Roma, Relitti O Morti Agostani

Vivere a Roma in questo agosto 2011 e’ un incubo a cielo aperto. Persino la faccia incupita e incerata di Berlusconi ti fa sollevare l’umore al confronto. Da un paio di anni, non ho mezzi privati di trasporto, per scelta e per necessita’. Con l’auto, in questa citta’, oltre a spendere un patrimonio in assicurazione e benzina, ti becchi un auneurisma cerebrale.

Non riesci a capacitarti di una serie di aspetti, il più importante tra i quali e’ il senso dilatato del tempo. Manco fossimo immortali. Al giorno, s’impiegano mediamente: 30 minuti per il parcheggio all’andata a lavoro, e al ritorno a casa (60 minuti), circa 60 minuti per arrivare da un punto all’altro della citta’ (senza traffico, lo stesso tragitto e’ di 15 minuti), e almeno 10 minuti di imprecazioni varie al mondo intero.

Somma: 180 minuti al giorno buttati nel cesso. Ai quali aggiungere ovviamente le 8 ore (minime) spese a lavoro. Morale: da dedicare a te stesso, ti rimane giusto il tempo di una rapida cacatina la mattina. Pure fatta male, che la fretta e’ cattiva consigliera in questi frangenti. Non e’ mica una vita, che dite? Cosi, mi sono liberato delle quattro ruote, e ho iniziato a muovermi con i mezzi pubblici.

All’improvviso, si apri’ un nuovo scenario. Ben 3 ore al giorno da dedicare alla lettura, allo studio, all’osservazione dell’umanita’. I tempi morti diventavano vivi, ed il mondo era tutto rose, fiori e metropolitana. Tutto bene, finche’ quest’ultima non ha deciso di tirarmi un brutto, bruttissimo scherzo. Scioperi vari, Roma Tiburtina incendiata, chiusura alle 9 di sera per un anno e mezzo, più chiusura totale per tutto il mese di agosto. Inferno totale.

Gli autobus sostitutivi sono l’equivalente di una tortura medievale ai testicoli. Sudi come una scrofa, imprechi manco fossi allo stadio, odi la gente a tal punto che comprendi perche’ si diventi kamikaze. Ci mettono il doppio del tempo della metro, hanno tutti gli svantaggi dell’auto, e tutti quelli del mezzo pubblico. Come Malgioglio, che prende il peggio di un uomo e quello di una donna.

E allora pensi. Pensi. Pensi. E t’incazzi. Vedi i vecchietti patire le pene d’inferno, i bimbi lamentarsi, gl’immigrati trasportare enormi pacchi di merce sulle spalle, perche’ a terra non c’e’ posto, tutti i poveracci come te, costretti a lavorare in Agosto, schiacciati come sardine. I deboli che pagano i vizi dei ricchi. Cornuti e mazziati, come sempre.

Intanto, i mercati finanziari ci impongono nuovi tagli. E ci si chiede dove altro tocchi tagliare, che manco più le fettine di culo abbiamo, a furia di dare, dare, dare, dare senza mai ricevere un cazzo indietro. In nessun senso. E pensi, pensi, pensi. E t’incazzi ancora di più. Perche’ non riazzeriamo tutto? Perche’ non ricominciamo daccapo?

Perche’ se questo lo definiamo benessere, almeno ci diano fiale di cianuro gratis. E lo chiamino pure Trattamento Relax. Eterno.

Non e’ una metro per vecchi

Avete mai provato a prendere la metropolitana di Roma con l’influenza? Ovviamente no, perche’ siete persone sane e non vi sognereste mai di farlo. Io non sono sano (Dio me ne scampi!) e l’ho fatto oggi.

Un’esperienza davvero molto singolare.

Andavo a rilento, trascinando i piedi in maniera goffa, starnutivo ogni 2 respiri e mi girava la testa. Sembravo sotto l’effetto di una canna e non escludo che qualcuno mi abbia scambiato per un barbone.

