Noi single viviamo tra il sogno di una famiglia felice e milletrecento applicazioni di dating per distarci dal cercarla. E’ una costante guerra a chi ha la foto profilo più cool – il che spesso significa la più taroccata. E quando manco il miracolo dei filtri può aiutarti, eccoti apparire corpi mozzati, capezzoli, gomiti e capelli. Non entri in un app, ma nel frigo di un obitorio.
E siccome le milletrecento di cui sopra non bastavano, pare ne sia uscita una nuova di queste infernali tr-app-ole. Si chiama Couplelizer, e promette di “incentivare all’incontro”. Addirittura con un countdown dopo il quale, se non hai accettato l’invito, vieni eliminato. Non viene uno stress pazzesco, no. Devi stare attaccato all’app costantemente con la paura con l’uomo o la donna della tua vita “scada”. E se lo scopri in ritardo, altro che schedina vincente non giocata.
Siamo sinceri. Queste app hanno tutto il senso del mondo se sei omosessuale. E’ difficile fermare una persona per strada e dichiarare il tuo amore se hai solo una probabilità su dieci che ami gli stessi organi sessuali che ami tu. Ma se sei eterosessuale, per quale motivo dovresti utilizzarle? La mia teoria è semplice: cazzeggio. Sono un soft porno interattivo. Un termometro di like per insicuri. Un simpatico giochino per annoiati.
La vita reale è ormai più lontana della tastiera dello smartphone. Niente esiste se non si pubblica sui social. Ci sta, vi parla uno che posta anche se va con difficoltà al bagno. Eppure, ci sono cose per cui vale la pena chiudere i nostri cellulari per connetterci con chi ci sta attorno. E’ più divertente, efficiente e funziona da millenni.
Provare per credere.
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