la classe politica attuale) e quella illegale (la Mafia, propriamente detta). Quest’ultima va abbattuta con proteste dei cittadini, ma anche (ed e’ questo cruciale) con una forte presenza dello Stato a proteggere la ribellione. E’ un cane che si morde la coda: più cittadini protestano, più sara’ l’esigenza di proteggerli nei primi stadi della trasformazione. La Mafia distrugge meta’ del Paese e corrode l’altra. E’ una palla al piede dalla quale bisogna slegarsi SUBITO.  Per fare tutto ciò, però, c’è contestuale bisogno di liberarci della mafia legale, l’attuale classe politica. Loro non hanno interesse alcuno a liberarci, anzi, godono dello status quo. La gente deve portare avanti una legge popolare che VIETI la candidatura alla stessa carica per più di due volte.

4) Snellimento dei processi legislativi e burocratici
Una legge ed un’impresa devono poter essere esecutive in massimo una settimana dal momento dell’inizio delle pratiche. Questo è un imperativo MORALE, più che economica. Una società che non riesce a rinnovarsi è una società che muore di cancro. Così come la pelle si rinnova ogni giorno, così il tessuto economico deve poter rigenerarsi, cambiare, dinamicizzarsi sempre e comunque. La lentezza burocratica uccide la democrazia: senza libero mercato, esiste solo l’oligarchia, la collusione dello Stato con le mafie e la morte della società in quanto tale.

5) Libertà d’informazione

La nostra Repubblica è fondata sull’inganno, cioè sulla promessa del Lavoro per tutti. La nostra Costituzione è frutto di un processo storico importante, una sintesi tra comunisti e cattolici tra le più alte mai raggiunte nell’Occidente (e di fatto, mai eguagliata). Ma la Costituzione va cambiata al suo articolo 1, in tal senso: “L’Italia è una Repubblica democrata, fondata sulla LIBERA CIRCOLAZIONE DI IDEE E DI INFORMAZIONI”. Questo è il diktat assoluto affinchè si parli DAVVERO di una Repubblica democratica. L’era che viviamo adesso è una dittatura dolce, come la definiscono gl’inglesi. E non mi riferisco a Berlusconi, ma a tutto il sistema politico dal dopoguerra ad oggi, dove la lottizzazione dell’informazione è sempre stato pane quotidiano. Con Berlusconi questo sistema si è radicalizzato e reso più palese: ma non mettiamoci il prosciutto sugli occhi, perchè è la realtà di sempre. Una legge popolare sul conflitto d’interessi e sulla pluralità d’informazione sono altre proposte che vanno portata avanti senza mezzi termini. Ora e qui.

6) Energie alternative

Entro il 2020, il 20% delle fonti di energia europee devono essere alternative. E’ TROPPO POCO. L’Italia deve puntare al 50%, e deve finanziare tutta la ricerca possibile per la creazione dell’automobile ad idrogeno. C’è bisogno di una politica delle infrastrutture di trasporto pubblico MASSICCIA. Metropolitane, trambus, bus devono essere IL mezzo privilegiato degl’italiani, l’auto va dismessa ed utilizzata solo per lunghi percorsi, e non per la vita di ogni giorno. Quando lo Stato avrà coperto TUTTA la popolazione attraverso efficienti mezzi pubblici l’automobile dovrà essere soggetta a tassazioni MOLTO ELEVATE, in modo tale da disincentivarne l’utilizzo e l’acquisto.

7) Laicita’ dello Stato

Un legislatore laico è quello che garantisce la libertà di tutti, configurandone il limite individuale. E’ lecito qualsiasi cosa non rechi danno ad altri. QUALSIASI COSA. Il legislatore laico non ha un approccio Inquisitorio alla società, non deve essere frutto della costante caccia alle streghe; il legislatore laico va alla ricerca delle libertà non ancora riconosciute e avvia i processi, perchè questo avvenga nel minor tempo possibile. Il legislatore laico è aperto al diverso, all’innovazione, all’abbattimento dello status quo qualora esso si dimostri non più aderente alle necessità della Nazione. Il legislatore laico derime le questioni etiche con SENSO PRATICO, e non con furore fanatico. Vanno IMMEDIATAMENTE aboliti i patti lateranensi, e l’8 per mille. Vanno eliminati gli sgravi fiscali a qualsiasi religione e culto e altresì, vanno aumentati i fondi per la RICERCA SCIENTIFICA e l’EDUCAZIONE (gli unici grandi volani della crescita e del progresso).

Ecco, cari trafficanti (quei pochi sfigati che sono riusciti a leggere tutto questo post), questa è l’Italia che vorrei fra 13 anni. Un’Italia moderna, che ricordi il proprio passato. Un’Italia in cui non sia bello vivere, MA MOLTO DI PIU’. Un’Italia che non teme la competizione mondiale, perchè CREA LA TENDENZA. Un’Italia che si guarderà indietro con il sorriso malinconico di un adulto che pensa com’era e a com’è diventato e si dice: NON TORNEREI MAI PIU’ INDIETRO;

VOGLIO UN ITALIANO FELICE DI ALZARSI LA MATTINA, DESIDEROSO DI DISCUTERE AL BAR CON L’AMICO EGIZIANO, FELICE DI ANDARE AD UN LAVORO DOVE IL MERITO LA FA DA PADRONE, CON UNA CLASSE DIRIGENTE CHE LO RAPPRESENTI NELLE SUE QUALITA’ MIGLIORI. infine, e semplicemente:

UN ITALIANO FOTTUTAMENTE ORGOGLIOSO DEL PROPRIO PAESE.

E’ così difficile? Voglio credere di no. E voi?

Siamo tutti un POP PORNO

Diciamocela francamente: SIAMO TUTTI UN POP PORNO. L’Italia è un paese POP PORNO, abbiamo una televisione che è un misto tra POP CORN e POP PORNO, dei politici tanto POP che giocano a fare i PORNO (“Dormo solo 3 ore e ho l’energia per fare l’amore”), e PORNO dive che sono molto POP. Stiamo a sentire ad istituzioni religiose che vietano il PORNO per tenere il POPolo per le palle. Abbiamo usanze POP, e ostentiamo fantomatiche capacità PORNO a letto. Molti si alzano la notte alle tre per vedere PORTA A PORTA, che è decisamente POP SCUORNO (=vergognoso, in napoletano). Parliamo di neo-divi POP dalle pose PORNO sposati con POP miliardarie americane, e adoriamo le POPpe rifatte di Victoria Silverstedt. Per cui, non meravigliamoci che questa canzoncina sia diventata un tormentone. Ci descrive tutti.

YouBeer

In Italia non si vedrà mai…ma manco si fa!!!

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