Entrando in metro con quest’andatura da anziano più volte sono stato strattonato dalla massa imbufalita e frettolosa, alcuni “e levati coglione” sono volati, e persino alcuni vecchi particolarmente zelanti mi hanno maledetto poco carinamente.

Più che un viaggio in metro, una via crucis dell’ego: una batosta peggiore di quella subita da Sarkozy alle regionali di ieri. Ma mi e’ servita molto, ho imparato che;

1. Mai e poi mai prendere la metro con l’influenza;
2. Se vivi a Roma, non permetterti mai di invecchiare;
3. Se ti inveiscono contro, non sei tu il problema, ma le loro nevrosi acute;
4. A seguito del punto 3, mandali tutti sonoramente a fare in culo.

Non sara’ una metro per vecchi, ma manco per coglioni. E che ca**o.

I piccoli Obama della metro

Ho sentito cori entusiastici circa il piano economico di Obama; il concetto che i media hanno fatto passare pessicuamente è: TOGLIE AI RICCHI PER DARE AI POVERI. Meraviglioso: ma Obama potrebbe fare di più e dovrebbe trarre ispirazione dagli zingari che si aggirano per la metro di Roma con tanto di bambini in dotazione di serie. Oggi ne osservavo una, con il suo bimbo di 4 mesi in grembo, piangeva disperata, la faccia più ammaccata di Platinette ed io che sentivo “Material Girl” nelle cuffiette.

La situazione sarebbe stata surreale se non fossi stato ricondotto alla realtà dalla strategia di comunicazione di questa intraprendente donna di razza CD-rom. Oltre al piagnistero, lei aveva in mente un target preciso di pubblico e dirigeva lo sguardo solo ed esclusivamente a queste persone. Ne ho avuto prova solo quando ha finito il patetico spettacolino e si è alzata per raccogliere i soldi – che ovviamente a chiesto solo a loro. Sto parlando dei GRASSI.

La mente di questa donna sarà povera di concetti economici, ma ha colpito nel segno: sono i grassi che vanno tassati e non solamente i ricchi (e se sono ricchi e grassi, aliquota al 70%, cazzo!). Come già dicevo tempo fa, i grassi inquinano come i SUV e devono pagare una tassa di circolazione per portare a spasso il loro culone. Oppure andrebbero messi in gabbiette fotovoltaiche che sfruttano l’energia del loro copioso sudore per produrre energia alternativa. Del grasso, si sa, non si butta via niente; la zingara già lo sa da tempo, perchè non si mette in moto anche Obama? Con la quantità di obesi presenti negli USA potrebbe uscire dalla crisi in pochissimo tempo.

In Italia i sovrappeso non sono abbastanza da poterli sfruttare economicamente. E’ un peccato che non si possa quantificare l’ego per poterlo tassare: con quello sì che il nostro Governo potrebbe farci soldi – ma dovrebbe anche autotassarsi pesantemente.

Generazione Free Press(ure)

In metro si scoprono tante umanità, riconosci i tuoi simili e apprezzi le persone diverse da te (esclusi i rumeni che trasudano etilene sin dalle 5 del mattino). Una “novità” che ormai caratterizza il panorama suburbano delle grandi città italiane (e non) è la sfilza di persone che leggono la “free press”. Sono certo che – insieme alla TV – sia quella la maggiore fonte d’informazione per la urban people. Accetto lo stile sensazionalistico utilizzato per attirare l’attenzione del lettore. Se facessimo una percentuale del loro lessico, la classifica sarebbe:

1. 65% – le parole BOOM, DISASTRO, ALLARME, EMERGENZA, DISASTRO, ALLUVIONE;

2. 20% – nomi di personaggi famosi

3. 10% Verbi e proposizioni

4. 5% Fatti

E mi rendo conto di quanto le generazioni attuali (minchia, manco fossi il vecchio saggio sulla montagna) ha esattamente questo stile di linguaggio – tutto grossi paroloni, tanta banalità, pochi verbi (alla merda le vecchie coniugazioni, tutto al presente e che cazzo!), tante abbreviazioni, ma pochi, pochissimi fatti. Come se anche nel linguaggio ci fosse una voglia di liberarsi da ogni responsabilità.

