Tu mi fai girar come fossi una bambola

Bambole e carne

Bambole e carne

Non abito con mia madre da ormai 9 lunghi anni. Ed il tempo per godermela in tutte le sue pazzie è sempre meno. Oggi ho avuto la prova evidente di quanto la mia vita surreale non sia frutto del caso, ma semplicemente del mio DNA. Siamo andati a fare la spesa insieme all’Ipermercato. Che a Napoli dovrebbero chiamare Per Mercato, perchè somiglia al classico mercatino rionale, e mica ai veri centri commerciali del mondo civilizzato.

Appena entrati, troviamo delle BAMBOLE in offerta. Apparentemente innocenti, quelle fottute bambole sono diventate il primo momento di umiliazione pubblica della giornata. Mia mamma, urlando come se fosse nel cesso di casa sua, mi fa:  “TU CHE CI CAPISCI DI BAMBOLE, ME NE CONSIGLI UNA PER LA NIPOTINA?”. Io mi giro in cerca di questo esperto di bambole; mia madre fa sempre amicizia con gl’inservienti, ERO CERTO si riferisse ad uno di loro. Dopo alcuni istanti di imbarazzo, mi ribadisce: “CAZZO TI GUARDI ATTORNO, DICO A TE!”. Non volevo rovinarle il sogno di una vita, ma mi sono visto obbligato a chiarirle che non sono affatto un esperto di BAMBOLE. E lei: “Eh vabbuò, tu vendi le cose per i bambini…è uguale”. Per mia madre vendere l’olio Johnson’s baby e le bamboline BITCH è evidentemente la stessa cosa. Probabilmente, nelle sue connessioni neuronali, io sono esperto anche di cibo per gatti, perchè sono piccoli come i bambini. Mi vedo costretto a darle un consiglio da esperto, altrimenti tutto il pomeriggio mi avrebbe rinfacciato di non averla aiutato neanche nelle POCHE cose di cui ci capisco qualcosa. Prendiamo una di queste bambole simil-troiette ingioiellate come la madonna di pompei e proseguiamo la spesa.

Banco della frutta e verdura. Ovviamente, c’è il fruttivendolo: il concetto di self-service è ancora sconosciuto nel napoletano. E mica hanno torto. Mia madre ci prova spudoratamente a fottere il povero commesso dicendogli che l’89 era il pulsante delle pesche, mentre era il prezzo. Inutile dire che 89 era il pulsante delle noci che costano la metà. L’inserviente puntualizza l’errore e mia madre risponde: “Mamma mia, quanto siete preciso; ma voi a vostra madre le fate pagare uguali che a me?”. Non chiedetemi cosa c’entri con il fatto che stesse cercando di derubare il gruppo Auchan, ma lei la butta sempre sul Carrabachesorpresesco quando è in difficoltà. Fortunatamente non passa allo step successivo (“Uh marò, ma voi non rispettate una povera vecchia” – con relativi strilletti di dolore), e si arrende a pagare il dovuto. Quando ci allontaniamo, mi dice: “Chist addà murì iss e tutte e pesc” (questo deve morire lui e tutte le sue pesche). Mia madre non serba rancore, ma solo perchè ne avrebbe troppo per tutti.

Banco della carne. Decide che la carne esposta è VECCHIA DI DUE MESI, nonostante l’etichetta dicesse che fosse fresca di giornata. Se fosse capace di fare l’esame del carbonio 14, sarebbe capace di effettuarne uno in diretta solo per scovare la truffa ai suoi danni. Perchè per mia madre, tutti cercano di fotterla – quando in realtà, è lei che cerca di fottere tutti. Si avvicina con fare da detective al gabiotto del macellaio – tutto intento a tagliare e sminuzzare carne con una mannaia. Una persona normale non minaccerebbe MAI una persona con un tale utensile in mano, ma mia madre SE NE FOTTE e gli dice: “Giovinotto (aveva almeno 60 anni, ndr), ma voi volete fare fessa a me? Questa carne è STANTIA, ne voglio una nuova”. Il “Giovinotto” la guarda e richiude il gabiotto farfugliando una sorta di protesta all’ennesima casalinga disperata. ERRORE, GRAVE ERRORE. Mia madre, incazzata per non essere stata considerata, inizia a urlare: “E CERTO, PERCHE’ QUI PENSANO DI FARCI FESSI A TUTTI CON QUESTA CARNE ANDATA A MALE” – si avvicina ad una signora: “SIGNORA, questa è VECCHIA, è VECCHIA”. Tempo 30 secondi, arriva il responsabile di reparto, e mia madre ottiene due bistecche fiorentine appena tagliate. Per la disperazione, le avrebbero pure ucciso una vacca indiana sacra davanti agli occhi. Proseguiamo, nonostante le mie proteste di lasciarla da sola. Subisco senza dignità.

Ultima tappa: LE CASSE. Mia madre non sopporta le persone grasse (neanche io!) e a Napoli, dove l’estetica è molto adiposa, questo può creare molti problemi. Soprattutto ad una sociopatica come la mia genitrice. Il caso vuole che ci mettiamo in fila dietro una famiglia composta da babbo suino, mamma vacca e due piccoli porcellini. Tutti rigorosamente vestiti aderenti con magliette super abbaglianti. Mia madre inizia ad imprecare sotto voce: “Ma che schifo questi, ma mi spieghi perchè io vengo tanto bella a fare la spesa e mi devo vedere ‘ste bestie davanti? Ma se ne stessero a casa”. Padre suino si gira, ma MAI pensa che la pazza dietro di lui si possa mai rivolgere alla sua pig-family. Mia madre rincara la dose: “Che poi, dico io, ma come fottono? Si strusciano le panze? Ma come hanno fatto i bambini? In padella?”. La mamma vacca si gira imbufalita: “Signò, quacco problemo?” (Signora, qualche problema?). Mia madre: “No, no, MA LEI SI” indicandole la pancia. La vacca ovviamente non capisce e pensa si riferisca alla maglietta che indossa. “Questa è LUIGI VITTON, pecchè vuie c’avete GUCCI?”. Mia madre stava per proferir parola, quando la stoppo ed intervengo: “SIGNORA, deve scusare mia madre. L’ha sicuramente scambiata per una sua amica”. Mia madre cerca di protestare, ma la BLOCCO vigorosamente.

Finalmente usciamo (sani e salvi) dall’ipermercato. Ed io continuo a non credere alle diverse scenette a cui ho appena assistito. Poi ci ripenso ed obiettivamente non posso che giungere ad una conclusione. Io sono la versione 2.0 di mia madre – niente più, niente meno. Questo blog, in fin dei conti, è una sceneggiata napoletana elettronica.

Nell’incredulità, devo ringraziare mia madre per il pane (ed il blog) quotidiano.