La cosa più spaventosa è sentirli parlare la mattina: sembra di stare a Radio Iran Unificata. Oggi una ragazza faceva: “mi dispiace che la figlia si debba operare, però lei ha fatto tanto male a mia madre. Esiste una giustizia divina”. Porco giuda, alla faccia della misericordia cattolica. Fatemi capire: la gente va in chiesa per lo stesso motivo per cui vede “Mi Manda Raitre”? Ma soprattutto, i ragazzi non erano briosi, simpatici e divertenti? Perchè li sento sempre parlare come Sacra Romana Chiesa comanda? Semplice: non hanno le palle (ecco la mancanza di responsabilità) per crearsi valori propri e li prendono in prestito dalla banca mondiale del Valore in salsa confessionale.

La free press spopola perchè parla come la gente e di ciò che interessa alla gente. Sostanzialmente, è come se ogni mattina ci piazzassero davanti un Berlusconi+Ruini versione cartacea. E noi tutti che ce la beviamo, quando ci sarebbe solo da arrotolarlo per farci una bella canna.

Buona lettura!

Emergenza Igiene

Berlusconi vara leggi ad personam, la sinistra (?) spaccata, l’Italia è in crisi economica, i palinsesti televisivi in declino estivo, preti pedofili in USA, uragani vari in oriente, massacri in libano, l’emergenza caldo e Maroni vuole uccidere tutti i rom. “Ground-breaking!” – direbbe una mia amica londinese, come a dire ironicamente “Che novità!”. La vita politica italiana sembra appassionata di Vico e Nietsche, perchè i corsi e i ricorsi storici , con un pizzico di eterno di ritorno sono gli unici leitmotive giornalistici della nostro gran bel Stivale. Stivale che durante l’estate andrebbe abbandonato per un bel paio di infradito, perchè è evidente che la puzza di pelle di camoscio non si sposa tanto con il sudore estivo dei piedi. E di puzza di piedi se ne sente davvero tanta, soprattutto se si prende la metro B a Roma.

L’altro giorno, in uno di questi incontri aziendali per farti accrescere la auto-consapevolezza, ci è stato chiesto di AUTOAFFERMARCI, ovvero, alzarci e dire un’idea al resto della classe. Idea di qualsivoglia natura. Io ho esordito dicendo: “I rumeni puzzano“. Perchè è il tema che maggiormente mi affligge in queste giornate di caldo metropolitano. Da prima mattina, puzzano di sudore ed alcol. Le opzioni sono due: o bevono così tanto la sera che trasudano etilene la mattina successiva o fanno colazione con caffe corretto alla vodka. Si, sono ok tutte le storie che anche noi siamo stati immigrati, che anche noi eravamo indicati come “gli altri”, però almeno noi ci siamo messi a lavorare e abbiamo costruito mezza New York, Chicago, Los Angeles. A meno che non si pensi che Caltagirone – noto immobiliarista romano – sia di origine rumena, non vedo grandi progressi in tal senso. Eppure, vi dirò una cosa: non vorrei comunque che ‘sti poveri rumeni fossero cacciati, espulsi o via dicendo.

Io spererei che il governo varasse una legge anti-sudore nei mezzi pubblici. A chi puzza, 60e di multa più pubblica umilizione di farsi lavare in pubbico attraverso idratanti. Nel caso di rumeni particolarmente ben messi, far addirittura pagare lo spettacolo a donne morbose e gay interessati alla sua visione. Unire l’utile al dilettevole. Maroni, questo è un consiglio: fai qualcosa in merito, invece di fare il solito contadino nazista che se ne esce con la schedatura dei bimbi rom. Perchè in realtà, l’emergenza sicurezza è meno importante dell’emergenza igiene personale.